Oggi tratteremo uno degli aspetti che caratterizzano la realtà architettonica delle campagne e dei centri abitati un po’ fuori città: il cosiddetto non finito sardo. Chi di noi non ha mai visto nei paesaggi isolani palazzine e/o villette costruite del tutto o per metà con i mattoni a vista, alluminio, coperture in eternit e altre brutture?

Siamo sicuri che non esiste sardo che non si sia mai trovato di fronte una costruzione simile e che non abbia storto il naso al suo cospetto. Ecco: questo è quello che viene definito il non finito sardo, un fenomeno architettonico, ma anche antropologico, che caratterizza il nostro paesaggio con decine di incompiute, private e pubbliche.

C’è chi dietro vuole vederci uno sfondo romantico: leggenda narra che i blocchi a vista e le abitazioni concluse a metà non siano frutto di mancanza di cura e attenzione all’estetica ma un lascito dei genitori ai figli affinchè quella casa prima o poi venga finita come vorranno loro, una volta messo su famiglia. Insomma una tela bianca da colorare e dipingere a proprio piacimento.

Ne siamo proprio sicuri? Resta il fatto che il non finito sardo è una vera piaga architettonica ed estetica, divenuta addirittura oggetto di testi di laurea e protagonista di un gruppo Facebook di cui vi indichiamo il link, se avete voglia di farvi qualche risata (sigh).

Dopo decenni di presenza sul porto, la storica sede della Compagnia Portuale di Arbatax è stata completamente demolita. L’intervento, affidato alla ditta CAVAM per un importo di 120 mila euro, si è concluso in appena due giorni, ponendo fine all’esistenza di una struttura ormai fatiscente e non più funzionale.

La demolizione rappresenta il primo passo concreto di un più ampio progetto di riqualificazione paesaggistica dell’area portuale di Tortolì, voluto con forza dall’amministrazione comunale e sostenuto dall’Autorità di Sistema Portuale. Le operazioni di bonifica proseguiranno nei prossimi giorni e permetteranno di liberare e valorizzare il piazzale, restituendo una vista più ampia e ordinata su uno dei punti nevralgici della città.

L’intervento non ha solo valore pratico, ma anche simbolico: rappresenta l’avvio di una nuova fase per l’area portuale di Arbatax, che guarda al futuro puntando su decoro urbano, accessibilità e valorizzazione del paesaggio.