Monica Vitti si innamorò subito della Sardegna. Si era trattenuta a lungo sull’isola di Budelli per girare le scene di “Deserto Rosso” diretto dal suo compagno, il grande regista Michelangelo Antonioni. I due avevano una storia d’amore che tenevano riservatissima, e proteggevano in maniera quasi maniacale. Così decisero di costruire una casa in cui trascorrere le vacanze, ma lontano dalla vita mondana. Scelsero quindi la parte occidentale della Gallura, la Costa Paradiso.

Per la realizzazione del loro nido d’amore si rivolsero all’architetto Dante Bini. Antonioni voleva una casa che ricordasse una conchiglia così Bini costruì una Binishell. Una tecnica di costruzione originale ideata dallo stesso Bini, da cui appunto prende il nome, che consiste in un’unica gettata di cemento armato, gonfiata dall’interno e sollevata dalla pressione dell’aria. Una volta che il cemento si è solidificato, si praticano le aperture di porte e finestre.

foto Dago Spia

La casa, isolata, si affacciava su un panorama mozzafiato e aveva fatto da cornice a meravigliose estati trascorse in Sardegna dalla coppia. Nella camera da letto era stata realizzata una finestra davanti alla quale era posizionato il letto: stando sdraiati si vedeva solo il mare e il sole dall’alba al tramonto. Ma a un certo punto la storia tra il regista e l’attrice finì. Monica Vitti continuò per qualche tempo a frequentare “La Cupola”da sola, poi anche lei smise di andarci. Successivamente fu messa in vendita e passò di mano in mano a diversi proprietari, fino a quelli attuali, ma nessuno si è mai fatto carico di una ristrutturazione così ora la casa versa in stato di abbandono.

Recentemente alcune associazioni si sono mobilitate per salvare la costruzione che essendo proprietà privata non può essere sottoposta a tutela a meno che non lo decidano i proprietari.

A Tortolì abbiamo assistito, sere fa, a un momento speciale, in pieno centro storico.

Franco e Simona Mascia, padre e figlia uniti dalla stessa passione per la musica e l’arte, si sono esibiti insieme davanti a un pubblico raccolto e incantato.

Seduti per terra, circondati da passanti incuriositi e ammirati, hanno regalato momenti di pura intensità: Simona con la sua voce capace di emozionare e trasportare chi ascolta, Franco con l’armonica a bocca che aggiungeva un tocco unico ai brani. Il risultato? Brani carichi di interpretazione, dove ogni nota raccontava una storia e ogni sguardo tra padre e figlia era un guizzo di complicità artistica.

Guardare padre e figlia lavorare insieme, sentirli dialogare con le note e con il pubblico, è stato un piacere raro e contagioso.