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L'allarme Paolo Masile: «Il neonato sardo: specie in estinzione» | Cagliari - Vistanet
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L’allarme del neonatologo Paolo Masile: «Il neonato sardo: specie in estinzione»

L’allarme del neonatologo Paolo Masile: «Il neonato sardo: specie in estinzione»

L’allarme del neonatologo Paolo Masile: «Il neonato sardo: specie in estinzione»

Alla luce dei dati ISTAT (provvisori) sulla natalità in Italia nel 2019, il pediatra e neonatologo Paolo Masile, pubblica un post molto forte, sulla denatalità in Sardegna

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6 Luglio 2020 09:58 La Redazione

«Il 3 luglio, l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) ha presentato il rapporto annuale 2020 con la situazione del Paese. Con i comprensibili ritardi cui l’epidemia di Covid 19 ci ha abituato, – scrive il neonatologo – il 13 luglio saranno resi noti i dati ufficiali dei nuovi nati nel 2019. Come avviene da dieci anni a questa parte, scorreranno fiumi d’inchiostro, dal più banale e inflazionato “Culle vuote” al terroristico “Disastro neonatale”. Saranno intervistati politici di ogni schieramento che a loro volta si stracceranno le vesti e scomodati illustri professori di psicologia e sociologia che, ben lieti di tanta attenzione, pontificheranno la loro ricetta infallibile per risolvere l’ “annoso problema della DENATALITA’’’. Dopo pochi giorni di attenzione mediatica, il problema, alla luce anche delle notizie che incalzano e che di questi tempi certo non mancano, sarà presto accantonato e dimenticato».

«In realtà non serve attendere la pubblicazione ufficiale dei dati – prosegue Masile nel suo post – perché chi usa frequentare le chiarissime tabelle dell’Istituto, ha già a disposizione i numeri del bilancio demografico dei primi 11 mesi dello scorso anno. E’ vero che sono “dati provvisori” come correttamente l’Istat tiene a precisare, ma in realtà le cifre definitive si discosteranno ben poco da queste. Inoltre esistono anche modelli statistici che possono aiutare nelle previsioni. Ebbene, in data odierna i “dati provvisori” delle nascite in Sardegna riportano per i primi 11 mesi dello scorso anno un totale di 8434 neonati: 4314 maschi e 4120 femmine. Se, con tutte le cautele legate a un parametro biologico come la gravidanza, applichiamo un calcolo statistico, otteniamo un valore atteso per l’intero 2019 di 9.200 neonati, con una “forchetta” (possibile oscillazione tra valore minimo e valore massimo) approssimativa tra 9.100 e 9.300 neonati. Se trasferiamo questi dati numerici sul grafico delle nascite in Sardegna, si conferma la continua e impressionante discesa negativa della popolazione sarda dei neonati, che nei soli ultimi dieci anni è calata di ben un terzo dei nati con una tendenza alla diminuzione che non conosce arresti».

Il medico mette poi l’accento su un aspetto che chiama provocatoriamente “La scomparsa delle madri”

«Ancora più impressionante dei numeri riguardanti le nuove nascite – scrive il medico sul suo profilo Facebook- è un fenomeno meno amplificato dai mezzi d’informazione ma nei fatti ancora più importante e inquietante, soprattutto se si vogliono impostare delle previsioni su lunghi periodi. La denatalità in campo nazionale inizia con il termine del “baby-boom” che, convenzionalmente agli inizi degli anni ’70, ha ceduto il passo a quella che è stata chiamata “generazione X”. Da allora si è assistito a un continuo calo delle nascite, che nei primi venti anni di questo millennio ha portato a una fortissima diminuzione del segmento della popolazione formato dalle donne fisiologicamente in età riproduttiva.Statisticamente questa porzione s’identifica nelle persone di sesso femminile da 15 a 49 anni.
Come si vede nel grafico 2, al fenomeno non è sfuggita la nostra isola con una curva discendente di diminuzione della popolazione femminile in età fertile che rispecchia quella delle nascite».

Dunque questi dati preoccupano, e il pediatra e neonatologo Masile spiega che non si tratta solo di un problema di spopolamento, ma se non si corre ai ripari con misure incisive le conseguenze saranno pesanti anche dal punto di vista economico.

«In aggiunta ai due punti precedenti, la stima numerica Istat degli ultimi dieci anni riguardante il tasso di fecondità totale (TFT) nelle donne sarde, dimostra una tendenza discendente che ha raggiunto il minimo nell’anno 2018 con 1,02 nati per ogni donna in età fertile. Questo dato, il più basso in campo nazionale, potrebbe scendere sotto l’unità per il 2019. La valutazione delle tre evidenze, diminuzione dei neonati, calo delle potenziali madri e riduzione del tasso di fecondità, ci permette di comprendere come il fenomeno “DENATALITA’ IN SARDEGNA” sia non solo gravissimo dal punto di vista statistico, ma soprattutto, in assenza di provvedimenti veramente incisivi e idonei, sia destinato ad aggravarsi e non possa essere correggibile se non in tempi lunghissimi.
Si tenga presente che la natalità dell’isola la pone all’ultimo posto nella classifica fra le regioni d’Italia, Paese che a sua volta, sotto questo punto di vista, è tra i fanalini di coda della graduatoria mondiale.
Si potrebbe obiettare che si tratta fondamentalmente di fenomeni di costume inevitabili nella società moderna, che riguardano le singole famiglie e interesseranno le future generazioni, ma, oltre allo spopolamento del territorio, in realtà il calo delle nascite ha in campo finanziario e anche a breve termine, un gravissimo effetto negativo sullo sviluppo economico di tutta la collettività».

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Ancora al palo la legge regionale sulla fibromialgia. Manca: “2mila sardi vittime dell’inerzia della Regione”



La capogruppo del M5S Desirè Manca presenta una mozione urgente firmata da tutti i gruppi di opposizione ( progressisti, LeU, PD) per "garantire prestazioni in esenzione e apertura di centri dedicati". 

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6 Luglio 2020 09:12 La Redazione

La capogruppo del M5S Desirè Manca presenta una mozione urgente firmata da tutti i gruppi di opposizione ( progressisti, LeU, PD) per “garantire prestazioni in esenzione e apertura di centri dedicati”.

 

«Ancora oggi, a distanza di un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge regionale n° 5 del 2019 ‘Disposizioni per il riconoscimento, la diagnosi e la cura della fibromialgia’, il tavolo tecnico-scientifico regionale dedicato a questa patologia dalle cause sconosciute non è stato ancora istituito. Senza un motivo, nemmeno apparente, ma di fatto a causa della mancanza di un indispensabile decreto assessoriale, la legge non è mai potuta entrare in vigore del tutto. Questa importantissima legge è così rimasta inspiegabilmente al palo, nonostante la Regione Sardegna abbia fatto da apripista, in quanto seconda Regione d’Italia dopo il Friuli Venezia Giulia, a voler disciplinare con legge la tutela dei circa 2mila pazienti fibromialgici sardi».

«Ebbene, oggi possiamo affermare che anche questa occasione, anche questo importante traguardo è andato perso a causa dell’incomprensibile inerzia della Giunta regionale e in particolare dell’assessore alla Sanità Mario Nieddu. I pazienti sardi purtroppo sono ancora in attesa di poter ricevere cure adeguate e l’eventuale esenzione dalle spese sanitarie, come denunciato dai rappresentanti del Comitato per il censimento dei fibromialgici ascoltati in Commissione Sanità».

Questo l’affondo della capogruppo del M5S Desirè Manca, prima firmataria di una mozione urgente sottoscritta dai consiglieri pentastellati Roberto Li Gioi, Michele Ciusa, Alessandro Solinas e da tutti i gruppi di opposizione in Consiglio regionale (Progressisti, Leu, PD). Un atto che impegna il Presidente Solinas e l’assessore regionale alla Sanità Nieddu a dare piena attuazione alla legge regionale numero 5 del 2019 per garantire il diritto alla salute ai cittadini sardi affetti da questa malattia reumatologica.

«Nonostante siano passati ventotto anni da quando l’OMS ha riconosciuto la fibromialgia come malattia invalidante, ad oggi il Servizio sanitario nazionale non la riconosce tra le malattie croniche per le quali è prevista l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria. Tuttavia, in Italia ci sono Regioni virtuose in cui l’esenzione parziale o totale è ormai prevista. Di contro, la Regione Sardegna, mentre l’assessore alla Sanità tergiversa, sta perdendo anche questa occasione».

«Quindi – conclude Desirè Manca – chiedo all’assessore Nieddu di attivarsi con urgenza per istituire il Tavolo tecnico-scientifico regionale sulla fibromialgia. Un organo che oltre a predisporre apposite linee guida per il percorso diagnostico-terapeutico, elaborare programmi per la formazione dei medici e proporre campagne di sensibilizzazione, avrà il compito di individuare due centri di riferimento regionali e predisporre un disegno di legge dedicato ai farmaci e alle prestazioni erogabili in esenzione parziale o totale. Non c’è altro tempo da perdere».

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