Deiana (ANCI) sulla Fase 2: “Ai sindaci non interessano le guerre di posizione fra Regioni e Governo”
Emiliano Deiana, presidente dell'ANCI Sardegna e sindaco di Bortigiadas, affida ad un post sui social le sue considerazioni rispetto all'ordinanza regionale relativa alla Fase Due, che chiama direttamente in causa i sindaci dell'Isola senza averli prima consultati.
Emiliano Deiana, presidente dell’ANCI Sardegna e sindaco di Bortigiadas dal 2005, affida ad un post sui social le sue considerazioni rispetto all’ordinanza regionale relativa alla Fase Due, che chiama direttamente in causa i sindaci dell’Isola senza averli prima consultati.
Lo riportiamo integralmente, all’indomani delle parole espresse dal presidente della Regione Sardegna Solinas:
«Questa esperienza dell’epidemia da Covid19 mi sta insegnando la teoria di San Bernardo: “Vedere tutto, sopportare molto, correggere una cosa alla volta”. Una bella “palestra” di vita oltre che politico-amministrativa – scrive Deiana – Poiché non siamo stati consultati preliminarmente – ognuno può giudicare da sé se si tratta di una pratica normale oppure no – siamo costretti a dire le cose a posteriori ovvero a far notare, secondo precisi riferimenti normativi e non sulle opinioni personali, delle cose che le autorità competenti (Regione Sardegna e Ministero dell’Interno) hanno il dovere di chiarire sia ai sindaci che agli operatori economici.
Da sindaco e da Presidente di Anci Sardegna sono favorevole al fatto che riaprano parrucchieri, estetisti, tatuatori, commercianti al dettaglio; sono favorevole anche all’apertura di bar, ristoranti e attività legate al turismo purché vengano stabiliti protocolli operativi che rendano quelle attività sicure, cosa di cui, attualmente, nonostante le chiacchiere e le richieste continue di Anci non se ne vede manco l’ombra: tanto a livello nazionale quanto a livello regionale.
Ho fatto notare – essendo un mio preciso dovere e citando norme precise – che andrebbe chiarito dove inizia e dove si ferma, avendo anche a che fare norme nazionali (leggasi DPCM) radicalmente diverse e contrastanti rispetto all’Ordinanza Regionale, il potere ordinatorio dei sindaci (art. 3 comma 2 del Decreto Legge 19/2020).
In modo che sia chiaro ai più: nel momento in cui viene invocato l’aiuto dei sindaci, ancora oggi abbiamo difficoltà a conoscere l’identità dei soggetti positivi al Covid19 e residenti nei nostri comuni, abbiamo intentato battaglie senza quartiere con le diverse articolazioni di ATS per costringerli a fare i tamponi ai “contatti stretti”. Esperienze su cui, i sindaci sardi, potrebbero scrivere un’Enciclopedia.
Eppure dall’11 maggio dovremmo monitorare il parametro Rt non avendo – ad oggi – nemmeno i dati relativi ai casi di contagio da virus SARS-CoV-2 nei singoli comuni (quelli presentati alla stampa sono pieni zeppi di errori e non aggiornati cronologicamente) ovvero il numero di nostri concittadini sottoposti a tampone né tantomeno se esiste un “piano” intellegibile di screening sulla popolazione.
Io e i miei colleghi non abbiamo il minimo problema ad assumerci le nostre responsabilità nel rispetto delle leggi vigenti e nella chiarezza dei rapporti. Ci assumiamo ogni giorno responsabilità inimmaginabili per tutti gli altri livelli istituzionali: eletti o nominati che siano. Personalmente non mi spaventa né inquieta qualche sparuto dileggio o qualche sparuto insulto.
Ricordo, col massimo della serenità possibile, che per litigare bisogna sempre essere in due ed essendo io indisponibile al litigio non resta altro che rispondere con argomenti alle questioni poste. Attendiamo chiarimenti in merito, prima dell’11 maggio, dalla Regione Sardegna e dal Ministero dell’Interno. Tutto qui: buona domenica!
PS. Anche per non passare da idioti: ai sindaci e ai cittadini non interessano le guerre di posizione fra Regioni e Governo. A noi interessa esclusivamente il benessere delle nostre comunità: il diritto alla salute e il diritto al lavoro».
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