Accadde oggi. Il 10 dicembre 1927 Grazia Deledda riceve il Premio Nobel per la Letteratura
Correva l’anno 1927 quando Grazia Deledda, la celebre scrittrice sarda originaria di Nuoro, ricevette il più ambito riconoscimento letterario. Sebbene il premio le sia stato consegnato nel 1927, quello conferitole era relativo al 1926, perché proprio nel 1926 l’Accademia Svedese
Correva l’anno 1927 quando Grazia Deledda, la celebre scrittrice sarda originaria di Nuoro, ricevette il più ambito riconoscimento letterario.
Sebbene il premio le sia stato consegnato nel 1927, quello conferitole era relativo al 1926, perché proprio nel 1926 l’Accademia Svedese decise di non attribuire alcun Nobel per la Letteratura.
Grazia Deledda fu la seconda donna, dall’istituzione del premio nel 1901, a ricevere il Nobel per la Letteratura. E fu anche la seconda autrice italiana ad essere insignita di questo riconoscimento, vent’anni dopo il poeta Giosuè Carducci, Premio Nobel nel 1906. La Deledda era stata già candidata al premio in diverse occasioni, nel 1913, nel 1916, nel 1918 e anche negli anni successivi, da un gruppo di letterati e studiosi, membri dell’Accademia dei Lincei e della Crusca, appoggiati dal Barone Carl Bildt, Ministro di Svezia al Quirinale e membro dell’Accademia Svedese. Ma tutte queste proposte finirono con un nulla di fatto sino al 1927, anno nel quale la scrittrice si contende il premio con altri 23 candidati. Fra questi figuravano diversi illustri stranieri come Sigrid Undsef, romanziera svedese, Kostas Palamas, poeta greco, i due romanzieri Edouard Estaunié, francese, e Edith Wharton, americana; anche alcuni italiani facevano parte della rosa dei candidati: la poetessa e romanziera Ada Negri, il poeta dialettale Cesare Pascarella, sostenuto da Benedetto Croce, e lo storico Guglielmo Ferrero.
Ma il 10 novembre 1927 è Grazia Deledda a ricevere l’annuncio ufficiale e il giorno seguente la notizia era già sui giornali nazionali ed internazionali. Lei che, dopo il matrimonio nel 1900 si era trasferita a Roma con il marito Palmiro Madesani – alto funzionario del Ministero della Guerra – dal quale aveva avuto due figli Franz e Sardus, accolse la notizia con l’umiltà e la semplicità che la contraddistinguevano. In un’intervista al Messaggero rivelò: “Da qualche giorno non ho più requie. Sono letteralmente assediata da giornalisti italiani e stranieri, da lettere […] e a complicare le cose si sono messi anche i fotografi, non so come difendermi. […] Sì, mi fa molto piacere, oltre che per me, per l’Italia e la Sardegna. […] Continuerò a lavorare come prima. Nulla sarà mutato”. Il 15 novembre anche Benito Mussolini volle incontrarla per congratularsi personalmente con lei e in quella occasione le offrì in dono una fotografia con sua dedica.
Un mese dopo, Grazia si ritrovò a Stoccolma per ritirare il premio. Dopo un lungo viaggio per terra e per mare, arrivò nella città svedese dove la attendevano il ministro d’Italia, Don Ascanio Colonna, e sua moglie, che ospitarono lei e il marito Palmiro per tutta la durata della loro permanenza. La cerimonia di consegna del premio si svolse qualche giorno dopo il loro arrivo in città, il 10 dicembre.
Durante la cerimonia è Henrik Schück, membro dell’Accademia svedese di letteratura, a pronunciare il discorso di presentazione della scrittrice e di motivazione del premio. Fu un lungo elogio alla sensibilità di Grazia Deledda per i fatti umani e per la natura, nel quale Schück sottolineò uno dei più grandi meriti della scrittrice che con la sua opera “aveva fatto una grande scoperta: quella della Sardegna”. Aveva saputo “sentire e vivere il suo tempo”, prosegue Schück, e sul suo stile dice: “Nell’arte di dipingere la natura sono ben pochi i letterati europei che possono starle a pari”. E, in linea con le volontà di Alfred Nobel, il premio le verrà quindi conferito “per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano” (traduzione di Amina Lezuo Pandolfi).
Dopo la cerimonia seguì il banchetto, momenti che la Deledda riporta brevemente ai figli in una lettera: “Ieri è stata la grande cerimonia, poi il grande banchetto, nel quale io sedevo fra due principi di sangue reale, in mezzo alla corte fantastica di questo regno composta di donne e uomini bellissimi, colti, amabili, arguti”.
Quella del Nobel e della premiazione fu un’esperienza surreale per la Deledda, lontana dalla vita che era solita condurre a Roma e ancora più lontana da quella vissuta in Sardegna. Di fronte alla grandiosità di quei momenti, la scrittrice rivolse sempre il suo pensiero alla famiglia e alla sua quotidianità, quelle due entità che hanno da sempre nutrito il suo racconto dei sardi e della loro terra.
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