In Ogliastra, terra di longevità, non è solo il corpo a resistere al tempo, ma anche l’amore. A Osini, piccolo borgo incastonato tra i tacchi calcarei e i profumi della macchia mediterranea, l’amore sembra seguire le stesse leggi di equilibrio e pazienza che regolano la lunga vita dei suoi abitanti. Non è un caso che, accanto ai tanti centenari, ci siano anche coppie che festeggiano nozze d’oro, di diamante e persino di ferro.

Tre storie, in particolare, raccontano come l’affetto, la complicità e il rispetto reciproco possano davvero durare tutta una vita.

La prima è quella di Salvatore Cardia e Mariuccia Piras, sposati nel 1957. Sessantotto anni di matrimonio, condivisi tra lavoro, sacrifici e un grande amore per la famiglia. “Il nostro orgoglio più grande sono i nostri figli e il nostro segreto matrimoniale è che non ci siamo mai addormentati senza prima fare pace”, raccontano con un sorriso. Un segreto semplice, ma forse è proprio questo il vero elisir di lunga vita.

Un anno dopo, nel 1958, si univano in matrimonio Angelo Piras e Giuseppina Pilia. Una coppia solida, esempio per figli e nipoti, che ha attraversato insieme i cambiamenti di un mondo intero, restando sempre ancorata ai valori di un tempo: la dedizione, la fede e il sostegno reciproco. “Abbiamo fatto tanta strada insieme — dice Angelo — e non cambieremmo un solo giorno”.

Coniugi Cannas, Osini

Infine, nel 1959, l’amore di Livio Cannas e Ninetta Locci coronava un altro grande legame. La loro storia è fatta di gesti quotidiani, di rispetto e ironia, elementi che hanno tenuto accesa la fiamma per oltre sessant’anni. “Ci siamo voluti bene e ci vogliamo ancora bene, anche se discutiamo per chi deve guardare la televisione”, scherza Livio.

Coniugi Piras, Osini

Tre coppie, tre vite intrecciate alla storia di Osini, dove la longevità non si misura solo in anni vissuti, ma anche in amore condiviso. In questo angolo d’Ogliastra, l’amore — proprio come la vita — sembra davvero non avere età.

La Valle di Lanaitho si è tinta di rosso per tre giorni, diventando il fulcro di una delle esercitazioni speleologiche più articolate mai condotte in Sardegna. Dal 5 al 7 dicembre, 165 tecnici del Soccorso Alpino e Speleologico (Cnsas) provenienti da undici regioni italiane – insieme a medici e infermieri specializzati nel soccorso in ambienti ostili – hanno trasformato la grotta Su Bentu in un laboratorio operativo di alta complessità.

L’esercitazione prevedeva il recupero di un escursionista ferito, rappresentato da un figurante, bloccato a oltre tremila metri dall’ingresso della cavità con presunti traumi al bacino e alla schiena. La squadra di primo intervento del Cnsas lo ha raggiunto nella Sala Giovanni Nonnis, avviando immediatamente la valutazione clinica e le manovre medicalizzate.

Foto di Salvatore Corrias

Nel frattempo all’esterno si allestiva il campo base, con il Centro di Coordinamento Mobile operativo giorno e notte. Una seconda squadra ha steso lungo tutto il percorso sotterraneo un doppino telefonico per mantenere il contatto continuo tra superficie e profondità, mentre altre unità installavano complessi sistemi di movimentazione su corda per superare strettoie, laghetti e pozzi verticali della grotta.

Uno dei punti centrali dell’esercitazione è stata la sperimentazione del sistema Ermes, la tecnologia del Cnsas che permette la trasmissione multimediale di dati dall’interno delle cavità. Grazie a questo sistema, le autorità presenti sabato hanno potuto seguire la diretta dei parametri vitali del ferito, il confronto tra i sanitari in grotta e la Centrale Operativa del 118 di Sassari, e persino la trasmissione in tempo reale di un’ecografia eseguita sottoterra.

L’intera operazione simulata si è conclusa dopo 44 ore, all’alba di oggi, con l’uscita della barella contenente l’infortunato. Una prova che ha confermato – come sottolineano dal Cnsas – l’elevato livello di preparazione e coordinamento raggiunto dalle squadre impegnate in scenari estremi.

Soddisfazione e apprezzamento sono arrivati anche dal parlamentare Salvatore Corrias, che ha seguito da vicino i lavori. “Gli operatori del Soccorso Alpino e Speleologico hanno trasformato la Valle di Lanaitho in un esempio straordinario di professionalità e dedizione”, ha dichiarato. “Questa esercitazione dimostra quanto sia avanzato il loro livello tecnico e quanto sia fondamentale garantire loro strumenti adeguati”.

Corrias ha poi ribadito la necessità di un intervento normativo regionale: “È evidente che il Soccorso Alpino e Speleologico della Sardegna debba essere valorizzato e potenziato. La nuova legge regionale, frutto dell’unificazione delle proposte 149 e 72, deve dare stabilità al sistema di soccorso organizzato. Parliamo di un servizio essenziale”, ha concluso, “sempre più necessario in un’isola in cui la fruizione dei territori cresce ogni anno. Dobbiamo mettere questi professionisti nelle migliori condizioni per salvare vite, in montagna come nel sottosuolo”.