Il caso del post di Cala Goloritzé creato con l’AI: errori che vanno oltre l’immagine

L’immagine, accompagnata da una descrizione carica di inesattezze, è apparsa su una pagina social molto seguita.
“Ci sono cose che non sappiamo. Altre, invece, le sappiamo bene. Nessuna Intelligenza Artificiale è capace di creare un paradiso autentico”. Con queste parole, l’amministrazione comunale di Baunei ha commentato una fotografia palesemente errata di Cala Goloritzé, generata dall’AI e diffusa sui social.
L’immagine, accompagnata da una descrizione carica di inesattezze, è apparsa su una pagina social molto seguita, “Quel che non sapevi”, che conta solo su Facebook oltre 900mila follower e che si avvale esclusivamente di contenuti generati dall’Intelligenza Artificiale. Il post ha suscitato indignazione, non solo per gli evidenti errori, ma anche per il rischio insito in questa pratica sempre più diffusa: la manipolazione della realtà.
Il caso ha riacceso il dibattito sull’uso dell’AI nella creazione di contenuti digitali e sulle sue possibili implicazioni. Se da un lato l’Intelligenza Artificiale rappresenta uno strumento potente e innovativo, dall’altro può diventare un pericoloso veicolo di disinformazione quando utilizzata senza criterio. Cala Goloritzé, uno dei gioielli naturali della Sardegna, è stata stravolta in un’immagine che nulla ha a che vedere con la sua straordinaria bellezza reale. Un danno d’immagine non solo per la località, ma anche per la corretta diffusione delle informazioni sul web.
L’episodio invita a una riflessione più ampia: nella frenesia del digitale, è fondamentale verificare le fonti e preservare l’autenticità della narrazione visiva, affinché la tecnologia resti al servizio della verità e non della sua distorsione.

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