Marrubiu, ladri smontano la telecamera e rubano tutto. Ma vengono traditi da un altro dispositivo di videosorveglianza.

A Marrubiu due ladri hanno tentato di farla franca, ma la tecnologia li ha traditi. I malviventi, già noti alle forze dell’ordine, avevano preso di mira un’azienda agricola situata in una zona di campagna e, con estrema attenzione, avevano provato a eludere il sistema di sicurezza. La loro strategia sembrava studiata nei minimi dettagli: ma non è bastato.

Per evitare di essere riconosciuti, i ladri avevano individuato una telecamera di sorveglianza e l’avevano smontata, convinti di aver cancellato ogni traccia del loro passaggio. Ma qualcosa è andato storto. Quella che credevano l’unica telecamera presente non era affatto l’unica: un altro dispositivo di videosorveglianza, rimasto attivo e ben nascosto, ha immortalato ogni istante del furto, fornendo ai carabinieri immagini chiare e inequivocabili.

L’episodio risale alla metà di dicembre, quando i due uomini si sono introdotti nel terreno agricolo con l’intento di svaligiare il deposito attrezzi. Una volta all’interno, hanno fatto razzia di diversi materiali, portando via un utensile elettrico, alcune telecamere e due taniche piene di gasolio. Certi di aver agito indisturbati, hanno lasciato la scena senza sospettare minimamente che le loro mosse fossero state registrate.

L’azienda agricola, accortasi del furto, ha subito denunciato l’accaduto ai carabinieri di Marrubiu, che hanno avviato le indagini e analizzato i filmati recuperati. Le immagini hanno permesso di identificare con precisione i responsabili, portando alla loro denuncia. Un tentativo di furto ben orchestrato, ma che si è rivelato un clamoroso fallimento per i ladri, traditi proprio da quella tecnologia che pensavano di aver messo fuori gioco.

I ladri, convinti di aver aggirato il sistema di sicurezza, avevano smontato la telecamera principale e il modem prima di fuggire, certi di aver cancellato ogni traccia. Quello che ignoravano, però, era la presenza di una seconda telecamera esterna, perfettamente operativa e collegata in diretta all’app del proprietario. Quest’ultimo ha seguito ogni mossa dei malviventi in tempo reale, fornendo ai carabinieri immagini decisive per identificarli subito. La perquisizione ha portato al ritrovamento degli attrezzi rubati, che sono stati riconsegnati al legittimo proprietario.

Urzulei, in Ogliastra, è il cuore pulsante di una tradizione artigianale che affonda le radici nella storia, quella dell’intreccio, conosciuta qui come “Su Fatorgiu”. Questa pratica, che si tramanda di generazione in generazione, connette Urzulei con i paesi vicini di Ollolai e Olzai, tutti nel cuore della Barbagia.

L’intreccio prende vita dall’asfodelo, una pianta tipica di questa zona, che con le sue fibre dà origine a cesti e canestri ricchi di storia e simbolismo, raccontando l’identità profonda della comunità.

Un tempo, l’arte dell’intreccio era un mestiere riservato alle donne di Urzulei. Queste, oltre alle normali faccende quotidiane, si dedicavano a quest’attività artigianale, che non solo rappresentava un momento creativo, ma anche una risorsa economica. Molte volte, partivano per lunghe peregrinazioni, vendendo i loro prodotti e combinando così necessità e ingegno.

Il processo di lavorazione dell’asfodelo è lungo e delicato: la pianta, che viene raccolta tra marzo e maggio, viene lasciata essiccare al sole per giorni, quindi tagliata e trattata per renderla flessibile. L’intreccio inizia dal cuore della pianta, “su meuddu”, e si rifinisce con la corteccia, creando manufatti che sono sia belli che resistenti.

Oggi, Su Fatorgiu è molto più di un semplice oggetto: è un simbolo di come Urzulei sappia mantenere viva la propria tradizione, di come resista al tempo e al cambiamento.