L’ultimo lavoro dell’artista Pina Monne: il murale che da forma e colore al romanzo “Quelli dalle labbra bianche” di Francesco Masala
Il murale dell'artista sarda, così come il romanzo di Masala, è un'opera in cui la Sardegna diventa simbolo universale di tutte le comunità oppresse e dimenticate, offrendo un'alternativa al silenzio con la forza della memoria e della poesia.
L’ultima fatica dell’artista sarda Pina Monne è stato realizzato da pochissimo nel paese di Nughedu San Nicolò. L’opera è ispirata al romanzo di Francesco Masala, “Quelli dalle labbra bianche”. Pubblicato per la prima volta nel 1962, si tratta di un’opera fondamentale della letteratura sarda e italiana. Non racconta di una Sardegna pittoresca, proprio come il murale, ma svela, senza compiacimenti etnici, un mondo intriso di dolore, memoria e resistenza. Al centro del romanzo c’è il villaggio immaginario di Arasolè, una metafora dell’universo rurale e della condizione umana, dove la storia mondiale lascia segni profondi e indelebili.
Ad Arasolè, la guerra ha portato lutto e sofferenza. Dopo vent’anni, il campanaro Daniele Mele, unico superstite tra i compaesani partiti per il fronte russo, suona “a doppio” le campane per commemorare i caduti. La sua voce diventa la guida narrativa attraverso un viaggio nella memoria collettiva, evocando la tragedia della guerra, in particolare l’esperienza devastante sul fronte russo, presso il caposaldo tre della linea K.
Masala, nelle pagine di questo romanzo, sfida la retorica dell’eroismo. Non celebra il coraggio dei soldati in termini patriottici, ma esplora il dolore, la paura e la sopravvivenza come forme di solidarietà umana. La sua narrazione alterna gli orrori delle trincee ai racconti della vita semplice e dura del villaggio, intrecciando le storie individuali con il destino collettivo.
Quelli dalle labbra bianche non è solo un romanzo di guerra: è un atto di resistenza contro l’oblio e la glorificazione della violenza. Masala crea un’opera in cui la Sardegna diventa simbolo universale di tutte le comunità oppresse e dimenticate, offrendo un’alternativa al silenzio con la forza della memoria e della poesia. Questa fusione di narrativa e poesia rende il libro un classico intramontabile, capace di parlare alle generazioni future, ricordando che la vera grandezza risiede non nell’eroismo, ma nella solidarietà e nella resistenza umana.
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