«Gentilezza sempre»: Giovanni, il barman sardo con la Sindrome di Down racconta la sua passione per questo mestiere
Il giovane villagrandese Giovanni Mereu ha anche la Sindrome di Down, questo tuttavia non gli impedisce assolutamente di essere un dipendente modello, sempre in orario e impeccabile nei modi e nel servizio.
«La professionalità, bisogna sempre accogliere le persone con il sorriso e un saluto»: così Giovanni Mereu risponde quando gli viene chiesto quali qualità debba avere un bravo barman. «E la gentilezza, anche» aggiunge.
Il venticinquenne di Villagrande, dopo il diploma all’Istituto Alberghiero tortoliese e dopo alcuni altri lavori, entra un anno fa a lavorare al bar-distributore L’Altura e, nel frattempo, frequentando le lezioni dopo il turno, ottiene anche l’attestato di barman. Insomma, una carriera scelta e amata che, come afferma con convinzione durante quest’intervista, non cambierebbe mai. «Sono parte dell’arredo» scherza, sempre sorridente «e non me ne andrò mai!»
365 giorni intensi, iniziati benissimo e continuati sempre meglio.
«In quest’ultimo anno ho imparato tante cose, anche a fare i conti come si deve. Devo concentrarmi, però.»
Sì, perché Giovanni Mereu ha anche la Sindrome di Down, questo tuttavia non gli impedisce assolutamente di essere un dipendente modello, sempre ordinato nella sua divisa a cui tiene particolarmente, sempre in orario e impeccabile nei modi e nel servizio.
«È il nostro braccio destro, sempre professionale e cordiale, con un’energia senza limiti. Ogni volta che arriva un gruppo di persone,» dice Federica, una delle titolari del locale «sposta la panca, fa accomodare tutti e domanda se può portare qualcosa prima ai bambini, per i quali ha sempre una premura in più.»
Eppure, siano benedette le coincidenze, tutto è avvenuto per caso: una richiesta di ricerca personale da parte dei titolari del locale e la mamma di Giovanni che risponde, proponendo il figlio per quell’impiego. Siamo, a questo punto, ad aprile 2021: il villagrandese dovrebbe rientrare in un progetto di inclusività per ragazzi con la Sindrome di Down ma, dopo alcuni mesi di attesa, il responso negativo non ferma la grande macchina della vita.
«A settembre, abbiamo pensato che volevamo che lui lavorasse con noi comunque, quindi l’abbiamo assunto.»
Un bel pianto accompagna la firma: Giovanni, che non è alla sua prima esperienza lavorativa, si trova tuttavia di fronte al primo contratto così lungo. E giù di lacrime, di felicità però, le stesse che versa ogni tanto per la contentezza.
«Ci sta emozionarsi un pochino ogni tanto» racconta, tranquillo.
E non solo: non ama stare fermo, quindi quando a un certo punto gli vengono date le ferie, chiede, quasi disperatamente, cosa possa fare. «Riposarmi non mi piace, non sono pigro» racconta.
«Mandava sempre un messaggio, ogni giorno,» aggiunge Federica «per sapere come stesse andando al lavoro, se ci fosse bisogno. Ma quello lo fa anche quando è in turno di pomeriggio: intorno alle 11 si informa se sia tutto in ordine. Per questo lui non è un semplice dipendente, ma uno di noi. Un giorno un camion bloccava la strada a causa di un incidente e lui, impossibilitato ad arrivare in tempo, mi ha chiamato, disperato, perché io gli avevo “dato la fiducia” e doveva essere qui alle sette e mezza.»
Eh, ma non solo: abbiamo detto che inoperoso non è di sicuro, Giovanni, e oltre al lavoro ha anche un’agenda di attività extra bella piena.
«Lavoro per il volontariato nel tempo libero,» spiega «amo la musica sarda che ascolto sempre e faccio parte già da cinque anni del Gruppo Folk San Gabriele. Ho anche una fidanzata, si chiama Federica Cuboni, e quando ci sposeremo le mie colleghe dell’Altura saranno le mie damigelle.»
Ma un’altra cosa che ama follemente fare è andare alle cene dello staff, meglio se solo con le colleghe donne – aggiunge scherzoso. «Il barattolo delle mance è per quello» chiarisce. “Manca sempre meno!” pensa quando qualcuno gli lascia qualche euro in più per premiare cordialità e professionalità, e per questo esulta.
«Quando usciamo» continua Federica «non vuole mai rientrare. Ci dice “Andiamo a vivere”! E lo stereo deve essere sempre al massimo, perché gli piace ascoltare musica.»
E cosa cambierebbe del suo futuro? A questa domanda si fa serio. «No, io voglio restare qui. Se me ne vado, come fanno Federica e Giulia» altra titolare «senza di me?»
Quando vengono assunte persone per i periodi estivi, Giovanni si preoccupa e le informa, in maniera sempre dolce e cordiale, quanto lavorare lì gli piaccia. Insomma, dei paletti ci vogliono, e lui ama essere chiaro.
«Mica ti possono rubare il lavoro,» lo rassicura Federica, ridendo «tu ormai qui sei di casa.»
Un’indipendenza, quella del venticinquenne, che arriva nel tempo grazie alla famiglia. I genitori hanno tre figli, Giovanni, Federico e Filippo, e tutti e tre hanno ricevuto da loro lo stesso e identico trattamento, tutti e tre sono uguali. Mai uno sconto nelle cose da fare per nessuno. «Non esisteva pigrizia o altro, se c’era qualcosa da fare» dice Giovanni. Anche i fratelli sono artefici della sua crescita e maturazione, orgogliosi del suo percorso e dei traguardi raggiunti.
Adesso il venticinquenne è un pochino in crisi perché il 31 scade il periodo di tirocinio, quindi si dovrà rinnovare il contratto e passerà qualche giorno prima che le pratiche siano pronte… un periodo troppo lungo per Giovanni che ama lavorare al bar, dove oltretutto fa dei cappuccini buonissimi.
«Tempo zero e tutto sarà pronto, a quel punto ti chiamerò e ti dirò: “Giovy, preparati a venire al lavoro con la tua camicetta. Si riparte!”» continua Federica. Tutti sappiamo, però, che si terrà comunque in contatto con lei quotidianamente per sapere come va e se tutto procede bene, in attesa del suo ritorno.
È inutile dire che siano troppo pochi i progetti che permettono ai ragazzi come Giovy di lavorare, di crearsi un’indipendenza economica: tutti ne hanno bisogno, anche e soprattutto loro.
«Niente di speciale» chiude il discorso sul suo percorso, pensieroso. E invece di speciale c’è stato tanto.
Una grande voglia di costruire un futuro memorabile, un entusiasmo oltre ogni limite, una puntualità e una cordialità eccelse. E una grande simpatia.
Sempre con il sorriso, dice, ed è proprio così che lo si incontra.
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