Lo sapevate? Il ghiro sardo non si è estinto ed è riapparso sui monti ogliastrini
Tra coloro che hanno immortalato l’animale Fabrizio Vella di Urzulei, appassionato di ambiente ed esperto di tradizioni sarde.
In Sardegna è presente una sottospecie del ghiro Glis glis (Linnaeus, 1766), denominato Glis glis meloni (Thomas, 1907), che vive nelle aree montane più impervie e fitte di boschi.
Il suo habitat è costituito soprattutto da boschi misti di latifoglie fino ad un’altitudine intorno ai mille metri in cui vive formando gruppi familiari numerosi. Animale agilissimo è una specie notturna che durante il giorno ama ritirarsi nel proprio nido.
Questo è costituito da più aperture ed è realizzato con materiali soffici e morbidi all’interno di buchi o alberi cavi. La sua dieta è costituita da frutta, ghiande, noci e germogli. Più limitatamente da insetti e altri piccoli animali.
Il ghiro sardo è di dimensioni più grandi della specie europea, la pelliccia è di colore grigio argenteo sul dorso mentre la parte ventrale è bianca. È dotato di piccole orecchie al contrario degli occhi grandi e sporgenti circondati da una chiazza scura.
La coda è lunga e folta, varia dai tredici ai sedici centimetri, quasi quanto la lunghezza della testa-tronco tra i tredici e i ventuno centimetri. La grandezza della coda è dovuta al fatto che è utilizzata quale strumento di equilibrio e di sostegno nei suoi balzi da un ramo all’altro. Operazione resa possibile ai piccoli e forti artigli di cui è dotato l’animale.
Nella stagione invernale si ritira in appositi nidi sotterranei, nei quali prima di andare in letargo accumula grosse riserve corporee di grasso. Raggiunge la maturità sessuale ad un anno di età, e si riproduce nel periodo fra maggio e ottobre, dopo essersi accoppiati nei mesi estivi.
La femmina partorisce dai due ai sette piccoli, che vengono allattati per un mese, diventando indipendenti in quello successivo. Il ghiro sardo si pensava fosse estinto fino a pochi anni fa a causa della diminuzione del suo habitat causato soprattutto dagli incendi e dalla caccia subita in passato. La sua carne era ritenuta prelibata già dagli antichi romani e chi la offriva nei banchetti era considerato avere un alto ceto sociale. La sua pelliccia era molto ricercata e pagata bene ai cacciatori, inoltre era perseguitato perché cibandosi di ghiande veniva considerato un animale dannoso per l’economia locale.
Ma grazie allo studio paziente di naturalisti ed esperti si è dimostrato con un documentario che il “simpatico” animale non è scomparso. Tra Urzulei, Talana, Orgosolo, Oliena e Dorgali in collaborazione con l’Università di Cagliari hanno immortalato i balzi notturni del ghiro sardo.
Tra i naturalisti, l’ogliastrino Fabrizio Vella – di Urzulei –, amante dell’ambiente e grande esperto delle antiche tradizioni sarde.
© RIPRODUZIONE RISERVATA