Il cervo sardo: storia del salvataggio di uno degli animali più rappresentativi della nostra Isola

Il suo arrivo in Sardegna è datato al Neolitico. Negli anni '70 ce n'erano meno di 200: se non si fosse agito per il ripopolamento, ad oggi sarebbe estinto. Ecco tutta la storia.
Il cervo sardo-corso (Cervus elaphus corsicanus) in Sardegna ha una storia importante sotto molti punti di vista.
Le origini – Il suo arrivo in Sardegna è attualmente datato in periodo Neolitico (intorno al 6.000 A.C.) posto che di questa sottospecie del cervo rosso europeo non vi era precedentemente traccia nella paleofauna dell’isola. Recenti studi genetici evidenziano che l’origine dei cervi sardi e corsi sarebbe italica, derivante da una popolazione presente nell’Italia centro-meridionale – oggi estinta nell’areale di provenienza. Stesso destino della popolazione italica originaria avrebbe seguito anche il cervo sardo se, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, non si fosse agito in maniera decisa per garantirne la sopravvivenza in Sardegna, dopo la sua estinzione nella vicina isola di Corsica (1970): qui morì, solitario dentro un recinto a Quenza, l’ultimo cervo, segnando l’estinzione. Nel frattempo in Sardegna, non si sapeva quanti cervi fossero rimasti: si stimava un numero inferiore a 200.

Foto V. Basciu
La collaborazione tra Corsica e Sardegna: i recinti faunistici – Risalgono al 1978 i primi contatti tra l’allora Azienda Foreste Demaniali della Regione Sarda (AFDRS) e il Parco Naturale Regionale della Corsica, per la creazione di un nucleo di conservazione di cervo sardo fuori dalla Sardegna – e per preparare la sua reintroduzione nella vicina “isola gemella” francese. L’unica possibilità di salvare il cervo sardo-corso era quella di costruire recinti di cattura, nelle aree di presenza, e recinti per la gestione in cattività di esemplari nelle aree di reintroduzione. Si realizzarono così i primi due recinti di cattura di Is Cannoneris-Pula (1980) e Sette Fratelli-Castiadas (1983).
Gli anni Ottanta marcano in maniera importante questo “salvataggio” – anche grazie ad attività come la campagna di raccolta fondi del WWF per l’acquisto della riserva di Monte Arcosu, oggi parte del Parco Regionale di Gutturumannu. Nel 1985 – sette anni dopo i primi contatti (1978) tra l’Azienda Foreste Demaniali sarda e il Parco Regionale della Corsica – avviene il primo trasferimento di quattro cervi sardi, due maschi e due femmine, provenienti dal recinto di Is Cannoneris e destinati al grande recinto costruito a Quenza, nella Corsica del Sud.
Altri quattro esemplari, tre femmine e un maschio, verranno trasferiti due anni dopo (1987) dal recinto di Sette Fratelli ancora al recinto di Quenza, per un totale di cinque femmine e tre maschi. Dopo questo primo recinto il Parco Regionale della Corsica ne realizzerà due ulteriori a Casabianda e Ania di Fium’Orbu, ma solo a partire dal 1998, trent’anni dopo l’estinzione, inizieranno i veri rilasci in natura proprio a partire da questi tre recinti.
Il ritorno del cervo sardo fuori dai tre areali storici del Sarrabus, Sulcis ed Arburese in Sardegna, inizia invece a partire dal 1987. Da quel primo trasferimento seguiranno altre immissioni nei recinti della Foresta Demaniale di Pabarile-Santulussurgiu nel 1988, nella F.D. Monte Lerno di Pattada (1989) nella F.D. Pixinamanna-Pula (1990), nella F.D. Montarbu di Seui (1991) e nelle ulteriori aree forestali di Monte Arrubiu-Villasalto (1992) e Assai-Neoneli (1993). Fu un crescendo di successi e una progressiva restituzione ai territori sardi di questo imponente e meraviglioso re dei boschi.
Altri recinti vengono realizzati a Funtanamela-Laconi, Monte Arci-Usellus, Monte Olia-Monti, Ulassai-Osini, Silana-Urzulei, Rio Nuxi-Seui e infine Perdasdefogu dove un nucleo di questo ungulato è stato immesso nel Parco Bruncu Santoru a seguito di un accordo con il WWF. Oggi i recinti di reintroduzione hanno concluso il loro compito e la specie si è notevolmente diffusa nelle due isole, con un numero di individui che supera ormi i 2.000 in Corsica e i 10.000 in Sardegna. Un risultato ottenuto anche grazie alle recenti immissioni svolte nell’ambito del più recente progetto LIFE11 NAT/IT/000210 “One Deer Two Islands” che ha consentito – in collaborazione con l’ISPRA e con il Parco naturale regionale della Corsica – l’ulteriore ampliamento dell’areale di presenza del cervo sardo-corso nelle due isole.
Un patrimonio di conoscenza immenso nel settore della Gestione Faunistica, e gli scenari futuri
Oggi, per il cervo in Sardegna, si apre un nuovo capitolo: l’agenda, ormai da più di 10 anni, é la gestione della specie e della sua diffusione. Con l’auspicio che anche in Corsica si sia definitivamente passati dall’emergenza-estinzione alla necessità di governare l’espansione del re dei boschi in ogni angolo dell’isola sorella.
Di questa grande operazione, frutto di collaborazioni fra tanti soggetti, di passione, di amore per la fauna selvatica, di studio e ricerca, di sforzi logistici e di sviluppo competenze incredibili e preziose, l’Agenzia regionale Forestas ha raccolto l’eredità (dell’Azienda Foreste Demaniali prima, dell’Ente Foreste poi. Un’eredità rimessa in campo per i tanti interventi di recupero ambientale in favore dei grifoni, dei rapaci (tra cui l’aquila di Bonelli), dell’euprotto, della trota sarda. (Dati e analisi storica a cura di Dionigi Secci, rielaborazione Settore Comunicazione, DG Forestas)

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