Sabato scorso, l’Istituto Italiano di Cultura di Amsterdam ha ospitato un convegno di grande rilevo dedicato alla civiltà nuragica, un evento organizzato dal Circolo Sardo di Arnhem sotto la direzione di Mario Agus. La manifestazione ha attirato un pubblico numeroso e appassionato, desideroso di approfondire uno dei capitoli più affascinanti della storia sarda e di scoprire il ricco patrimonio culturale dell’isola.

Il convegno ha rappresentato un’opportunità unica per esplorare le meraviglie della civiltà nuragica, che si è sviluppata in Sardegna tra il 1800 e il 300 a.C. L’evento ha visto la partecipazione di relatori esperti che hanno condiviso le loro conoscenze su vari aspetti della cultura nuragica, dai misteriosi monumenti megalitici alle pratiche sociali e religiose di questo antico popolo.

Un momento particolarmente emozionante è stato l’esibizione dei Tenores di Orosei, un gruppo vocale che ha portato sul palco la tradizione musicale sarda. Tra i vari brani presentati, il pubblico ha accolto con entusiasmo l’interpretazione del celebre “Nanneddu Meu”, una canzone tradizionale che celebra il legame profondo tra la cultura sarda e la sua terra. La performance ha incantato i presenti, creando un’atmosfera di autentica connessione culturale e gioia condivisa.

Il convegno non è stato solo un momento di approfondimento culturale, ma ha anche sottolineato l’importanza di mantenere vive le tradizioni e l’identità sarda all’estero. La partecipazione attiva della comunità sarda nei Paesi Bassi dimostra come le radici culturali possano prosperare anche lontano dalla terra natale.

Vi invitiamo a guardare il video dell’esibizione dei Tenores di Orosei:

GUARDA IL VIDEO

Nel 1905, Max Leopold Wagner, celebre etnologo tedesco, scoprì a Tortolì la cottura “a carraggiu”. Durante un’escursione in bicicletta con il collega Eugen Burger, fu attirato dal bagliore di un fuoco e, temendo un incendio, si avvicinò: invece trovò una festa con balli sardi e musica di launeddas.

Wagner apprese che la carne, cucinata intera in una fossa sotterranea coperta di terra e rami, arrostiva lentamente sotto il fuoco secondo l’antica tradizione tortoliese.

Non si sa quale animale fosse, ma Wagner ne lodò il sapore, probabilmente assaggiandolo, restando affascinato da questo originale metodo di cottura.