Resta orfano e si ammala di leucemia da bimbo, ora vive sereno: «Le sofferenze fanno parte del passato»
La storia di coraggio di un ragazzo cagliaritano.
La vita è bella (e che non si dica di no) ma è innegabile il fatto che metta davanti alle persone dei percorsi spesso costellati di ostacoli. Un vecchio detto afferma che è sempre meglio sorridere, incontrando una persona nuova, perché non si sa che difficoltà stia affrontando e magari il proprio sorriso allevia un dolore. Sì, perché ognuno di noi deve vedersela, prima o poi, con qualcosa che sconvolge, che dà sofferenza, che annichilisce. Ad alcuni, però, il fato serve un piatto peggiore. E quando le persone che hanno avuto un percorso incredibilmente ostico – non solo costellato di ostacoli, ma pieno di strapiombi, di montagne da scalare e ancora di buche, di enormi pietre e di lastre di ghiaccio – riescono a diventare quel che vogliono, a lasciarsi indietro il passato e vivere appieno il presente, be’, sono da chiamare “guerriere”.
Vivace, frizzante e divertente, il cagliaritano Eddy è un guerriero di quelli che si incontrano poche volte in una vita intera. Sin dall’inizio, quando lo si conosce, è chiaro quanto sia pieno di energia e di amore per la vita.
«Per fortuna, tutte le sofferenze sono parte del passato, non ci sono più.»
Il 35enne oggi lavora, convive con la compagna con cui sta da 17 anni e non sembrano esserci nuvole all’orizzonte. Anzi, fa tornare il buonumore agli altri. «Per metabolizzare il tutto, sono state di fondamentale importanza le mie amicizie. Ero sempre io l’anima del gruppo, quello che ne combinava di tutti i colori» continua. «Sono cresciuto con robusta e sana costituzione, anche grazie a una rigida educazione, che male non mi ha fatto!»
Ma facciamo un passo indietro.
Eddy è molto piccolo quando vengono fuori i primi problemi. Ha un anno e mezzo quando la sua mamma muore, in circostanze non del tutto chiare: dagli esami successivi, si scopre che la donna era malata di AIDS. Al figlio, quindi, come viene fuori poi da vari test, aveva trasmesso l’Hiv, che per fortuna non si trasforma mai nella malattia e rimane sopita – ad oggi il rischio di trasmissione è pari a zero.
Ma a otto anni, quando al piccolo Eddy viene diagnosticato un Linfoma di Hodgkin – nuova mazzata – e inizia la cura chemioterapica, viene a mancare anche suo papà. Quello è solo l’inizio di un calvario che durerà dieci anni. Prima della chemio, il piccolo viene prima operato ai linfonodi, poi alla milza, che viene asportata.
«Il periodo di degenza» racconta «durò ben più della sola chemioterapia, che io affrontai per un anno e mezzo. Quando iniziai, pensavo che come agli altri bambini mi sarebbero caduti i capelli, ma ciò non avvenne: avevo dei folti capelli biondi. Non era certo un buon segnale: voleva dire che la terapia stava attaccando altro. Ebbi uno scompenso cardiaco, che poi per fortuna si riassestò. In queste circostanze, è molto importante il supporto della propria famiglia. Avendo perso entrambi i genitori, ebbi il sostegno di mia nonna e delle zie paterne… si può dire che avessi tre mamme.»
Di quel periodo, racconta, ricorda benissimo i volontari ABOS – tra cui Luciana Marotta – che sono di vitale importanza per aiutare i bimbi ospedalizzati a non crollare. Il cuore dei volontari, del resto, è rivolto ai piccoli pazienti del reparto e la loro missione è far sentire meno il peso della malattia. «Vorrei, un giorno, far parte dell’associazione come volontario» dice, con energia.
«E dirò di più: mai stato aiutato dagli psicologi. La mia prima esperienza fu traumatica e non volli più sentirne parlare.»
Sì, perché intorno ai 7-8 anni Eddy, quando era al Microcitemico, fece un disegno per la psicologa inserendo il suo cane come membro della famiglia, e quando la specialista ebbe una reazione di sdegno lui se la legò al dito. Del resto, Charlie era davvero parte del nucleo. «Avevo capito da chi stare alla larga» spiega il 35enne.
“Avevo capito da chi stare alla larga”, quando a 7-8 anni i bimbi sanno a malapena legarsi le scarpe. Ma lui ci scherza: «Diploma di maturità non ne ho preso,» racconta allegro «perché lo dicevo: io ero già maturo da dieci anni prima!»
L’adolescenza fa da spartiacque: Eddy non si perde d’animo e il suo carattere viene fuori. Be’, del resto lui combattente lo è per davvero.
La passione per gli animali non la perde mai. Adesso, come abbiamo detto, vive felicemente con la sua compagna storica e insieme hanno diversi cani di cui si occupano come fossero figli. «Non mi interessa diventare una persona grande,» dice «ma fare grandi cose». Lavora, abbiamo detto, e nel suo terreno di 5mila mq ha piantumato 100 mandorli e una trentina di olivi. In più, ristruttura la casa campidanese della nonna. Un lavoro lungo che sta facendo tutto con le sue mani, ma a cui tiene moltissimo: «Chi va piano va sano e va lontano».
Ah, è sereno, un guerriero, come abbiamo detto, e sta bene con se stesso: tutto quel che è stato fa parte di una vita che è sì la sua, ma che ha cambiato con le sue mani da tempo. Rinascere dalle proprie ceneri, forgiando il suo presente: Eddy ci è riuscito, arrivando alla vita che voleva da solo, rimboccandosi le maniche. Sempre con il sorriso, lo stesso che non ha perso mai.
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