Avvistato in Sardegna il rarissimo ragno coccinella: il bellissimo scatto del fotografo Cristian Mascia

In Inghilterra, dove è molto conosciuto e rigorosamente protetto, è chiamato "Ladybird spider".
Il nome di questo curioso ragno non poteva essere più adatto: sul vellutato addome del maschio ci sono infatti quattro macchie nere su uno sfondo arancione, che ricordano l’aspetto di una coccinella. In Inghilterra, dove è molto conosciuto e rigorosamente protetto, è chiamato “Ladybird spider”. La femmina, invece, ha un aspetto molto più tozzo, con un corpo che può superare i 2 cm e un peso fino a venti volte maggiore rispetto al maschio.
Anche le abitudini di vita sono diverse tra i due sessi. Le femmine costruiscono una piccola ragnatela a livello del suolo, che si estende per pochi centimetri in tutte le direzioni e segnala il passaggio di una preda. La femmina attende in un tubo di seta profondo 5-10 cm, nascosto sotto un tronco o una pietra, mantenendosi in contatto con i fili della ragnatela. Appena una preda, come un coleottero o un millepiedi, passa vicino, lei scatta fuori per catturarla. Il maschio, una volta raggiunta l’età adulta e acquisita la sua vivace colorazione, vive in modo errante alla ricerca di femmine. Una volta trovata una compagna, condivide con lei la ragnatela.

Foto Cristian Mascia
Dopo l’accoppiamento, la femmina produce un grande involucro contenente centinaia di uova, che protegge con cura. I piccoli ragni nascono circa un mese dopo e rimangono con la madre per qualche settimana prima di disperdersi nell’ambiente circostante. La crescita di questi ragni è lenta: le femmine impiegano 3-4 anni per raggiungere la dimensione adulta, mentre i maschi ne impiegano 2. Gli Eresus preferiscono ambienti caldi e soleggiati, con vegetazione rada e suoli sabbiosi adatti per scavare tane.
Questi ragni, più comuni da noi che nel Nord Europa, furono ritenuti estinti in Inghilterra negli anni Venti del secolo scorso, ma vennero riscoperti nel 1979 e da allora sono stati rigorosamente protetti. In Italia, gli Eresus non sono ancora tutelati, ma lo meriterebbero per la loro rarità, la singolare colorazione e il valore come indicatori ecologici di ambienti poco antropizzati. Fonte Rivista Natura.

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