Donna Lucia Delitala, storia della spietata e temuta banditessa sarda che visse tre secoli fa

Descritta in più di un'occasione come poco attraente, filo conduttore di tanti dei suoi ritratti, e addirittura "priva delle tipiche morbidezze femminili", dimostrò sempre grande coraggio, soprattutto in battaglia, tanto da divenire capo di un vero e proprio esercito.
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Donna Lucia Delitala Tiddia: la banditessa ribelle che sfidò la Sardegna del Settecento.
Nella prima metà del XVIII secolo, un nome attraversava con forza le valli della Gallura e i paesi del Sassarese, carico di paura e leggenda, di fascino oscuro e racconti sussurrati: Donna Lucia Delitala Tiddia, la celebre banditessa di Nulvi, donna dal temperamento feroce e dal carisma tale da far tremare intere comunità. Per oltre quarant’anni fu protagonista indiscussa di storie che intrecciano verità e mito, vicende reali e narrazioni popolari che ancora oggi affascinano studiosi, appassionati di storia e ricercatori di misteri antichi. La sua figura, densa di contraddizioni, emerge come quella di una donna che rifiutò ogni imposizione sociale, ribellandosi alle convenzioni imposte alle donne del suo tempo e trasformando la propria vita in un atto di sfida permanente. Fin da bambina, Donna Lucia manifestò un’indole insofferente alle regole, mostrando tratti di ingegno e crudeltà che lasciavano presagire un futuro fuori dal comune. Le leggende raccontano di giochi spietati e scherzi terribili, condotti con astuzia e sangue freddo, che la resero una figura temuta già in tenera età. Contraria alle frivolezze e ai modelli femminili del suo tempo, si distaccò presto dalla realtà domestica per abbracciare un’esistenza segnata dalla violenza, dal comando e dall’indipendenza assoluta. Banditessa e leader, Donna Lucia sfuggì più volte alla giustizia, si muoveva tra le campagne con agilità e intelligenza, lasciando dietro di sé una scia di racconti che parlano di razzie, vendette, tradimenti e alleanze inaspettate. Il suo nome divenne sinonimo di terrore ma anche di potere, incarnazione di una ribellione feroce e inarrestabile, di una Sardegna antica e insubordinata. Ancora oggi, nel cuore del Logudoro, la sua leggenda sopravvive tra i muretti a secco e le strade di Nulvi, alimentata da documenti frammentari e memorie orali che restituiscono il ritratto di una donna fuori dal tempo, padrona del proprio destino e scolpita per sempre nella memoria dell’Isola.
Nonostante fosse spesso descritta come priva di quelle “morbidezze femminili” tanto apprezzate all’epoca e considerata poco attraente secondo i canoni estetici del suo tempo, Lucia compensava ampiamente con una personalità straordinaria e una determinazione feroce. Il coraggio che dimostrava nelle battaglie, spesso al fianco di uomini pronti a seguirla fino alla morte, le valse il rispetto e la lealtà di un vero e proprio esercito. In un’epoca in cui il potere militare e politico era dominato dagli uomini, lei si ergeva come una figura unica, capace di ribaltare le regole del gioco e imporsi come leader indiscussa.
La storia di Donna Lucia Delitala Tiddia è costellata di episodi straordinari e spesso romanzati, che ne accrescono il fascino e l’alone di mistero. Banditessa per necessità o per scelta, combattente per natura, il suo nome resta scolpito nella memoria popolare.
«C’è in questo regno di Sardegna una famiglia divisa, chiamata Delitala, paragonabile agli antichi Guelfi e Ghibellini. E anche le donne e le ragazze di questa casata fanno la guerra». Così il viceré di Rivarolo, in una lettera al re Carlo Emanuele III, esordiva raccontando la famiglia Delitala, potente casato da cui discendeva per l’appunto Donna Lucia. Descrivendola in toni ben poco galanti, che lasciano comunque indovinare una donna forte ed emanciapata. «Non si è voluta sposare per non dipendere da un marito, secondo quanto lei stessa afferma. Ha due mustacchi da granatiere e usa le armi e il cavallo come un gendarme». Questo infatti fu il quadro che ne offrì il vicerè, sottolineandone la scarsa avvenenza fisica quasi si trattasse di un’aggravante.
Per quel governo sabaudo che combatté strenuamente Donna Lucia fu senz’altro una delle piaghe più temibili, soprattutto dal momento in cui tale lotta fu condotta con il supporto del bandito Giovanni Fais. Ma quella stessa opposizione indomita a un governo così poco amato la rese al contempo vera e propria eroina del popolo, da cui attingeva per il proprio esercito, e che sempre ne cantò le gesta e infine ne pianse la morte. Non esistono, in realtà, dati certi in merito alla fine di Donna Lucia, e né a Nulvi né in altro luogo è stata mai rinvenuta una lapide. Diverse comunque sono le congetture che la vedrebbero cadere vittima di un tradimento. Secondo alcuni morì infatti arsa viva nel suo letto, in compagnia di un amante; secondo altri morì per strangolamento. Tutto il suo patrimonio, a ogni modo, fu lasciato per suo volere alle chiese di Chiaramonti.

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