A Santa Maria Navarrese si può fare fitness all’aperto: ecco tutti i nuovi servizi
E’ attivo a S. Maria Navarrese, in Piazza Gennaro il percorso vita composto da 8 attrezzature per il fitness all'aperto. Ecco quali sono le attrezzature installate
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La pratica sportiva libera da oggi si arricchisce di un nuovo servizio.
E’ attivo a S. Maria Navarrese, in Piazza Gennaro il percorso vita composto da 8 attrezzature per il fitness all’aperto. Sono stati installati: un attrezzo “push chairs” che rafforza e sviluppa i muscoli della parte superiore del torace e della schiena, migliorando la resistenza cardio-respiratoria, un attrezzo “Surfer” che rafforza i muscoli della vita e migliora la flessibilità e la coordinazione di tutto il corpo. Esercita la colonna vertebrale e l’anca.
Un attrezzo “disable hand bicycle” migliora la mobilità degli arti superiori; un attrezzo “Bench” per rafforzare i muscoli addominali; un attrezzo “Cross trainer” utile a migliorare l’efficienza degli arti superiori e inferiori e delle articolazioni; un attrezzo “Tai chi walking” per rafforzare, sviluppare e migliorare i muscoli delle braccia; un attrezzo “Sky walking” utile a migliorare l’efficienza degli arti superiori ed inferiori e delle articolazioni; un attrezzo “bicycle” che sviluppa i muscoli delle gambe, rafforza le articolazioni del ginocchio, migliora la forma cardiorespiratoria.
Le attrezzature sono state acquistate con risorse PNRR, MISSIONE 5 – Inclusione e Coesione COMPONENTE 2 – Infrastrutture Sociali, Famiglie, Comunità e Terzo Settore Investimento 3.1 – “Sport e inclusione sociale”.
A breve, grazie ad un contributo regionale a favore dei territori montani volto a contrastare lo spopolamento dei territori provvederemo alla riqualificazione del campetto polivalente antistante e del campetto di Bingigedda a Baunei.
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L’accordo perfetto: i Tenores di Orosei svelano in un video i segreti del canto ancestrale sardo

Quattro voci, nessuno strumento, un’unica anima sonora: ecco come prende vita questo incantesimo, ce lo spiegano in un video i Tenores di Orosei "Antoni Milia".
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Quattro voci, nessuno strumento, un’unica anima sonora. Il canto a tenore, patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO, non è solo musica: è un’architettura di suoni che nasce dalla terra e si fa respiro collettivo. A spiegare come prenda vita questo incantesimo è un video, pubblicato sui canali social dai Tenores di Orosei “Antoni Milia”. Le immagini mostrano con chiarezza didattica come ogni componente del gruppo — Tore Mula, Alessandro Contu, Ivan Sannai e Francesco Mula — ricopra un ruolo preciso e insostituibile, contribuendo a formare quell’accordo magico che definisce l’identità dell’isola.
Nel filmato, i cantori oroseini scompongono il meccanismo complesso del tenore per renderlo accessibile a tutti. Senza l’ausilio di alcuno strumento musicale, la polifonia si genera dall’incastro perfetto tra la voce solista e il coro, un equilibrio dove il singolo scompare per dar vita a un suono ancestrale. La clip non è solo una performance, ma un vero e proprio documento divulgativo che mostra la “meccanica” di una delle tradizioni vocali più antiche e originali del Mediterraneo.
La forza dei Tenores di Orosei affonda le radici in una cronologia familiare straordinaria. La storia del gruppo inizia idealmente nel 1638, quando Bacchisio Mula e Sebastiana Sale edificarono la Chiesa del Rosario a Orosei. Da allora, per dieci generazioni, la famiglia Mula ha custodito i canti sacri delle confraternite e quelli profani del repertorio locale. Questa eredità è giunta fino ad Angelo “Angheleddu” Mula, pilastro del canto liturgico scomparso nel 1985, che ha tramandato i segreti di questa vocalità al nipote Tore Mula, oggi voce solista e anima del gruppo, che a sua volta ha iniziato il figlio Francesco all’età di soli sei anni.
Ciò che rende i Tenores di Orosei unici nel panorama internazionale è la capacità di spaziare con estrema fedeltà tra due mondi: quello sacro, legato alle confraternite religiose con i canti in latino e sardo (come lo Stabat Mater e il Miserere), e quello profano del canto a tenore. Questa dualità ha permesso loro di mantenere un’interpretazione pura, quasi identica a quella antica, diventando i custodi viventi di un sapere ricevuto dagli anziani.
Nonostante il legame viscerale con le proprie radici, il gruppo ha saputo aprirsi a contaminazioni audaci, portando la voce della Sardegna a Parigi, Oslo, Praga e Budapest. Negli ultimi anni, la loro curiosità artistica li ha portati a collaborare con la jazzista Zoe Pia nel progetto “Indindara”, un viaggio sonoro tra arcaico e avanguardia, e con artisti del calibro di Moses Concas, Enzo Favata e i corsi A-filetta. Dalle esibizioni nei festival jazz più prestigiosi fino al suggestivo “Silent Concert” nelle Grotte di Nettuno, i Tenores di Orosei continuano a dimostrare che una tradizione, per restare viva, deve saper dialogare con il presente senza mai perdere il proprio respiro ancestrale.
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