“Is currentis”. Le previsioni meteo dell’antica civiltà contadina di Ulassai

Questa pratica per prevedere il tempo veniva chiamata ad Ulassai "is currèntis", ed era molto usata dai contadini proprio per prevedere il meteo a cui erano strettamente legati i lavori agricoli: ecco come funzionava
A cura di Giuseppe Cabizzosu
Singolare ed interessante la pratica arcaica di prevedere l’andamento delle stagioni dell’intero anno solare dall’analisi climatica e meteorologica del mese di Settembre. Pratica, diffusa anche in altre zone d’Italia ma particolarmente in Sardegna, veniva chiamata ad Ulassai “is currèntis”, ed era molto usata dai contadini proprio per prevedere l’andamento del tempo, spesso capriccioso, a cui erano strettamente legati i lavori agricoli e l’intera vita contadina.
Si partiva dall’analisi del tempo del primo di Settembre prevedendo una sua coincidenza meteorologica con tutti i suoi giorni successivi. In pratica se il primo Settembre faceva bel tempo si poteva presumere, con sufficiente margine di sicurezza, che altrettanto si sarebbe verificato durante l’intero mese di Settembre. Se il secondo giorno di Settembre pioveva, allora avrebbe piovuto per tutto il mese di Ottobre; se il terzo giorno faceva vento allora sarebbe stato il mese di Novembre ad essere caratterizzato da forti venti. E via di seguito fino ad arrivare al 12 Settembre, giorno di corrispondenza climatica con il mese di Agosto. A questo punto si effettuava una autentica inversione di marcia e, dopo aver ripetuto per due volte la coincidenza col mese di Agosto (12 e 13 Settembre), le previsioni del tempo riprendevano, questa volta al contrario, operando una nuova serie di corrispondenze meteorologiche speculari tra il 14 Settembre ed il mese di Luglio, tra il 15 ed il mese di Giugno, tra il 16 ed il mese di Maggio e via-via fino al 24 Settembre che “marcàda” nuovamente per il mese di Settembre.
Il secondo turno di corrispondenza climatica (quello quindi dal 14 al 24 Settembre) era considerato il più preciso in termini di affidabilità delle previsioni meteorologiche ed a questo bisognava dare più credito in caso di non esatta coincidenza tra il primo ed il secondo turno di previsione.
Pur avanzando delle comprensibili cautele sulla effettiva efficacia e scientificità di tali previsioni riteniamo che, quanto meno in termini scaramantici e di ilusione consapevole, l’analisi de “is currentis” servisse ai contadini quale sorta di placebo per voler credere di estendere il proprio controllo sul tempo e, di rimando, sull’andamento dei raccolti da cui dipendeva, non di rado, la propria sopravvivenza.

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