Il Forum Ambrosetti di Cernobbio è stato luogo di incontro per i più influenti politici, imprenditori, dirigenti, economisti ed esperti a livello internazionale. È stata un’occasione per discutere scenari e prospettive globali che potrebbero plasmare il futuro del pianeta. Durante l’edizione più recente del forum, la Ministra dell’Università e della Ricerca italiano, Anna Maria Bernini, ha sollevato la questione inerente all’Einstein Telescope.

L’Einstein Telescope è un ambizioso progetto di ricerca che potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione dell’universo e contribuire significativamente alla scienza delle onde gravitazionali. Questo telescopio rappresenta una nuova era nell’osservazione dell’universo, poiché, a differenza dei tradizionali telescopi ottici, “ascolta” le onde gravitazionali generate da eventi cosmici come collisioni tra buchi neri e stelle di neutroni.

Il sito scelto per ospitare l’Einstein Telescope è la miniera di Sos Enattos a Lula, in Sardegna. Questa location è stata identificata come l’ideale per ospitare questa straordinaria infrastruttura scientifica. Il governo ha mostrato un forte impegno nella realizzazione di questo progetto, considerandolo un obiettivo “sfidante, ma realizzabile”.

L’entusiasmo della Ministra Anna Maria Bernini per l’Einstein Telescope è palpabile. Ha dichiarato: “È una infrastruttura europea, la vogliamo in Italia, la vogliamo in Sardegna, la vogliamo in Barbagia”.

L’Einstein Telescope non è solo un telescopio avanzato; rappresenta anche un’opportunità di apertura all’interno della comunità scientifica internazionale. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con importanti enti di ricerca europei ed è stato progettato per essere all’avanguardia nella ricerca delle onde gravitazionali. È un passo significativo verso la creazione di un “Cern” italiano, un centro di ricerca di eccellenza che attirerà studiosi e ricercatori da tutto il mondo.

La ricerca scientifica è un motore di innovazione e progresso, e l’Einstein Telescope rappresenta un investimento nel futuro del nostro paese. Oltre a contribuire alla nostra comprensione dell’universo, avrà un impatto positivo sull’economia, sulla formazione e sulla collaborazione internazionale. È un esempio di come la scienza possa creare opportunità per le comunità locali e il paese nel suo complesso.

Sergio Muntoni, pittore nato a Villagrande Strisaili e tortoliese d’adozione, ha dedicato tutta la sua vita all’arte, trasformando ogni quadro in un racconto profondo della sua terra. Le sue opere hanno attraversato confini e mari, esposte in tutta Italia, in Germania, a Nizza, New York e Panama, portando ovunque la bellezza del quotidiano isolano. I suoi lavori hanno dialogato con quelli di grandi maestri del Novecento come Morlotti, Guttuso, Viviani e De Chirico. Muntoni è stato anche pittore ufficiale di Legambiente, responsabile provinciale di Salvalarte, e tre delle sue opere fanno parte della Pinacoteca Italiana di Hong Kong.

Campione di realismo e di eleganza, vincitore di numerosi premi, ha sempre mantenuto un profilo discreto, guidato da un’umiltà rara. Nel catalogo “Sergio Muntoni. Il passato presente” scriveva: «Dipingo per un piacere personale che mi gratifica dentro, per rendere partecipi e trasmettere emozioni e sensazioni. Far vedere agli altri, in un modo diverso, tutto ciò che ci circonda: questo sì che mi gratifica».

Il 18 marzo 2014, una grave malattia lo ha strappato alla sua famiglia e alla comunità di Tortolì, lasciando un vuoto incolmabile. Ci ha lasciato la moglie Rosita, i figli Stefano, Giorgio e Andrea, e un’infinità di amici e ammiratori della sua arte.

Come ricordava il professore Tonino Loddo: «Sergio Muntoni usa il cesello per rivelare le anime dei luoghi e delle persone. È un uomo sensibile, lontano dalle mode, capace di catturare lo spirito di ciò che dipinge, andando oltre il semplice apparire per raggiungere l’emozione dell’essere».

Oggi, i suoi quadri continuano a parlare, a trasmettere la luce e l’anima dell’Ogliastra, e Sergio Muntoni resta tra noi, non solo nei pennelli e nei colori, ma nel modo in cui ci ha insegnato a guardare il mondo: con meraviglia, delicatezza e amore per ciò che ci circonda. La sua arte non è solo memoria, ma presenza viva, un ponte tra chi lo ha conosciuto e chi, guardando i suoi lavori, potrà ancora sentire il battito di un cuore sardo.

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