Credenze popolari sarde. Perché si dice porti male rovesciare olio e sale?
In Sardegna ( ma non solo) per tanto tempo si è creduto che rovesciare olio e sale portasse sfortuna. Oggi vi spieghiamo quali sono le ragioni – molto antiche – alla base di questa credenza popolare.
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In Sardegna ( ma non solo) per tanto tempo si è creduto che rovesciare olio e sale portasse sfortuna. Oggi vi spieghiamo quali sono le ragioni – molto antiche – alla base di questa credenza popolare.
Ci sono molte credenze popolari che si tramandano da generazioni in cucina, ma le più famose e conosciute sono quelle relative all’utilizzo di sale e olio.
Il sale, da sempre considerato un bene pregiato, era utilizzato già dagli antichi Romani come strumento di commercio e di pagamento ( da qui il termine “salario”). Rovesciare accidentalmente sale sulla tavola è considerato quindi un presagio di sfortuna e in particolare un segno che denota una futura perdita di denaro.
Inoltre, è molto diffusa la credenza che il sale “non debba passare di mano in mano”, perché in un passaggio della Bibbia si dice che Giuda avesse sparso del sale poco prima di tradire Gesù nell’ultima cena.
Simile è il caso dell’olio. L’olio, tanto apprezzato da essere conosciuto come “oro liquido”, è sempre stato considerato un alimento prezioso e ricco sin da tempi antichi. Involontariamente sciupare dell’olio, versandolo sulla tavola o a terra, è ritenuto un simbolo di spreco e di una sorta di maledizione: un annuncio di sventura e povertà.
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Cuorgiver a Tortolì: supporto e attività per caregiver familiari tra ascolto, cultura e servizi

Il progetto, della durata di 36 mesi, si rivolge a 50 caregiver di familiari con demenza senile, Alzheimer o autismo
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Si chiama Cuorgiver il nuovo progetto dedicato ai caregiver familiari, realizzato grazie al Bando socio-sanitario 2023 della Fondazione Con il Sud. L’iniziativa, coordinata dalla cooperativa sociale Amos in rete con dieci partner tra cui la Diocesi di Lanusei, offre percorsi di supporto per alleviare il carico assistenziale e potenziare i servizi per le persone assistite.
Il progetto, della durata di 36 mesi, si rivolge a 50 caregiver di familiari con demenza senile, Alzheimer o autismo. A Tortolì è già operativo un centro di ascolto e supporto, aperto tre giorni alla settimana presso l’Auditorium Fraternità negli spazi Caritas, dove le famiglie possono ricevere orientamento sui servizi sanitari, informazioni sui diritti dei malati e confronto con operatori esperti delle associazioni Nel mondo di Giò e La soffitta di Peo. Il centro funge anche da osservatorio per raccogliere dati sui bisogni dei caregiver e dei malati, con l’obiettivo di offrire risposte sempre più mirate.
Oltre al sostegno quotidiano, il progetto prevede attività culturali, musicali, sportive e di lettura a domicilio, visite guidate ai musei del territorio e convegni sul tema dei caregiver. A partire da gennaio saranno attivate anche attività di animazione e formazione rivolte ai caregiver, alle imprese e agli enti pubblici sul welfare aziendale, per permettere ai familiari di accedere ai servizi senza dover abbandonare il lavoro.
Ad oggi, sono stati accolti 15 caregiver, con l’obiettivo di raggiungere 50 beneficiari entro la fine del triennio.
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