Scienziate di Sardegna: Ida Comaschi Caria, la paleontologa che con i suoi studi fece appassionare molti giovani

Ida Comaschi Caria è stata, senza alcun dubbio, una delle scienziate più importanti della Sardegna. All’Isola dedicò tutti i suoi studi.
Ida Comaschi Caria è stata, senza alcun dubbio, una delle scienziate più importanti della Sardegna: della paleontologa sarda ci parla il dottor Daniel Zoboli, paleontologo dell’Università di Cagliari, spiegando che tante persone, compreso lui, si appassionarono nel corso del tempo – e tutt’oggi – alla materia grazie alle sue scoperte e al suo libro “Animali e Piante Fossili della Sardegna”.
«Ida Comaschi Caria è nata a Meana Sardo il 22 agosto del 1911 e conseguì la laurea in Scienze Naturali nel 1936, all’età di 25 anni, con tesi sperimentale dal titolo “Contributo alla geomorfologia del medio Flumendosa (Sardegna Centrale)”» spiega Zoboli. «Dal 1939 intraprese la carriera universitaria nell’Ateneo di Cagliari sino alla Libera Docenza in Paleontologia e alla cattedra di Paleontologia. Dal 1943 al 1975 le venne affidato l’insegnamento della Paleontologia, e dal 1974 fino al pensionamento è stata Direttrice dell’Istituto di Geologia e Paleontologia di Cagliari».

Figura 1. A sinistra Ida Comaschi Caria (1911-1987), a destra Amphiope nuragica, specie di riccio di mare istituita dalla Comaschi Caria (Museo “D. Lovisato”).
Solo la Sardegna nel cuore della scienziata, che dedicò la sua intensa attività di ricerca alla paleontologia dell’Isola.
«Durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito del danneggiamento dell’Istituto di Geologia, si prodigò nel recuperare anche personalmente dalle macerie i reperti fossili scampati alla distruzione e partecipò attivamente alle operazioni di trasporto dei reperti nella sede di sfollamento a Santu Lussurgiu.»

Figura 2. Il palco del cervo Praemegaceros cazioti assegnato dalla Comaschi Caria alla specie Cervus (Megaceros) algarensis, Quaternario di Alghero (Museo “D. Lovisato”).
«Nel 1956 il rettore Giuseppe Peretti le diede l’incarico di trasportare i materiali della “Collezione Lovisato”, all’epoca conservati in un “angusto, umido e polveroso” scantinato presso Via Cammino Nuovo a Cagliari, nella nuova sede di Via Trentino» continua lo studioso. «L’edificio dell’ormai ex Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche (all’epoca Istituto di Mineralogia e Geologia) era infatti appena stato costruito grazie al risarcimento danni di guerra. A lei si deve la segnalazione del primo mammifero terrestre del Miocene della Sardegna (oggi riferito all’Oligocene), avvenuta nel 1953. Due anni dopo compie un accurato studio sui ricci di mare fossili e istituisce la nuova specie Amphiope nuragica. Sempre nel 1955 istituisce la nuova specie di cervo Cervus (Megaceros) algarensis oggi sinonimo di Praemegaceros cazioti e nel 1970 pubblica la scoperta di un cranio della scimmia Macaca majori ritrovato da un cavatore nella località di Is Oreris (Fluminimaggiore).»

Figura 3. Lo studio sul cranio della scimmia Macaca majori ritrovato nella zona di Fluminimaggiore (Museo “D. Lovisato”).
«Tra il 1972 ed il 1973 scrive ben tre monografie dedicate ai fossili del Miocene sardo: “Gli Echinidi del Miocene della Sardegna”, “I Pettinidi del Miocene della Sardegna” e “I Pesci del Miocene della Sardegna”. Particolarmente interessata alla diffusione della paleontologia in Sardegna, negli anni ‘70, scrive “Animali e piante fossili della Sardegna”, opera divulgativa di indiscusso valore storico, dedicata ai giovani e agli amatori e che contiene una sintesi delle conoscenze paleontologiche isolane ottenute fino a quegli anni. Ormai mezzo secolo di ricerche ci separano dall’anno della prima pubblicazione di “Animali e Piante Fossili della Sardegna” (1974). Questo rende i contenuti dell’opera inevitabilmente datati ma non cancella l’importanza che questo libro ha rivestito nel riuscire ad accompagnare indietro nel tempo generazioni di appassionati di paleontologia. Qualche anno fa ho deciso di creare una pagina di divulgazione su Facebook in cui parlo di geologia e paleontologia della Sardegna. Poiché devo molto al libro scritto dalla Comaschi Caria ho deciso di omaggiarla dandogli il nome della sua opera.» conclude. «Ida Comaschi Caria termina la sua proficua e laboriosa esistenza a Cagliari il 12 Settembre 1987, lasciando ai posteri una cinquantina di pubblicazioni tra opere di carattere scientifico e divulgativo.»
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