In Sardegna c’è una domus de janas decorata talmente bella da chiamarsi “S’incantu”
La sua bellezza risalente a cinquemila anni fa, la rende la più spettacolare tra le 215 dome scolpite o dipinte(e su 3500 totali) scoperte nell’isola.
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La Tomba dell’Architettura Dipinta, nota come S’Incantu, è la più famosa delle quattro Domus de Janas nella necropoli di monte Siseri, nel comune di Putifigari (SS) in Sardegna.
La sua bellezza risalente a cinquemila anni fa, la rende la più spettacolare tra le 215 dome scolpite o dipinte(e su 3500 totali) scoperte nell’isola.
L’interno della tomba raggiunge l’apice dell’arte neolitica grazie alla complessità e all’armonia architettonica, alla ricchezza e alla varietà di decori e colori, e alla ricercatezza legata all’attenzione dei popoli prenuragici nei confronti dei defunti. Fu scoperta nel 1989 ed è datata tra il Neolitico recente e l’Eneolitico (3200-2600 a.C.); essa fu utilizzata sino all’epoca romana.
La tomba si trova lungo il pendio del Siseri, a quota 850 metri, ed è la tomba I del sepolcreto scavato ad anfiteatro. A poche decine di metri di distanza si trovano le tombe II e III, parzialmente danneggiate e soggette all’inondazione a causa del crollo parziale dei loro soffitti. Sul versante opposto del monte, a 700 metri dalle altre tre, si trova la quarta tomba chiamata Badde de Janas, anch’essa danneggiata.
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(VIDEO) Un documentario del 1953 racconta gli abiti tradizionali dell’entroterra sardo

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«Un senso infinito di spazio e solitudine»: così il documentarista e regista sardo Fiorenzo Serra descrive la sua prima impressione dell’Isola nel bellissimo documentario realizzato nel 1953. Un lavoro prezioso, valorizzato dalle musiche del compositore cagliaritano Ennio Porrino, che accompagna con delicatezza le immagini di una Sardegna ancora profondamente rurale e autentica.
Il documentario offre uno sguardo analitico e distaccato sulla vita nell’Isola nel secondo dopoguerra, concentrandosi soprattutto sulle zone interne: Oliena, Desulo, Busachi, Samugheo e alcuni centri del Campidano. Serra osserva con attenzione i paesaggi, le persone e le tradizioni, catturando dettagli che oggi rappresentano un patrimonio culturale unico.
In uno spezzone recentemente pubblicato su YouTube, il narratore si sofferma sui costumi sardi, considerati un unicum non solo in Italia ma nel mondo. «I costumi della Sardegna non sono solo folklore ma un fatto di vita, il simbolo di un mondo che scompare, l’ultimo vivo barlume di una favolosa stagione».
Il documentario di Fiorenzo Serra resta così non solo un’opera cinematografica, ma anche un testimone prezioso della memoria storica e culturale della Sardegna, capace di emozionare e affascinare ancora oggi.
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