In Sardegna c’è una domus de janas decorata talmente bella da chiamarsi “S’incantu”

La sua bellezza risalente a cinquemila anni fa, la rende la più spettacolare tra le 215 dome scolpite o dipinte(e su 3500 totali) scoperte nell’isola.
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La Tomba dell’Architettura Dipinta, nota come S’Incantu, è la più famosa delle quattro Domus de Janas nella necropoli di monte Siseri, nel comune di Putifigari (SS) in Sardegna.
La sua bellezza risalente a cinquemila anni fa, la rende la più spettacolare tra le 215 dome scolpite o dipinte(e su 3500 totali) scoperte nell’isola.
L’interno della tomba raggiunge l’apice dell’arte neolitica grazie alla complessità e all’armonia architettonica, alla ricchezza e alla varietà di decori e colori, e alla ricercatezza legata all’attenzione dei popoli prenuragici nei confronti dei defunti. Fu scoperta nel 1989 ed è datata tra il Neolitico recente e l’Eneolitico (3200-2600 a.C.); essa fu utilizzata sino all’epoca romana.
La tomba si trova lungo il pendio del Siseri, a quota 850 metri, ed è la tomba I del sepolcreto scavato ad anfiteatro. A poche decine di metri di distanza si trovano le tombe II e III, parzialmente danneggiate e soggette all’inondazione a causa del crollo parziale dei loro soffitti. Sul versante opposto del monte, a 700 metri dalle altre tre, si trova la quarta tomba chiamata Badde de Janas, anch’essa danneggiata.

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Tortolì, corteo in sostegno alla Palestina: dalla Sardegna un grido contro guerra e oppressione

Il 20 settembre Tortolì diventerà teatro di una manifestazione organizzata dalle Bruxas Ogliastrinas in solidarietà con il popolo palestinese. L’appuntamento è fissato alle 18 in piazza Fra Locci e intende richiamare l’attenzione su un conflitto che da decenni insanguina il Medio Oriente e che, secondo le promotrici, coinvolge indirettamente anche la Sardegna.
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Tortolì, corteo in sostegno alla Palestina: dalla Sardegna un grido contro guerra e oppressione.
Il 20 settembre Tortolì diventerà teatro di una manifestazione organizzata dalle Bruxas Ogliastrinas in solidarietà con il popolo palestinese. L’appuntamento è fissato alle 18 in piazza Fra Locci e intende richiamare l’attenzione su un conflitto che da decenni insanguina il Medio Oriente e che, secondo le promotrici, coinvolge indirettamente anche la Sardegna.
Al centro delle accuse c’è la presenza, a Tortolì, dell’Intermare, cantiere della multinazionale Saipem che ha sottoscritto accordi milionari con Haifa Group, società israeliana attiva nel settore agricolo. Secondo le attiviste, tali contratti appaiono contraddittori in un momento in cui Israele continua a distruggere coltivazioni palestinesi e a minare un’economia agricola che storicamente ha rappresentato la base di sostentamento del popolo palestinese. A questa contraddizione si aggiungono, denunciano, le recenti notizie sulla permanenza in Sardegna di soldati israeliani ospitati per periodi di riposo dopo il fronte di guerra e protetti dalle istituzioni come obiettivi sensibili. Un fatto che, sempre secondo le organizzatrici, stride con le limitazioni imposte a chi protesta contro questa presenza, come dimostrano i fogli di via emessi a Olbia.
Il corteo vuole anche riportare l’attenzione sul ruolo della Sardegna come punto strategico nel settore bellico. L’isola ospita infatti poligoni militari tra i più estesi d’Europa, impianti per la sperimentazione e la produzione di armi, fabbriche di bombe e aree di addestramento. Tutti elementi che, secondo i promotori della manifestazione, legano la regione a un sistema globale di conflitti e di oppressione.
Tra i temi sollevati ci sarà spazio anche per la Global Sumud Flotilla, iniziativa internazionale che intende rompere il blocco navale imposto a Gaza e portare aiuti umanitari alla popolazione. Per le attiviste si tratta di un’azione simbolicamente potente, capace di mostrare l’inerzia delle istituzioni e al tempo stesso di restituire speranza a chi crede ancora nella solidarietà, nella resistenza civile e nel diritto all’autodeterminazione.
Gli organizzatori ribadiscono che la questione palestinese non è soltanto politica ma anche sociale e culturale, perché riguarda l’autodeterminazione dei popoli e i diritti fondamentali. Nella loro visione, il colonialismo, il razzismo, l’arabofobia e il patriarcato rappresentano espressioni di un medesimo sistema di oppressione, contro il quale è necessario schierarsi.
Il corteo di Tortolì si inserisce dunque in un contesto di mobilitazioni che attraversano l’Europa e il mondo, con l’obiettivo di tenere viva l’attenzione sulla Palestina e di affermare un messaggio che le organizzatrici sintetizzano con una sola espressione: Palestina libera.

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