Era il 10 marzo 1964 e in una mattinata di sole il pastore ventiquattrenne Giuseppe Mureddu si trovava al lavoro nelle campagne di Fonni.

Si trattava di un’epoca piuttosto concitata. I reparti delle Forze d’Occupazione Italiane avevano infatti occupato la Barbagia per svolgere operazioni di repressione del banditismo.

Quando arrivò la polizia, Mureddu, incensurato, era impegnato nelle solite faccende quotidiane. Nessuna spiegazione, solo un mandato d’arresto per una rapina compiuta tempo prima a Cuglieri, dall’altra parte della Sardegna.

Senza opporre resistenza il giovane si lasciò  caricare sulla 600 degli agenti per essere trasportato al commissariato di Orgosolo dove fu trattenuto per 24 ore, nonostante le condizioni di salute in cui versava a causa delle botte ricevute dopo l’arresto.

Secondo un testimone, quando scese dalla macchina per entrare in commissariato, il pastore appariva già  molto debilitato, tanto da non riuscire neanche a reggersi in piedi.

Nonostante i lamenti e la forte sofferenza venne trasferito nel carcere di Nuoro. Il dolore però era troppo pesante da sopportare e un’ora dopo Mureddu cadde in preda a un collasso. Solo allora gli venne somministrata la coramina e solo allora si decise di chiamare un’ambulanza per il trasporto in ospedale.

Una volta arrivato non rimase altro che constatare il decesso del giovane pastore, deceduto durante il viaggio.

Il medico di guardia rivelò, in seguito, di avere ricevuto forti pressioni da parte della polizia affinché iscrivesse Giuseppe Mureddu come “vivo” nel registro di entrata dell’ospedale, mentre la stampa accreditò la versione poliziesca secondo la quale l’uomo sentendosi braccato si sarebbe tolto la vita infilandosi un fazzoletto in bocca. Una versione, viste le condizioni del corpo, che non convinse i familiari poiché risultava chiaro che Giuseppe Mureddu era deceduto in seguito “a uno choc traumatico provocato da gravi lesioni”.

Il fegato era spappolato. Divenne subito chiaro che il 24enne era morto a causa dei violenti pestaggi da parte del Commissario Greco e dei suoi 4 uomini. I cinque furono rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio preterintenzionale aggravato ma non furono mai puniti per l’aggressione a Mureddu. Tempo dopo, quando le luci dei riflettori si erano ormai spente sulle sorti del pastore, Greco e i suoi complici furono prosciolti e trasferiti in altra sede, dove poterono proseguire la propria carriera indisturbati e impuniti.

È arrivata da Seui la notizia che nessuno avrebbe voluto ricevere: Antonio Chillotti, per tutti il dottor Chillotti, si è spento dopo aver da poco festeggiato i suoi 101 anni, compiuti lo scorso novembre. Figura amatissima, farmacista e professore, rappresentava un autentico esempio di quella che gli studiosi definiscono “vecchiaia attiva”: una vita lunga, vissuta con curiosità, impegno e profondo legame con la comunità.

Dott Antonio Chillotti, Seui PH Pierino Vargiu

Nato a Seui, aveva intrapreso gli studi al seminario di Lanusei prima di laurearsi in Farmacia nel 1953. L’anno successivo aveva sposato Carmen Piga, con la quale ha costruito una famiglia numerosa, composta da cinque figli. Rilevata la farmacia del padre, ha esercitato la professione per oltre mezzo secolo, diventando un punto di riferimento per generazioni di cittadini: sempre pronto a dispensare non solo farmaci, ma anche saggezza, ascolto e umanità.

Dott Antonio Chillotti, Seui PH Pierino Vargiu

Il dottor Chillotti lascia un’eredità profonda, fatta di dedizione, passione e radici salde nella sua terra. La comunità di Seui, oggi, ne ricorda la gentilezza, l’instancabile operosità e il sorriso che lo accompagnava ovunque.

Un ringraziamento speciale va, come sempre, a Pierino Vargiu e Angela Mereu, ambasciatori dei centenari sardi, per le preziose informazioni e la bellissima fotografia che accompagna il ricordo di una figura indimenticabile.