Convivere con il Morbo di Crohn: la 57enne sestese Annarita Bonfasto racconta la sua vita da stomizzata

«Purtroppo le cure non erano efficaci nel mio caso, così i medici hanno subito optato per il confezionamento di una ileostomia. Sono stata aiutata dai medici, sia a gestirla che ad accettarla.» Ironica, sorridente e disponibile, la 57enne di Sestu Annarita Bonfasto è anche una combattente: chi conosce o soffre del Morbo di Crohn sa che significa convivere con una patologia simile
Ironica, sorridente – nonostante tutto, che è una delle espressioni più magiche del mondo – e disponibile, la 57enne di Sestu Annarita Bonfasto è anche una combattente: chi conosce o soffre del Morbo di Crohn sa che significa convivere con una patologia simile. Non si butta mai giù, anzi, ha due obiettivi: uno è dare speranza, in piena linea con il suo carattere spumeggiante, e l’altra è sensibilizzare su questo morbo che è subdolo.
«Avere il Morbo di Crohn consiste nel vivere con una malattia clinica intestinale» spiega. «Si hanno dolori intestinali: ogni volta che l’intestino riceve qualcosa, che sia solido o liquido, è come se non lo accettasse… così sopraggiungono scariche tremende.»
Ma torniamo indietro di vent’anni: è il 2001 quando Annarita inizia ad avere problemi di stitichezza e scariche, accompagnate da perdite di sangue. Solo dopo, la diagnosi.
«I primi anni è stata dura con tutti quei ricoveri, consideriamo che mio figlio aveva appena 6 anni. Tuttavia, con l’aiuto dei medici e dei miei famigliari sono riuscita piano piano ad affrontare i problemi causati dalla mia patologia, riuscendo anche a conviverci.»
Poca informazione, abbiamo detto, con – come conseguenza – il fatto che siano molte le persone che non hanno la più pallida idea di cosa comporti.
«La sensibilizzazione è davvero importante, specialmente per quelle persone che hanno paura e che non sono seguite da nessun specialista. Bisogna sempre parlare di queste malattie poco conosciute e sempre più presenti nel nostro territorio e in tutta Italia» dice la Bonfasto, perentoria. «Consiglio sempre di prendere coscienza della propria malattia e di affidarsi a medici competenti. E non solo: spesso si ha bisogno anche di un aiuto psicologico in modo da evitare i brutti pensieri, visto che il cervello è collegato all’intestino e il Morbo di Crohn purtroppo attacca proprio il nostro apparato intestinale.»
L’aiuto, chiarisce, le è sempre arrivato dalla famiglia: «Mi hanno dato il coraggio di lottare per cambiare la mia vita. Purtroppo le cure non erano efficaci nel mio caso, così i medici hanno subito optato per il confezionamento di una ileostomia. Sono stata aiutata dai medici, sia a gestirla che ad accettarla.»
Ma Annarita fa parte anche di un’associazione importante, che aiuta appunto i malati a accettare tutto e a gestire la situazione di disagio nel migliore dei modi.
«L’AISTOM SARDEGNA è un’associazione creata per dare aiuto agli stomizzati sardi, per dare loro conforto, aiuto nella gestione e – più importante – per non sentirsi soli. Ci troviamo in Via Lanusei, 23, a Cagliari. Abbiamo fatto rete con tutti gli ospedali pubblici e privati del nostro territorio, ma sono presenti anche ospedali a Milano, Torino, Firenze, e tanti altri.»
Il loro ambulatorio è il primo in Sardegna che offre servizi completamente gratuiti: «Lo abbiamo fatto nascere per aiutare chi ha bisogno anche psicologicamente, e non è diretto solo al portatore di stomia ma anche ai famigliari.»
Eh sì, perché purtroppo la famiglia deve essere un nido per il paziente, aiutarlo e rasserenarlo, e ciò è possibile se tutto è stato metabolizzato dai suoi membri.
E per il futuro? Be’, la Bonfasto è chiara: «Spero nell’evoluzione della scienza e della medicina, così da poter trovare comunque soluzioni meno invasive per il paziente.»

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