“La Divina Commedia” fu tradotta in sardo: l’incredibile impresa di Pietro Casu

"Sa 'ucca alza' da su feroze pastu, su peccadore, frobbendhela in pilos de su 'attile ch'haia' guastu". L'incipit del XXXIII canto del conte Ugolino tradotto in sardo da Pietro Casu: nella letteratura dell'Isola l'opera di traduzione di una delle colonne della letteratura italiana.
Tra i personaggi di Sardegna che hanno dato un apporto considerevole alla letteratura, e in generale alla cultura, isolana si può citare Pietro Casu. Nato a Berchidda nel 1878, sacerdote, teologo e insegnante, fu parroco di Oschiri e del suo paese natale.
In una Sardegna inglobata nel neonato Regno d’Italia, Casu diede forze alla vitalità della lingua sarda, anche attraverso alle sue prediche, che lo resero famoso in tutta l’Isola. Studioso della limba, lavorò alla compilazione di un dizionario, rimasto inedito.
Come riportato anche Giovanni Pirodda, Pietro Casu rappresentò la materia linguistica sarda non solo attraverso la produzione di numerose poesie e romanzi, ma anche grazie alla traduzione della monumentale opera de “La Divina Commedia” di Dante Alighieri.
Questo lavoro di traduzione in sardo di una delle colonne portanti del volgare italiano costituì di certo una notevole impresa linguistica, sebbene, secondo molti critici letterari, l’opera del Casu, “Sa Divina Cumedia de Dante in limba salda”, sembrò risentire in alcune parti di una certa approssimazione.

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