“Janas, cogas, Mommotti”: come raccontare le creature fantastiche sarde ai bambini di oggi

Come possiamo raccontare le figure mitologiche della nostra tradizione ai bambini della nuova generazione? Ecco i consigli di Teresa Porcella e Luana Astore, autrice ed editrice della Telos Edizioni
“Arcaiche, primordiali, bivalenti, in equilibrio tra sostegno e punizione, tra protezione e spauracchio: sono in arrivo le creature fantastiche e perturbanti che popolano la Sardegna. È una tradizione con una forte energia femminile quella che permea e compone il mondo fantastico sardo: come una madre onnipresente e vigile protegge, mette paura, sostiene e allontana dai pericoli, controlla, difende. Gli esseri maschili sono in prevalenza orchi e folletti. Il viaggio tra le creature che abitano la Sardegna è un percorso che conduce tra i misteri e i segreti di un’isola che ancora nasconde e difende le sue origini, poliedrica, mutevole, tra mare e montagna, piane infinite e dune di sabbia. ” …è così che vengono presentate le figure leggendarie della nostra regione nel libro “Janas, cogas, Mommotti e altri esseri fantastici della Sardegna” della Telos edizioni, dell’autrice Teresa Porcella, con illustrazioni di Ignazio Fulghesu.
Fa parte della collana “147 Mostro che parla!”, che ha come scopo quello di mantenere vivo l’interesse dei bambini per il patrimonio fantastico e folklorico italiano. Ogni volume contiene 7 storie di 7 esseri o creature fantastiche di una regione d’Italia ambientate al giorno d’oggi. Al termine di ogni storia è presente una scheda descrittiva di ogni figura. Il libro, come tutti i titoli di Telos Edizioni, presenta un testo ad alta leggibilità e include un audiolibro letto dall’autrice, scaricabile con QR code in quarta di copertina.
Prima di addentrarci nel misterioso viaggio raccontato nel libro, conosciamo “gli artefici” di questa avventura!
L’autrice, Teresa Porcella, è originaria di Cagliari, ed è anche performer, editor e formatrice. Svolge attività in tutta Italia. I suoi libri sono stati tradotti in Spagna, Messico, Stati Uniti, Brasile, Cina, Turchia.
L’illustratore, Ignazio Fulghesu, è di Laconi, ma da molti anni vive a Cagliari, dove si occupa di progettazione grafica e illustrazione.
La casa editrice Telos edizioni è nata a Campobasso nel 2017 da Luana Astore, dottoressa di ricerca in Filosofia e attualmente docente a contratto presso l’Università degli studi del Molise.
Telos è una casa editrice indipendente dedicata alla letteratura per l’infanzia e l’adolescenza, attenta alla sperimentazione di nuovi modi di fare editoria. L’interazione tra la carta e il digitale rappresenta uno dei suoi punti di interesse. Attualmente ha due sedi operative: una a Campobasso e una a Roma.
Le riflessioni che mi sono posta quando ho scoperto questo libro sono state: sarei in grado di raccontare ai miei futuri figli e nipoti i miti e le leggende della tradizione, esattamente come hanno fatto le mie nonne e i miei genitori? Come potrei colmare eventuali vuoti e trovare il giusto modo per spiegare queste figure alla nuova generazione, cercando di mantenere vive le nostre radici? Non è sicuramente facile rivolgersi ai bambini nella maniera più efficace. Come anticipato, in questo libro vengono raccontate 7 figure mitologiche della nostra fantastica regione. Avrete modo di conoscerle tutte, ma cominciamo ovviamente con il primo, ovvero Mommotti.
– Quali strategie avete intrapreso e quali obiettivi vi siete poste nel trovare un modo per spiegare e raccontare la figura di Mommotti ai bambini?
Teresa: L’obiettivo non era quello di spiegare la figura di Mommotti, ma di raccontarla. Quando si tratta di una figura tradizionale come questa, ovvero l’uomo nero, emblema del pericolo e dell’uomo che punisce i bambini cattivi, quindi personificazione della giustizia e del senso di colpa, per farlo agire basta lasciare che il suo portato simbolico entri in contatto con il mondo di oggi, dove i sensi di colpa sono bassi e siamo più abituati a far ragionare i bambini sul fatto che non è necessario un intervento esterno per trovare la buona condotta. In questo caso, avendo ambientato la storia nella contemporaneità, con un bambino che ha capito che le paure sono più un problema degli adulti – e glielo faccio anche dire, il bambino protagonista afferma infatti di cominciare ad avere paura quando diventa grande – , nel momento in cui incontra Mommotti entra in campo la naturalezza dell’ironia e innocenza infantile. Lo invita a stare con lui e vuole ascoltare le storie. In questo caso Mommotti, quindi la pura, si fa addomesticare dal racconto. Quindi il bambino fa ciò che chi narra, in questo caso io, fa quando racconta le storie, ovvero addomesticare le paure. Questo è stato lo stratagemma.
– Quali sono le difficoltà riscontrabili nel cercare un modo per avvicinare i bambini di oggi (figli di un mondo diverso da quello vissuto dalle generazioni che hanno creato e mantenuto queste leggende) alle tradizioni antiche della Sardegna che restano immutate nonostante i cambiamenti degli anni “moderni”?
Teresa: Il valore simbolico degli esseri fantastici e dei racconti non cambia nel tempo, è vero che cambia il mondo attorno a noi e le generazioni contemporanee hanno altri strumenti, però se è vero che i racconti sono vecchi, i bambini sono sempre nuovi; quindi, ogni bambino vive la crescita in un modo unico. Quello che i bambini di oggi hanno di diverso è che capiscono che i racconti sono simbolici e le emblematizzazioni che noi facciamo delle paure e dei desideri dentro un racconto funzionano perché l’essere umano è simbolico, quindi alla fine non ci sono molti stratagemmi se non trovare dei modi diversi per ambientare le storie. Il passato crea una magia maggiore ed è quella che mi piacerebbe che i bambini scoprissero andando a cercare la storia tradizionale. L’ambientazione del presente, che è quella che trovano nel libro, è quella che fa sentire che il fantastico è sempre possibile, anche oggi, e non riguarda solo le generazioni passate. Questa percezione del fantastico come possibilità che si declina nel tempo è quell’elemento che gli permette di trovare una solidarietà con chi è più grande e racconta, in questa complicità della scoperta di ciò che non si vede tra adulti e bambini.
– Teresa, date le tue origini sarde, che ricordi hai relativi a questa figura mitologica? Vuoi raccontarci qualche aneddoto della tua infanzia?
Su Mommotti, nella mia infanzia, l’aneddotica è quella che ha ogni bambino della mia generazione, ma anche di oggi, credo. Era utilizzato come un nome magico: “Se non ti comporti bene, viene Mommotti”. Però devo dire che, avendo avuto genitori che hanno sempre raccontato delle fiabe, in particolare da parte di mia mamma c’era una tradizione narrativa molto forte – la sorella di mamma è stata una grande narratrice orale che ipnotizzava tutti noi bambini -, si puntava di più su fiabe non propriamente sarde, ma delle tradizioni europee e italiane. Quindi, Mommotti è entrato maggiormente nei modi di dire, più che altro, perché ci non interessava l’idea dello spauracchio in sé. Quello che ricordo in maniera chiara è che Mommotti era un nome che mi faceva molto ridere, non lo percepivo come qualcuno che mi faceva davvero paura. Forse perché il nome, ”Mommotti”, aveva qualcosa di riconducibile alla “mamma”. Questo gioco che nella mia testa ha funzionato quando ero piccola, ho provato a riportarlo nella storia, richiamando l’idea del mostro con cui forse si poteva giocare. Me la son portata dietro dall’infanzia come suggestione sonora che ha giocato sul mio inconscio anche quando poi ho scritto questo libro.
– Se doveste spiegare in poche e semplici righe, a dei bambini di origini diverse da quelle sarde, chi è Mommoti per introdurlo alla lettura del libro?
Luana: Mommotti è nell’immaginario l’Uomo nero, quello che si attende arrivare di notte, nel buio, a generare terrore. Conoscendolo meglio, Mommotti è un personaggio dai tratti teneri che sembra addirittura godere della buona compagnia! Chi l’avrebbe mai detto? Proprio in questa apparente dissonanza si innesca il fascino del fantastico nella sua radice perturbante, ovvero di qualcosa che è noto ma non familiare e che lo diventa se lo si porta a nuova conoscenza. Leggendo il racconto si scoprirà il perché!
Teresa: Mommotti è l’uomo nero, ovvero l’orco che mangia i bambini che si comportano male e che esiste in tutte le tradizioni. Serve a ricordare che se ti comporti bene non hai nulla da temere e se invece sei disobbediente e irrispettoso prima o poi qualcuno ti punirà. Anche nella tradizione sarda riporta tutte le caratteristiche proprie: ha un cappuccio, un mantello che lo copre e che da un lato è simbolico perché si ricollega alla morte, ha un sacco dove ti nasconde e una falce. È un uomo un po’ brigante. È l’adulto o la giustizia che ti punisce.
– Possiamo intravedere, nella vostra missione, un triplice scopo: rafforzare e mantenere le tradizioni sarde per i giovani e le future generazioni locali; far sì che le leggende vengano conosciute al di fuori dei confini regionali; magari anche far sì che figure leggendarie che possono spaventare i bambini, possano essere visti in maniera più divertente e con altri occhi dopo la lettura della storia. Siete d’accordo?
Luana: Sono assolutamente d’accordo. Uno degli obiettivi della collana è proprio quello di avvicinare i bambini ma anche gli adulti alle antiche tradizioni legate al fantastico, ambientando le storie nel tempo presente e scegliendo autori originari di quella regione che ne sappiano valorizzare i contrasti e le sfumature. In questo caso Teresa Porcella e Ignazio Fulghesu, (che hanno un doppio ruolo: curatrice e grafico di collana e autrice e illustratore del volume) hanno saputo raccontare magistralmente di una Sardegna pregna di natura e mistero, dove gli odori e i colori arrivano diretti nel cuore dei lettori, come arrivano forti le connotazioni delle diverse creature che si incontrano.
Teresa: Sono vere queste affermazioni, alla base di tutto questo c’è che bisogna tenere vivo dentro di noi quello che sono i nutrimenti che arrivano dal terreno in cui siamo cresciuti. Le nostre radici come esseri umani non stanno solo nella famiglia ma anche nel contesto, nella lingua, quei suoni ci costituiscono. Posso dire “uomo nero” in tutti i dialetti possibili e immaginabili, ma se dico Mommotti suona in maniera più forte e profonda. La cosa bella di questi racconti è che vogliono regalare dentro un libro un passaggio, che è quello della tradizione orale da cui derivano, ed è anche il motivo per cui ogni libro è anche un audiolibro. La complicità con cui un autore racconta le storie, le rende parte di una verità, non soltanto quella simbolica della fiaba, ma quella di chi la racconta in quanto essere umano verso chi ascolta. L’intenzione con cui io racconto fa conoscere di più non solo Teresa in quanto tale, ma in quanto tassello di una terra che ha regalato a me che racconto una verità che spero verrà condivisa da chi ascolta.

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