Tra i pastori in Sardegna esistono dei termini molto in uso che descrivono le qualità di un singolo animale.

Tra questi ce n’è sono alcuni che indicano tipologie di ovini molto ben precise: saccaia, sementusa e bidusta.

La parola saccaia, in lingua sarda, si riferisce a una pecora molto giovane. La saccaia è una femmina di circa un anno che non ha ancora partorito.

La saccaia viene dopo l’agnello e l’agnellone (sei mesi) e prima della “sementusa”, un ovino femmina di circa due anni, e la bidusta, una giovane pecora di 36 mesi.

La pecora propriamente detta viene considerata tale solo dai 4 anni in su. La denominazione cambia quindi ogni anno, più precisamente dopo ogni parto: la saccaia, per intenderci, è la pecora che si accinge a dare alla vita una prole per la prima volta.

Il corbezzolo (Arbutus unedo) è una pianta conosciuta per la sua capacità di reagire agli incendi e di riprendere velocemente la crescita. È un arbusto sempreverde con foglie dure e coriacee, tipico della macchia mediterranea. Dopo un incendio, il corbezzolo è in grado di emettere vigorosi polloni che gli consentono di vegetare nuovamente in maniera rapida.

Foto Agenzia Regionale Forestas

Il corbezzolo resiste alle fiamme grazie alla sua corteccia spessa e alle foglie sclerofilliche. Dopo un incendio, il corbezzolo può riprendere la sua crescita attraverso la gemmazione dei polloni presenti sotto la superficie del suolo che permettono alla pianta di ripristinare rapidamente la sua vegetazione.

Foto Agenzia Regionale Forestas

Il corbezzolo svolge un ruolo importante nel ripristino vegetativo dopo gli incendi, contribuendo alla colonizzazione del territorio, infatti viene utilizzato anche per i rimboschimenti e il consolidamento delle dune.