“Pole pole hakuna matata”. La vita “senza fretta” di Alessia Congiu, da Nuoro a Zanzibar
Quali sono gli ingredienti per una vita felice? Ce lo racconta Alessia Congiu, una globe-trotter nuorese di 28 anni: sole, mare, sabbia, calma, libertà, Zanzibar!
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Questa è la storia di una ragazza viaggiatrice, che dall’Atene Sarda, Nuoro, ha spiccato il volo ed è cresciuta libera nel mondo. Oggi si trova a Zanzibar e qui ha creato il suo nido, fra la sabbia, il mare e un’atmosfera calma e rilassata tipica del posto. Alessia Congiu, 28enne, ha infranto la comfort zone in modo romantico, e con questa intervista scopriremo come e perché. Conosciamola meglio. Alessia, da quanti anni vivi a Zanzibar, qual è il tuo background? Vivo a Zanzibar da quasi 4 anni! Prima di trasferirmi su questa magica isola lavoravo per un Tour Operator Italiano che mi ha dato la possibilità di viaggiare per tutto il mondo. Proprio quando avevo deciso di fermarmi per avere una vita un po’ meno caotica e più stabile, mi è stata proposta un’ultima destinazione: Zanzibar. Sono arrivata nel 2018 e da allora non l’ho più lasciata. Raccontaci di Bento, come è nato? Di cosa si tratta? Un aneddoto interessante accaduto? Quando è scoppiato il COVID nel 2020, mi trovavo a Zanzibar per la mia seconda stagione e lavoravo in un meraviglioso Hotel a Paje nella costa sud-est. L’isola non ha mai chiuso al turismo, perciò gli anni del COVID sono stati gli anni del suo boom – prima principalmente visitata da italiani, ha cominciato ad essere conosciuta in tutto il mondo. Una delle cose più difficili a cui abituarsi quando si vive in Africa (ancor più su un’isola dell’Africa!) è sicuramente lo stile di vita locale, il moto di Zanzibar è “pole pole, hakuna matata” che come saprete dal Re Leone in Swahili significa “piano piano, nessun problema!”, la risposta che viene data a qualsiasi piccolo inconveniente che insorge, specialmente quando si tratta della ristorazione: ore e ore di attesa per un semplicissimo piatto (perché ricordiamoci che chi va piano arriva sano e va lontano, ma non quando si è affamati).
Insieme al mio fidanzato e degli amici stretti abbiamo quindi deciso di dar vita a Bento, il primo Food Court in Tanzania, fatto esclusivamente di container. La cosa che contraddistingue Bento da qualsiasi altro ristorante sull’isola oltre al design? I 5 minuti di attesa per poter mangiare! La felicità di qualsiasi expat e turista e una nuova esperienza per i locali. Piedi nudi, sole e sabbia 365 giorni l’anno. Tu, non solo vivi lontana da casa, ma in una dimensione totalmente differente, per tanti un sogno. C’è qualcosa che ti manca di casa? Le spiagge di sabbia bianchissima, il mare cristallino, le palme, il kitesurf e l’accoglienza delle persone del posto sono sicuramente uno dei motivi per cui mi sono innamorata di quest’isola. Come in ogni posto però, c’è sempre il rovescio della medaglia. Zanzibar è molto isolata rispetto alla “terraferma”, nonostante sia un’isola esclusiva e molto turistica si tratta pur sempre di un paese in via di sviluppo. La corrente si ricarica con delle schedine telefoniche, l’acqua viene trasportata da grandi camion, a volte abbiamo dei tagli di corrente che durano quasi giornate intere e la connessione internet è, anche lei, molto “pole pole”. Non abbiamo grandi centri commerciali, supermercati o i comfort che a casa diamo sempre per scontati; vivendo qui ci si distacca dal consumismo, si imparano dei valori importanti come quello della pazienza e del saper apprezzare le piccole cose. Molte volte tutte queste mancanze stancano e mi fanno sentire nostalgica e diversa. Torno a casa solo una volta all’anno per un paio di settimane e ogni volta è una sensazione stranissima! Dover indossare le scarpe, vedere i grandi palazzi, affrontare il freddo o semplicemente ri-abituarmi alla vita frenetica in cui tutto è fatto di corsa mi fa capire quanto sia fortunata a poter vivere lontana dalla routine e dalle “gabbie di cemento”, come le chiamano qua.
Hai un sogno nel cassetto? Ora come ora l’unica cosa che posso dire è che il mio sogno nel cassetto lo vivo da 4 anni e non cambierei una singola cosa. Zanzibar è un’isola magica, circondata dal profumo delle spezie, un’isola ferma nel tempo in cui poter vivere la vita senza ansia e senza stress, in cui riempire gli occhi di colori mai visti e sentirsi a casa in un posto che casa non è. È un’esperienza che tutti nella vita dovrebbero provare almeno una volta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA Valanga fatale in Nepal: muore Paolo Cocco, il fotografo e alpinista di origini sarde![]() Tragedia sul Dolma Khang: muore Paolo Cocco, l’alpinista di origini sarde tra le vittime della valanga.
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canale WhatsApp Paolo Cocco, 41 anni, fotografo, alpinista ed ex vicesindaco di Fara San Martino (Chieti), aveva radici che parlavano anche sardo: la sua famiglia proveniva dall’Isola. Cocco è stato travolto nei giorni scorsi da una valanga sul Dolma Khang, vetta di 6.300 metri al confine settentrionale del Nepal, dove si trovava insieme all’amico e compagno di cordata Marco Di Marcello, biologo teramano di 37 anni, tuttora disperso. I due stavano tentando un’ascesa storica: nessun italiano aveva mai raggiunto quella cima. Il maltempo, violento e improvviso, ha trasformato l’impresa in tragedia coinvolgendo più alpinisti internazionali. ![]() Post del sindaco di Fara San Martino A confermare la morte di Paolo è stato il sindaco di Fara San Martino, Antonio Tavani, amico e compagno di tante stagioni amministrative: «È un dolore che ci attraversa tutti. Paolo era un ragazzo straordinario, una presenza luminosa. Se ne va un pezzo della nostra comunità». Partito il 24 ottobre, sarebbe dovuto rientrare in Italia il 20 novembre. Negli ultimi anni viveva in Austria, dove lavorava come grafico, ma tornava spesso nel paese d’origine, a cui era profondamente legato. Proprio lì, poche settimane fa, aveva festeggiato i cento anni della nonna: una delle ultime immagini che la comunità conserva di lui, sorridente, circondato dagli affetti. Nella sua vita si intrecciavano due territori diversi ma simili nel cuore: la Sardegna delle sue origini familiari e l’Abruzzo che lo aveva cresciuto. Ora la comunità attende notizie di Marco, l’amico che con lui ha condiviso il sogno dell’alta quota. «Continuiamo a sperare», ha detto il sindaco.
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