L’orbace, tessuto base del costume sardo, soprattutto maschile, veniva utilizzato per realizzare in particolare “Su Saccu”, un mantello da lavoro dalla fattura semplicissima che proteggeva dal freddo e dalla pioggia. Grazie a una tecnica particolare infatti, la follatura, la lana, lavata e selezionata, veniva divisa in base alla lunghezza delle fibre e poi filata. Le fibre più lunghe costituivano il filo dell’ordito del tessuto, quelle corte il filo della trama.

Una volta tessute le pezze venivano immerse in acqua calda e sapone, pressate e battute finché le singole fibre non si legavano così strettamente le une alle altre da non permettere ai liquidi passare, diventando impermeabili.

Mussolini apprezzò moltissimo le caratteristiche di questo tessuto e avendo fatto dell’autarchia una bandiera, decise che le divise di alcuni corpi come la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale e delle organizzazioni giovanili, Balilla e Giovani Italiane dovessero essere realizzate con quel tessuto.

foto Pastori in moto

Dunque sotto il Regime, la produzione di orbace in Sardegna, dove di certo la materia prima, la lana di pecora, non mancava, visse un periodo di grande crescita. Interi paesi come Arbus e Tiana furono impegnati nella tessitura e vissero un breve periodo di prosperità economica. La richiesta era così alta che si passò dalla produzione manuale a quella meccanica.

Furono infatti installate delle “Gualchiere”, macchine azionate dalla forza di pale spinte dall’acqua simili a quelle dei mulini che azionavano una serie di pistoni che battevano il tessuto per infeltrirlo. A Tiana è ancora presenta una gualchiera perfettamente funzionane. Finito il fascismo però e con l’avvento di tessuti sintetici impermeabili, la produzione di orbace è andata lentamente scomparendo, attualmente ci sono pochissimi artigiani specializzati che la producono.

La misura è colma. Il Comune di Loceri si rivolge alla Procura della Repubblica per denunciare i continui, gravi e intollerabili disservizi causati da Abbanoa nella gestione non solo del servizio idrico ma ora anche del sistema fognario di Loceri.

La decisione è arrivata dopo le segnalazioni dei cittadini che hanno denunciato due importanti sversamenti di liquami dai pozzetti: uno in una strada adiacente a via S’Erriu e Mesu, con diffusione di miasmi insopportabili e contaminazione dei terreni agricoli e di un pozzo utilizzato per l’irrigazione. La seconda riferita alla rottura di un tubo fognario in via Alessandro Volta, che ha causato un pericoloso riversamento di liquami sulla strada, creando un serio rischio per la salute dei cittadini i quali si sono ritrovati a non poter utilizzare i servizi pubblici nelle loro case.

“Abbiamo sopportato abbastanza. Foto e verbali della Polizia Municipale alla mano, ora è il momento di agire con decisione e pretendere giustizia. Chiediamo che la Procura della Repubblica intervenga per garantire che l’ente di gestione del sistema fognario lavori con responsabilità – dichiara il sindaco Gianfranco Lecca – È inaccettabile che la stessa Abbanoa sia la causa dei problemi di salute pubblica e che la nostra comunità debba subire condizioni igienico-sanitarie così degradanti a causa dell’inefficienza dell’ente di gestione. I cittadini di Loceri meritano rispetto e un servizio pubblico all’altezza delle loro necessità. Non possiamo tollerare che liquami fognari invadano le strade, inquinino i terreni agricoli e che Abbanoa non metta immediatamente fine a questi rischi”.

La denuncia-querela presentata dal sindaco Lecca rappresenta un atto di difesa estrema dei diritti dei cittadini di Loceri, che non possono più essere ignorati. “Abbanoa non risponde oramai delle proprie mancanze, chiediamo alla Procura di agire con urgenza per risolvere i problemi segnalati. Per troppo tempo, il Comune di Loceri ha cercato di dialogare e ottenere miglioramenti, ma ogni sforzo è stato vanificato dall’inefficienza e dall’indifferenza di Abbanoa. Ora, con questa denuncia-querela, il Comune esige azioni concrete e immediate. La pazienza è finita”.