Sardi nel mondo. Alessio Masala dalla Sardegna alla California come scelta di vita
Alessio è sempre stato una persona estremamente poliedrica, qualità che gli ha permesso di svolgere diverse professioni. Poi però la grande decisione della sua vita: lasciare la Sardegna e partire per gli "States" nel 2015.
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Alessio Masala è un 42enne di Cagliari che da qualche anno si è trasferito negli Stati Uniti, dove attualmente vive e lavora nella città di Palm Spring – California -.
Fin da giovanissimo si è impegnato nell’attività di famiglia, mentre nel frattempo studiava nell’Istituto Tecnico Statale per Geometri “Bacaredda”, e coltivava le sue grandi passioni – mai sopite -: tennis e modellismo giapponese. Alessio è sempre stato una persona estremamente poliedrica, qualità che gli ha permesso di svolgere diverse professioni.
Poi però la grande decisione della sua vita: lasciare la Sardegna e partire per gli “States” nel 2015.
Cosa ti ha portato ad andare all’estero?
Per undici anni ho lavorato in un call center per conto di una grossa compagnia, ma a un certo punto mi son reso conto che la mia vita non stava andando nella direzione che desideravo veramente. Così ho deciso che piuttosto di restare in Sardegna e continuare a lamentarmi , ho voluto cogliere l’occasione presentatasi grazie a una coppia di amici Nicola Cambuli e Francesca Mallus. Loro vivono a Los Angeles e mi hanno offerto ospitalità per parecchi mesi. Con il loro appoggio e la loro disponibilità, ho potuto studiare l’inglese e ambientarmi con calma.

Di cosa ti occupi negli Stati Uniti?
Attualmente lavoro come Restaurant Manager per una compagnia italiana a Palm Springs. Nel corso degli anni ho lavorato per diverse aziende nazionali e americane ma probabilmente l’esperienza più interessante è stata quella maturata nel catering per le compagnie cinematografiche che mi ha permesso di incontrare e interagire su base quotidiana con personaggi famosi che normalmente vedresti soltanto nel piccolo e grande schermo. Tra questi, il grande regista Steven Spielberg sul set di Ready Player One, inoltre ho lavorato durante la produzione di West world, Lucifer, Suburbicon giusto per citarne alcuni.
Come è stato l’impatto con la nuova realtà?
Posso affermare di essere stato fortunato perché avevo due amici che mi aspettavano e mi hanno accolto in California. Anche grazie a loro ho potuto allargare la mia cerchia di amicizie in maniera molto rapida ed entrare nel mondo del lavoro americano. A livello professionale devo tantissimo a due persone in particolare agli chef Paolo Dessena e Simone Santopietro. Sono loro che mi hanno insegnato le basi della cucina italiana a livello professionale, oltre la gestione a tutto tondo del business. Per quanto riguarda l’impatto con i californiani, posso dire di aver sempre avuto da subito una buona impressione, incontrando soprattutto persone cordiali e disponibili. Anche qui ora ho dei cari amici, ma senz’altro esiste una grande differenza nel modo di rapportarsi tra sardi o italiani e americani. Viviamo i rapporti e le emozioni in maniera più intensa, c’è poco da fare . Mia moglie è un’americana di origine asiatica e per noi la vera cucina è quella italiana e giapponese: siamo molto puntigliosi sotto questo aspetto. Non siamo mai entrato in un McDonald e raramente ci concediamo un pasto da fast food, ma andiamo spesso fuori a cena per provare cibi diversi. A tal proposito in California esiste una varietà incredibile di ristoranti di diverse nazionalità, provenienti da tutti i continenti.

Differenze tra Italia e Stati Uniti?
Abissali, a partire dal punto di vista lavorativo. In California ho sempre avuto l’impressione che la meritocrazia esista. Voglio sottolineare che non sto parlando di un paradiso del lavoro, ma personalmente ho notato che impegnandosi duramente i risultati arrivano. Per quanto riguarda i comportamenti, nella vita di tutti i giorni, in diverse occasioni sono stato testimone del fatto che qui non esiste la “cultura del più furbo”. Qui in generale il cittadino medio è più propenso al rispetto delle regole base e del vivere comune.
Ultimi anni caratterizzati dalla pandemia, come sono stati vissuti negli USA?
Anche qui ci sono stati dei lockdown, ma credo che la situazione sia stata presa un po’ sotto gamba. Al momento c’è sempre l’obbligo della mascherina in ambienti chiusi, ma avrei preferito più impegno sotto quel punto di vista. La vaccinazione invece è stata pubblicizzata e spinta parecchio dalle autorità. Personalmente mi sono sottoposto all’inoculazione immediatamente, visto la mia professione nel settore della ristorazione ho avuto precedenza rispetto ad altre categorie e non ho voluto aspettare.

Consiglieresti ai giovani un’esperienza all’estero?
Assolutamente si, ti prepara ad affrontare ambienti e situazioni al di fuori dalla tua “confort zone” permettendoti di imparare cose nuove e diverse. Inoltre penso che il lavoro all’estero, in linea di massima, sia economicamente più soddisfacente rispetto alla media italiana.
Senti la mancanza della Sardegna?
Ho nostalgia degli amici e dei miei familiari, ma non ho intenzione di rientrare. Al momento sto benissimo qui in California e cerco di rientrare ogni anno in vacanza in Sardegna. Magari in futuro potrei passare 6 mesi all’anno tra l’Isola e gli “States”, ma questo non è il momento giusto.
Un auspicio per il tuo futuro
Ho un progetto che sto sviluppando, ma per ora non ne posso parlare. Per il resto aspetto la cittadinanza americana, spero arrivi entro l’estate, e ho il desiderio di vivere in Giappone per almeno un anno. Ma quest’ultimo auspicio non è semplice, vista anche la difficoltà nell’imparare la lingua, sicuramente non una passeggiata.

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