La leggenda della Mama e’ funtana per tenere lontani i bambini dai pozzi
Secondo alcune versioni, i bambini così catturati vengono trasformati in maialini che pascoleranno nei tunnel sotterranei che furono scavati da Sos Origantes e dei quali Mama 'e funtana si è autoproclamata regina.
Sempre per il ciclo “Leggende spaventose e utili a tenere i bambini fuori dai guai”, troviamo quella de Mama e’ funtana, conosciuta anche come Maria Abbranca (o Branca), Maria Putzu (o Puzzu), Strega e’ funtana, Maria Pettenedda, Maria Farranka (o Farranca), Maria Mangrofa.
La Mama e’ funtana si può trovare frequentemente nei pozzi, ma è possibile constatarne la presenza anche presso i fiumi. È pronta, con la sua malvagità, ad agguantare per il braccio i bambini che giocano nei pressi dei posti che abita per trascinarli nell’acqua. I bimbi capricciosi – dice la leggenda –, quelli che non hanno ascoltato le raccomandazioni dei genitori, sono i suoi preferiti. Con il tempo il suo personaggio si è caratterizzato sempre più: pare si serva di un lungo braccio, simile a un uncino di ferro, per trascinare i poveri ignari cuccioli d’uomo tra le sue acque infauste. Inoltre sta in letargo in un bozzolo, mentre attende. Quando vede un bambino affacciato, si arrampica in modo lento ma inesorabile.
Secondo alcune versioni, i bambini così catturati vengono trasformati in maialini che pascoleranno nei tunnel sotterranei che furono scavati da Sos Origantes e dei quali Mama ‘e funtana si è autoproclamata regina.
In altre i bimbi sono divorati dalla donna.
In altre ancora, la figura leggendaria, custode di tutti i pozzi, protegge con molta attenzione la sorgente carsica de Su Gologone (a qualche chilometro da Oliena) e lì trascina i bambini meno ubbidienti.
“Maria Mangrofa – variante del nome in altre versioni della leggenda – era stata in passato una donna bellissima che fu sacerdotessa nel culto delle acque. Identificata nella trasmissione orale con la forza stessa dell’elemento della natura, Maria Abbranca venne con il tempo dotata di un braccio lunghissimo che afferrava i bambini per trascinarli, con l’ausilio di un uncino di ferro, nel cuore liquido della terra che abitava in silenzio. […] Mille milioni di bambini monelli riposano adesso sul fondo della grotta de Su Gologone: dove nemmeno lo speleo-sub francese fu in grado di arrivare e dove c’è chi ancora oggi assicura continui a vivere la temutissima madre” si legge a tal proposito nel libro “Alla scoperta dei segreti perduti della Sardegna” di Antonio Maccioni.
Certo è che i bambini vanno tenuti lontani da pozzi o da corsi d’acqua, se per farlo devono spaventarsi, beh, pazienza.
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