La Cagliari del Medioevo era un luogo ricco di genti di culture e religioni diverse. Nella zona di San Saturnino le testimonianze archeologiche hanno rilevato una frequentazione islamica, mentre nell’area più bassa di Castello è attestata la presenza della comunità ebraica, che aveva la propria sinagoga in quella che oggi è la chiesa di Santa Croce. Nel 1492 gli ebrei vennero cacciati dalla città, ma a distanza di tanti secoli i fedeli di religione ebraica continuano a frequentare l’antica Giuderia: in occasione di Chanukkah, la Festa delle Luci, che si celebra nello stesso periodo del Natale cristiano, un piccolo gruppo di ebrei si riunisce in Via Santa Croce per l’accensione dei lumi, secondo quanto previsto dai rituali giudaici.
Le candele di Chanukkah a Cagliari
Ma che vita facevano gli ebrei del passato all’interno del quartiere in cui si erano stabiliti? Si può dire che vivessero in pace e in buona armonia con la comunità cristiana, seppur con molte limitazioni. Non potevano abitare in altra zona della città se non in quella del Ghetto e dovevano sottostare ad alcuni vincoli legati all’abbigliamento, che doveva essere rigorosamente nero, con solo un nastro giallo nel cappello; inoltre non potevano avere servi cristiani ed avevano alcune restrizioni in materia commerciale. La situazione si aggravò notevolmente nel 1492, quando un Editto Reale spagnolo ordinò l’espulsione degli Ebrei da tutti i territori del regno. Anche la Sardegna all’epoca era compresa tra i domini della Spagna, per cui i membri della comunità giudaica furono costretti a scegliere tra la conversione al cattolicesimo o l’esilio.
Molti degli edifici del Ghetto, a questo punto non più abitati, vennero concessi ai Gesuiti e la sinagoga venne trasformata in chiesa. A distanza di circa 500 anni da questi fatti, un piccolo gruppo di fedeli ebrei facenti capo alle associazioni Alef-yod e Chenàbura-Sardos pro Israele, si è riunito presso il Centro comunale “Il Ghetto” di Via Santa Croce, per svolgere i riti connessi alla Festa di Chanukkah, che quest’anno cadeva tra il 12 e il 20 dicembre. La ricorrenza comporta l’accensione del tipico candelabro a nove bracci e celebra un avvenimento narrato nel Talmud, datato al 165 a. C.: la riconquista, da parte degli Ebrei, del tempio di Gerusalemme, in quel momento profanato dai Greci.
Chiesa di Santa Croce
La festa ha diversi aspetti in comune col nostro Natale: si svolge grossomodo nello stesso periodo e l’anno scorso ha avuto luogo proprio tra il 25 dicembre e il 1 gennaio; inoltre, anche per gli Ebrei è la festa della gioia, durante la quale i bambini ricevono doni e le famiglie si riuniscono per mangiare insieme alcuni cibi tipici, tutti accomunati dal fatto di essere fritti nell’olio. Un’altra curiosa coincidenza è che, per questa ricorrenza, bambini e adulti sono soliti giocare con una trottola, detta sevivon o dreidel che ricorda molto da vicino su barralliccu, il tipico giocattolo della tradizione campidanese.
© RIPRODUZIONE RISERVATA