Intervista al cantautore di Lanusei Diego Micheli, in arte Pink Gijibae. Dopo X Factor, il singolo “Kaiten Zushi”

Diego Micheli, di Lanusei, meglio conosciuto come “Pink Gijibae”, è un giovane cantautore ogliastrino che, dopo l’esperienza nel programma televisivo X-Factor, vive a Roma da qualche anno. Il suo ultimo singolo, “Kaiten Zushi” (Non più), è uscito lo scorso 18 ottobre.
Diego Micheli, 24 anni, di Lanusei, meglio conosciuto con il nome d’arte “Pink Gijibae”, è un giovane cantautore ogliastrino che, dopo l’esperienza nel programma televisivo X-Factor, vive a Roma da qualche anno. Il suo ultimo singolo, “Kaiten Zushi” (Non più), è uscito lo scorso ottobre.
Conosciamolo meglio.
Com’è andata la tua vita dopo X-Factor? Cosa ti ha lasciato quest’esperienza?
Ormai sono passati più di 4 anni dall’esperienza ad X-Factor e credo di poter affermare con tranquillità che qualunque cosa mi fosse piombata addosso, grazie alla messa in onda di quelle esibizioni, si sia già ampiamente dissolta. Infatti, com’è giusto che sia, solo ciò che si ottiene passo dopo passo è destinato a durare e ne ho avuto una dimostrazione tangibile. Quello che però è rimasto è una diversa consapevolezza di me, mi sono sentito come se il mio valore fosse stato legittimato. Inoltre, ho capito che potevo realmente scommettere su me stesso in quanto cantautore, performer e professionista della musica.
La tua carriera musicale è proseguita per il meglio?
Dopo aver portato a termine il mio percorso di laurea triennale in Lingue e Culture Orientali ho lavorato come corista nell’Orchestra del Maestro Celso Valli, in un’edizione di Amici. Dopo questa esperienza ricchissima, sono stato ammesso alla Scuola di Doppiaggio Cantato “Ermavilo”, fondata e amministrata dalla famiglia Brancucci che, da più di 40 anni, adatta e dirige le versioni italiane delle maggiori produzioni cinematografiche e televisive (Disney, Netflix ed Amazon tra gli altri). Ma prima di tutto ciò, ho trovato nel mio buon amico David Giacomini, qualcuno che creda in me e nel mio talento a tal punto da voler essere il mio produttore. Avere la fortuna di potermi confrontare con un arrangiatore e musicista di così grande talento fa sì che ogni mio brano nasca per tre volte: quando inizio ad abbozzare la melodia ed il testo, quando aggiustiamo insieme la struttura e, infine, quando lui compie la sua magia. È davvero emozionante vedere una propria creazione prendere concretamente forma ed assistere alla sua evoluzione. Questo, per esempio, è stato il processo dietro la pubblicazione del mio ultimo singolo “Kaiten Zushi (Non Piú)”.
Come descriveresti il tuo ultimo singolo?
Il testo di “Kaiten Zushi” racconta di una separazione imposta, subita e non superata. Spesso il nostro cervello non riesce ad elaborare alcune emozioni che, infatti, finiscono per palesarsi sotto forma di sogni scollegati e difficili da interpretare. Ho voluto raccontare alcuni di questi sogni semplicemente per quello che sono, lasciando ad ognuno una libera interpretazione. A parer mio, il fiore all’occhiello dell’intero arrangiamento è la cura che il mio produttore ha messo nella realizzazione della complessa ritmica: riesce ad accompagnare, distinguere e rendere coesi, tutti gli elementi della struttura.
Potresti affermare che c’è un po’ di Sardegna nel tuo percorso musicale?
Purtroppo, a più di 5 anni dal mio primo trasloco a Roma per motivi universitari, riesco a tornare sempre meno in Sardegna (complice anche l’emergenza sanitaria). Sono stato felice però di riuscire a distillare un po’ della mia Ogliastra nel processo creativo. Infatti, per la copertina del brano, devo tutta la mia gratitudine ad un’artista dall’incredibile sensibilità, Noemi Collari, per aver accettato di mettere il suo estro a servizio della mia musica e a Luca Olivieri, della Olio Graphics, per aver annullato le distanze tra Lanusei e la Capitale.
Adesso vivi a Roma da qualche anno. Dal punto di vista musicale, la tua vita nella Capitale come la descriveresti?
Qui a Roma la scena musicale underground è davvero variopinta: nei locali di musica dal vivo il genere che va per la maggiore è sicuramente il cantautorato Indie, ma si distinguono anche raffinati artisti Soul, rapper old school, trapper e un po’ di musica Punk. Perlomeno così mi pare di ricordare, sono diversi mesi che non assisto ad un concerto…cause di forza maggiore! L’aspetto che adoro della mia vita romana è aver avuto l’occasione di conoscere e stimare artisti con cui spesso mi ritrovo a collaborare per la stesura di nuovi brani, per idee o per preziosissimi pareri: i Flowing Chords (l’orchestra vocale della quale faccio parte), Sherol Dos Santos, Massimilano e Lenina (le menti brillanti dietro Capitan Calamaio), Arciero e i suoi The Animal Club, Charlotte Cardinale, ADONI, Cliò, Massimo Cantisani, i VEMM e Mercvrio, sono solo alcuni tra i tantissimi cantautori, musicisti, attori, doppiatori, registi, fotografi e illustratori che ho l’enorme fortuna di poter chiamare amici.
Cosa rappresenta artisticamente Pink Gijibae e come è nato questo nome d’arte?
Pink Gijibae essenzialmente è questo: una persona nata e cresciuta in Sardegna, innamorata della sua vita perché resa preziosa dalla musica, dal suo ragazzo e dalla sua famiglia (quella biologica e quella allargata). A volte mi capita di riguardare i video girati durante gli anni del liceo o riascoltare le bozze composte a partire dalla fine del 2012, anno in cui ho potuto frequentare il CET di Mogol grazie ad una borsa di studio messa in palio dall’Unione Europea per la Regione Sardegna. Trovo rassicurante che il mio modo di scrivere e cantare sia maturato molto, pur rimanendo essenzialmente sempre lo stesso. Anche il nome “Pink Gijibae”, che inizialmente trovava la sua traduzione in un letterale “Fanciulla Rosa”, ora mi suona come una rivendicazione di diversità vissuta con orgoglio e naturalezza, una conquista personale relativamente recente, ad essere sincero.

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