Un problema di geolocalizzazione alla base dell’equivoco di stamattina.

La giornalista, conduttrice televisiva e radiofonica e scrittrice Francesca Barra voleva solo elogiare le nostre meravigliose terre ma si è vista chiamata in causa per un errore che, di fatto, non aveva mai commesso.

La redazione di Vistanet si scusa per l’inconveniente, prontamente spiegato e risolto con la stessa Barra, disponibilissima a fornire la corretta versione delle cose.

La geolocalizzazione del telefono ha indicato, in automatico, Cala Gonone, e le foto spaziavano, riprendendo più punti della costa del Golfo di Orosei. Presente anche la perla ogliastrina Cala Goloritzé, ma l’istantanea del paradiso ogliastrino – sito nel territorio di Baunei – era solo al settimo posto tra i dieci scatti scelti dalla giornalista.

«Francesca Barra mi ha dato una gran bella occasione, oggi. Quella di conoscerla e di apprezzare, oltre la sua nota professionalità, un grande, vigoroso amore per la nostra bella Italia, nella sua declinazione sarda e tirrenica» sono le parole del primo cittadino di Baunei, Salvatore Corrias.

«Amore e professionalità che né le piccole geografie né le fredde geolocalizzazioni possono intaccare, se all’amore e alla professionalità si aggiungono, infine, il garbo e l’onestà dell’intelletto. Grazie Francesca, benvenuta in Sardegna».

A Osini, tra boschi e corsi d’acqua poco battuti, si nascondono due piscine naturali capaci di far innamorare al primo sguardo: “Sa Piscina de’ Efigeddu” e “Su Caddargiu”. Luoghi così segreti da sembrare sospesi tra realtà e fantasia, dove il tempo sembra rallentare e il silenzio della natura avvolge ogni pensiero.

Su Caddargiu è un vero capolavoro della natura: circolare, profonda circa 4 metri e dall’acqua color smeraldo, è alimentata da un ruscello che le conferisce un continuo movimento. L’eccesso d’acqua di questa piscina, però, non rimane imprigionato qui: scivola giù formando Sa Piscina de’ Efigeddu, una gemma azzurra che sembra uscita da una cartolina, soprattutto nelle ore del mattino. I raggi del sole, filtrando tra le fronde degli alberi, trasformano l’acqua in un caleidoscopio di sfumature azzurre, rendendo ogni riflesso un piccolo miracolo visivo.

Raggiungere queste piscine non è impresa da poco: occorre attraversare un tratto di fiume con l’acqua che arriva all’altezza delle ginocchia, un piccolo “rito di passaggio” che rende l’immersione ancora più speciale. E come per tutti i tesori nascosti della Sardegna, la loro posizione esatta resta segreta, custodita per proteggerne l’incanto. Per chi desidera scoprirle in sicurezza, l’organizzazione “Alla Scoperta dei Tacchi” offre la guida giusta per vivere quest’esperienza unica senza rovinarne la magia.