Accadde oggi. 24 marzo 1944, il massacro delle Fosse Ardeatine: 9 sardi tra le vittime
Delle 335 vittime delle Fosse Ardeatine, ben 9 erano sarde. Questi i loro nomi: Gavino De Lunas, Gerardo Sergi, Salvatore Canalis, Giuseppe Medas, Pasqualino Cocco, Candido Manca, Agostino Napoleone, Sisinnio Mocci, Antonio Ignazio Piras.
Tra gli episodi più tragici della Resistenza c’è sicuramente il terribile eccidio delle Fosse Ardeatine. Il 24 marzo 1944 335 tra civili e militari italiani furono barbaramente trucidati a Roma dalla truppe di occupazione naziste come rappresaglia dell’uccisione di 33 soldati tedeschi compiuto il giorno prima in via Rasella da parte dei partigiani.
Di queste 335 vittime, ben 9 erano sardi. Questi i loro nomi: Gavino De Lunas, Gerardo Sergi, Salvatore Canalis, Giuseppe Medas, Pasqualino Cocco, Candido Manca, Agostino Napoleone, Sisinnio Mocci, Antonio Ignazio Piras.
Conosciamo la loro storia nelle biografie tratte dal sito ufficiale dell’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (Anpi) e da altre fonti storiche.
Candido Manca
Nato a Dolianova (Cagliari) il 31 gennaio 1907, fucilato a Roma il 24 marzo 1944, impiegato, Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Dipendente, come ragioniere, del Ministero dei lavori pubblici – dopo avere in precedenza prestato servizio nell’Arma dei carabinieri – Manca era stato richiamato, nel 1935 e di nuovo nel 1940. L’8 settembre 1943 era a Roma come brigadiere dei CC, nella compagnia Squadre reali. Manca, riuscito a sfuggire, con altri trenta carabinieri, ai tedeschi che stavano occupando le caserme, entrò nella banda partigiana “Caruso” con l’incarico della raccolta di informazioni, ma partecipando anche a numerose azioni militari contro l’occupante. Il 10 dicembre del 1943, caduto nelle mani della Gestapo con altri due compagni di lotta, Candido Manca fu rinchiuso nelle celle di via Tasso. Nonostante fosse stato sottoposto a tortura durante ripetuti interrogatori, il brigadiere dei CC non si lasciò mai sfuggire la più piccola informazione. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine, tre mesi dopo la cattura (Fonte: Anpi).
Sisinnio Mocci
Nato a Villacidro (Cagliari) il 31 dicembre 1903, ucciso dai tedeschi alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. Aveva combattuto in Spagna con le Brigate Internazionali. Caduta la Repubblica, Mocci era passato in Francia, dove era stato internato nel campo di Vernet. Successivamente il combattente antifascista era stato consegnato alle autorità italiane, che l’avevano confinato a Ventotene. Tornato libero alla caduta del fascismo, dopo l’armistizio Mocci, entrato nella Resistenza, si diede ad organizzare le prime bande partigiane nel Lazio. Catturato dai tedeschi e incarcerato, fu fucilato alle Fosse Ardeatine con gli altri 334 Martiri, eliminati per rappresaglia all’azione messa a segno dai gappisti romani in via Rasella (Fonte: Anpi).
Salvatore Canalis
Nato a Tula (Sassari) il 14 novembre 1908, ucciso alle Fosse Ardeatine (Roma) il 24 marzo 1944, professore di Lettere. Salvatore Canalis (Rino per gli amici), era uno degli insegnanti del Collegio militare di Roma quando, il 13 marzo del 1944, gli fu richiesto di aderire al governo repubblichino per poter continuare ad insegnare. Già militante clandestino del Partito d’Azione, il professore rispose sdegnosamente: “Meglio la morte che aderire a questo governo!”. Il giorno dopo fu prelevato da quattro agenti della banda Kock, che lo portarono alla “Pensione Oltremare”, prima sede dell’organizzazione di torturatori fascisti. Torturato e accusato di connivenza con i partigiani, Canalis non fece i nomi dei suoi compagni di lotta e i fascisti non poterono raccogliere prove a suo carico. Lo stesso questore fascista Caruso, al quale si era rivolta per avere notizie del marito la moglie di Canalis (Regine, che il professore aveva conosciuto durante un periodo d’insegnamento in Belgio), rassicurò la donna con una frase sibillina: “Stia tranquilla, suo marito sarà sistemato tra qualche giorno”. Di lì a poco, Canalis fu trucidato alle Fosse Ardeatine. In occasione del sessantesimo anniversario dell’eccidio, la figura di Salvatore Canalis e degli altri tredici sardi che caddero in quella circostanza, è stata ricordata con un convegno a Tula, organizzato nel giugno del 2004 da quell’Amministrazione comunale, in collaborazione con l’Istituto Sardo per la Storia della Resistenza e dell’Autonomia (Fonte: Anpi).
Gerardo Sergi
Nato a Portoscusso (Cagliari) nel 1917, ucciso a Roma il 24 marzo 1944, brigadiere dei carabinieri, Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria. Aveva preso parte alla seconda guerra mondiale, impegnato nella campagna di Grecia. Rientrato in Italia era stato assegnato, a Roma, alla Compagnia Comando dell’VIII Battaglione Carabinieri. Dopo l’8 settembre 1943 era riuscito a sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi e si era impegnato nel Fronte della resistenza militare, attivo nella Capitale. Caduto nelle mani dei nazifascisti fu sottoposto a tortura, ma non si piegò. Fu fucilato alle Fosse Ardeatine (Fonte: Anpi).
Gavino De Lunas
Gavino Luna, in arte Gavino De Lunas, nasce a Padria l’11 aprile del 1895 da Pietro Luna, di professione sarto, e Maria Maddalena Are, casalinga. Dopo aver frequentato la scuola prima a Padria e poi nel vicino centro di Pozzomaggiore, nel 1914, all’età di diciannove anni, si arruola soldato volontario ordinario nel 46º Reggimento fanteria “Reggio”. Combatté nella Prima guerra mondiale, durante la quale a Sasso di Stria nel giugno del 1915 fu ferito ad una gamba. Dopo la guerra, il 4 maggio 1918 si sposa con Maria G. F. De Gioannis, dalla quale ebbe una figlia, rimasto vedovo, il 29 luglio 1920 si risposò con Antoniangela Attene, da cui ebbe tre figlie. Entrato come impiegato alle Poste e Telegrafi di Cagliari, nel 1933 rifiutò di tesserarsi al Partito Nazionale Fascista e per questo fu trasferito a L’Aquila. Durante il terremoto del 26 settembre si distinse per il particolare impegno e fu premiato con il trasferimento nel 1935 alle poste centrali di Roma. Aderì alla Repubblica Sociale Italiana e si arruolò come ufficiale nel Battaglione Volontari di Sardegna – Giovanni Maria Angioy, reparto composto interamente da volontari sardi; entrò però ben presto in contatto con le formazioni clandestine del Partito d’Azione e collaborò con la Resistenza in azioni di sabotaggio. Tradito da una spia, fu arrestato dalle SS il 26 febbraio 1944. Condotto alle Fosse Ardeatine fu fucilato il 24 marzo. (Fonte: Wikipedia).
Agostino Napoleone
Nacque a Cagliari, nella via Manno, il 14 settembre 1918 da Giuseppe, commerciante, e Carolina Ferralasco, casalinga, entrambi nativi di Carloforte. Frequentò gli studi prima a Cagliari (prima e seconda elementare), e poi a Carloforte, dove si era trasferita la famiglia, fino alla licenza media. Nel novembre 1939 è ammesso a frequentare il Corso Allievi Ufficiale di Complemento per diplomati (sez. Vascello). Nel 1940 è prima Aspirante Guardiamarina del Corpo dello S.M., successivamente Guardiamarina di Complemento e infine come Sottotenente di Vascello è imbarcato sulla Regia Torpediniera “Polluce” fino al 4 settembre 1942, giorno in cui venne affondata da un siluro. Dalla fine del 1942 è comandante di un MAS di stanza a La Maddalena e dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 si diresse a Voltri dove il giorno dopo fu coinvolto in uno scontro a fuoco contro le forze tedesche perché le truppe del Reich avevano bloccato gli accessi ai porti liguri e stavano occupando tutti i cantieri navali. Sbarcato e unitosi ad altri suoi colleghi, andò a Roma ed entrò in contatto con il Fronte Clandestino di Resistenza della Marina. Il 19 marzo 1944 venne arrestato, assieme ad altri colleghi, dalle SS e condotto nelle carceri di via Tasso per essere interrogato e torturato. Nel primo pomeriggio del famigerato venerdì 24 marzo 1944 giunse all’ultima destinazione: le Fosse Ardeatine. (Fonte: www.isoladisanpietro.org).
Antonio Ignazio Piras
Lotzorai (Nuoro), 12 giugno 1879. Contadino. Combattente della Grande Guerra. Antonio Ignazio Piras fu chiamato alle armi per mobilitazione col R.D. del 22 maggio 1915 e assegnato prima al 317° Battaglione di Fanteria e poi al 319°. Il 23 gennaio del 1917 giunse al deposito del 46° Reggimento Fanteria e il 28 aprile giunse al fronte, in forze al Battaglione Complementare Brigata Campagna, partecipando alle campagne di guerra del 1917 e del 1918. Durante l’occupazione tedesca di Roma pare abbia svolto attività militare in una banda partigiana. Secondo una fonte pare che abbia operato nella banda Maroncelli sotto il nome di Antonio. Fu arrestato dalla polizia repubblichina per motivi di pubblica sicurezza. Inserito nella lista dei cinquanta italiani consegnati dalle autorità fasciste ai nazisti, il 24 marzo 1944 fu trucidato dalle SS alle Fosse Ardeatine. Aveva 64 anni. (Fonte: www.carlofigari.it di Martino Contu).
Pasqualino Cocco
Pasqualino Cocco tra il 1938 e il 1939 seguì un corso di volo a Borore (NU) al termine del quale gli fu rilasciato il brevetto di pilota civile di I grado. Giunto alle armi, nel luglio del 1941, con il grado di I aviere sottufficiale pilota, fu destinato al Centro Istruzione Reclute dell’Aeroporto di Orvieto. Nell’estate del 1942 frequentò la Scuola piloti di Frosinone, mentre dall’aprile del 1943 seguì un secondo corso per piloti presso la Scuola militare dell’aeroporto umbro di Foligno. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 giunse a Roma con il vano intento di raggiungere con mezzi di fortuna la Sardegna. Si sistemò allora in un pensionato di via Cairoli e, successivamente, si mise in contatto con il personale dell’Ufficio Assistenza Sardi che il neo sottosegretario alla Presidenza del Consiglio della Repubblica di Salò, Francesco Barracu, aveva fatto aprire nella sede del Collegio militare per arruolare tutti gli isolani in età militare che si presentavano per chiedere assistenza, nel Battaglione Volontari Sardi “Giovanni Maria Angioy”. Quando, però, gli fu imposto di partire al Nord con i repubblichini del Battaglione, egli si tagliò le vene dei polsi per evitare il trasferimento. (Fonte: www.carlofigari.it di Martino Contu).
Giuseppe Medas
Nato il 27 agosto 1908, Medas è tra i 9 sardi uccisi insieme a Rino Canalis di Tula l’intellettuale antifascista, azionista, uno dei più consapevoli della lotta ai nazisti e ai fascisti e dunque dei rischi per la propria vita nelle Resistenza romana all’indomani dell’8 settembre 1943. Avvocato, sottotenente di complemento dell’81° Fanteria, era entrato in contatto col fronte clandestino antifascista, aderì al movimento “Giustizia e Libertà” e, dopo la caduta di Mussolini, entrò nelle file del Partito d’Azione. Chiamato «il silenzioso eroe sardo», si prodigò a servire la causa della libertà. Il 3 marzo 1944, Medas si recò a casa dell’amico e collega Donato Bendicenti mentre gli agenti della polizia fascista stavano eseguendo illegalmente l’arresto di quest’ultimo e la perquisizione della sua abitazione, sita in via dei Gracchi 195. Lì, tra le ore 18,00 e le ore 19,00, fu arrestato anche l’avvocato sardo. Non gli fu contestato reato o illecito giuridico. Fu trattenuto in detenzione illegale prima nella prigione della Banda Koch in via Principe Amedeo e successivamente a Regina Coeli; carcere dal quale venne prelevato il 24 marzo del 1944 per essere condotto alle Fosse Ardeatine. Aveva 35 anni, una moglie e due figli. (Fonte: www.amsicora.net)
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