Metafore culinarie per arrivare alla serenità: ieri a Lanusei il primo dei quattro incontri “Aggiungi un posto a tavola”

Si è svolto ieri, 6 aprile, nell’aula consiliare di Lanusei, il primo dei quattro incontri “Aggiungi un posto a tavola” organizzati dalle due psicologhe Paola Ferreli e Alice Cuboni.
Si è svolto ieri, 6 aprile, nell’aula consiliare di Lanusei, il primo dei quattro incontri “Aggiungi un posto a tavola” organizzati dalle due psicologhe Paola Ferreli e Alice Cuboni. I presenti, una cinquantina, hanno partecipato attivamente all’incontro. Diversi gli uomini presenti in sala, segno che la sensibilità per certi temi non è prettamente femminile.
Gli incontri, che intendono offrire informazioni e strategie per affrontare diversi aspetti della vita, utilizzano metafore e similitudini con il mondo della cucina. Ad accogliere i partecipanti, infatti, era collocato al centro della sala un meraviglioso tavolo imbandito di pietanze della nostra cucina tipica. La dott.sa Ferreli, coadiuvata dalla dottoressa Cuboni, ha spiegato infatti l’importanza che il cibo riveste nella nostra società, come momento di unione e di convivialità. Ponendo al centro della sala un tavolo imbandito si intendeva ricreare quella sensazione piacevole che si prova quando si sta tutti assieme a tavola in famiglia.
Questo primo incontro voleva porre l’accento sull’importanza e la forza delle parole.
Partendo dal presupposto che il nostro pensiero è formato da parole, la Ferreli ha voluto far comprendere che – partendo proprio da quali parole usiamo per formulare il pensiero – le nostre azioni e il nostro destino dipendono da come queste parole vengono utilizzate. Pensare in maniera negativa usando parole negative, ci porterà ad attivare una condotta ed una serie d’azioni che avranno un risultato poco piacevole e negativo. Se il nostro pensiero usa invece delle parole positive, tutte le nostre azioni e le nostre condotte avranno dei benefici. Passeggiare per la strada a testa alta, consapevoli del proprio valore, ci permetterà di affrontare gli incontri casuali in maniera positiva e proficua. Il pensiero positivo costituito da parole positive è senza dubbio uno strumento di apertura la mondo. Essere aperti al mondo significa aprirsi a infinite possibilità e quindi alla possibilità di scegliere il proprio destino. Ecco che è entrata subito in gioco la prima metafora culinaria della serata, la metafora del “frigo”. Dobbiamo essere capaci di aprire il frigo, quindi essere capaci di affrontare la vita, con gli ingredienti che il frigo ci mette a disposizione. Molto spesso gli ingredienti che ci pone davanti la vita non sono semplici da affrontare, pensiamo ad un lutto o ad un licenziamento. Dobbiamo riuscire a utilizzare anche quegli ingredienti indesiderati in maniera originale e positiva. La Ferreli, inoltre, ha aggiunto che possiamo decidere di acquistare nuovi ingredienti che nella metafora vuole significare aprirsi a nuove esperienze a nuove opportunità.
Tornando sulla potenza delle parole, la dott.sa Cuboni ha letto un aforisma riconducibile al personaggio nato dalla penna di Dan Millman, Socrates, l’aforisma dei tre setacci. L’aforisma intende spiegare come molto spesso si faccia un abuso delle parole.
«Sai cosa ho appena sentito sul tuo amico?»
«Un momento» rispose Socrates «Prima che me lo racconti, vorrei farti un test, quello dei tre setacci».
«I tre setacci?»
«Ma sì» continuò Socrates «Prima di raccontare ogni cosa sugli altri, è bene prendere il tempo di filtrare ciò che si vorrebbe dire. Lo chiamo il test dei tre setacci. Il primo setaccio è la verità. Hai verificato se quello che mi dirai è vero?»
«No… ne ho solo sentito parlare…»
«Molto bene. Quindi non sai se è la verità. Continuiamo col secondo setaccio, quello della bontà. Quello che vuoi dirmi sul mio amico, è qualcosa di buono?»
«Ah no! Al contrario».
«Dunque» continuò Socrates «Vuoi raccontarmi brutte cose su di lui e non sei nemmeno certo che siano vere. Forse puoi ancora passare il test, rimane il terzo setaccio, quello dell’utilità. È utile che io sappia cosa mi avrebbe fatto questo amico?»
«No, davvero».
«Allora» concluse Socrates «quello che volevi raccontarmi non è né vero, né buono, né utile; perché volevi dirmelo?»
La Ferreli ha domandato ai presenti, quindi, che utilità abbia usare le parole per dire qualcosa che non sappiamo se sia vero, siamo certi che non sia buono e nemmeno utile. Per spiegare ulteriormente il concetto si è passati ad un’altra metafora culinaria. Uno tra i partecipanti si è offerto come volontario per un piccolo esperimento dimostrativo. La metafora è quella del “tubetto di concentrato di pomodoro”. La dott.sa ha chiesto alla volontaria di spremere un po’ del contenuto del tubetto su di un tovagliolo. Fin qui niente di difficile. Ha chiesto successivamente di rimettere il contenuto di nuovo nel tubetto. Ovviamente l’operazione, a meno che si usino degli artefici, è impossibile. Anche le parole una volta che vengono dette non possono essere più rimesse dentro di noi. Le parole una volta che sono state dette non possono essere rimangiate. Ecco perché dobbiamo stare molto attenti quando decidiamo di usare delle parole piuttosto che altre. Le parole hanno un peso e possono ferire. Ma non esistono solo delle parole “brutte”. Esistono anche parole “belle”. È molto importante concedersi il diritto di essere gentili con gli altri e usare le parole belle.
Questo primo appuntamento ha visto una grande partecipazione e un pubblico molto soddisfatto e partecipe. Si prevede un grande successo per i prossimi incontri che si terranno alle ex case Rotonde di Lanusei il 13 aprile, 11 maggio, 18 maggio. Sarà sempre il cibo il filo rosso che unirà tutti gli incontri.
(Informazioni e foto: Anastasia Agus)

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