È il 28 marzo del 1941 quando la scrittrice, saggista e attivista Virginia Woolf decide di porre fine alla sua vita, gettandosi in un fiume vicino alla sua dimora. La sua vita – una vita tormentata, sì, ma anche estremamente ricca – finisce così, tra le scure acque in una giornata qualunque di marzo, senza possibilità di scampo.
Grande scrittrice, i suoi romanzi e i suoi saggi vengono studiati ancora oggi in tutte le scuole. Grande donna, combatté a lungo per i diritti delle donne, contro la disparità del diritto allo studio, per il suffragio universale. Grande personalità, si batté contro turbe mentali e depressione fino alla fine.
Ma, analizzando meglio, chi era Virginia Woolf?
Virginia nasce a Londra nel 1882. Figlia di sir Leslie Stephen (critico, autore e alpinista) e di Julia Prinsep-Stephen (modella), studia in casa, insieme alla sorella Vanessa – al contrario dei fratelli, che hanno l’opportunità di frequentare normalmente – ma questo non frena la sua creatività. Vengono comunque tutti cresciuti in un ambiente fortemente influenzato da arte e letteratura, e questo si manifesta nella piccola Virginia nella grande passione per le lettere che la contraddistinguerà nel futuro.
Virginia e il fratello Thoby danno vita a un giornale domestico che contiene storie inventate e fatti riguardanti la famiglia – una sorta di diario, insomma –. Alcuni episodi avvenuti durante la sua infanzia minano terribilmente la sua serenità mentale: la tentata violenza da parte di un fratellastro e la morte della madre, del fratello Thoby – cui è molto, molto legata – e della sorella Stella presto sconvolgono quello che è un equilibrio precario, facendo penetrare la piccola Virginia nello sconforto più profondo. In questa situazione, sviluppa una forma di nevrosi.
Presto la ragazza mostra un grande talento per la scrittura e diviene una scrittrice stimata. Alla morte del padre, nel 1904, Virginia è libera di mostrare appieno la sua arte.
Saranno anni difficili, anni durante i quali la sua stabilità mentale vacillerà spesso. Nonostante il breve ricovero in ospedale – necessario vista la gravità della sua nevrosi – termina la sua carriera universitaria.
Si trasferisce in città e ha qui l’opportunità di creare il Bloomsbury Group formato da un gruppo di menti brillanti. Qui conosce Leonard Woolf, che diventa suo marito nel 1912. È di questo periodo – precisamente del 1913 – il suo primo successo letterario, “La crociera”. Nonostante tutto, Virginia continua a soffrire di violente crisi e di vari turbamenti che la portano a un tentativo di suicidio. Nel 1917 apre, con il marito, una casa editrice – la Hogarth Press – con la quale può pubblicare numerosi talenti.
In questi anni, scrive alcune tra le sue opere più importanti: “La stanza di Jacob”, il grande successo “La signora Dalloway” e “Gita al faro”. Intreccia poi una profonda amicizia con la scrittrice Vita Sackville West. La donna la esorta a credere in se stessa, a osare di più. Grazie a questo sodalizio, nasce “Orlando”, biografia immaginaria.
Nel romanzo “Una stanza tutta per sé” compie delle riflessioni importanti sulla discriminazione femminile.
Il marito le rimane accanto sempre, tuttavia Virginia precipita in un pozzo nero senza fondo. È profondamente depressa e senza più forze quando decide di prendere la decisione drastica di uccidersi. Lascia a Leonard una lettera dove amore e morte si intrecciano in modo inesorabile.
La sua ultima opera, “Tra un atto e l’altro”, scritta nel corso della seconda guerra mondiale, verrà pubblicato dopo la sua morte.
CURIOSITÀ
Nel libro “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, che raccoglie 100 vite di donne straordinarie – riuscite, nel proprio campo, a raggiungere risultati inimmaginabili – da raccontare ai bambini per farli crescere migliori, c’è anche la Woolf. Anche la sua storia, come ogni buona favola che si rispetti, inizia con “Una volta…”.
Mancano, tuttavia, da questa storia, le mele avvelenate e i lunghi sonni. I balli e le scarpette di cristallo. I principi azzurri. C’è il coraggio, la forza, la determinazione. L’indipendenza. La grandezza di una passione.
“Virginia era arguta, colta e molto sensibile. Ogni volta che succedeva qualcosa di brutto, si sentiva triste per settimane. Quando era felice, era la bambina più felice della Terra. […] Virginia soffriva di una malattia chiamata depressione. Questi cambiamenti d’umore così estremi la accompagnarono per tutta la vita. Ma qualunque fosse il suo umore, Virginia scriveva sempre.”
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