Pena di morte. Medicinali in scadenza: in Arkansas sette esecuzioni in 11 giorni

Sette esecuzioni in 11 giorni: il 17 aprile, in Arkansas, sette carcerati del braccio della morte saranno giustiziati. Le motivazioni di tanta fretta? La data di scadenza del Madapolam, medicinale utilizzato per la sedazione dei condannati, che ha spinto il
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Sette esecuzioni in 11 giorni: il 17 aprile, in Arkansas, sette carcerati del braccio della morte saranno giustiziati.
Le motivazioni di tanta fretta? La data di scadenza del Madapolam, medicinale utilizzato per la sedazione dei condannati, che ha spinto il governatore repubblicano Asa Hutchinson ad accelerare il processo per evitare che i costosi sedativi finiscano nel rifiuti.
Le esecuzioni dovrebbero iniziare il 17 aprile e la battaglia degli avvocati che rappresentano i sette condannati a morte per provare a fermare le condanne non ha impietosito il governatore, determinato a consumare la partita di medicinali entro la scadenza, a fine aprile.
Se la richiesta del team legale non dovesse essere accolta, i primi due condannati a essere giustiziati saranno Don Davis e Bruce Ward. Tre giorni dopo toccherà a Stacey Johnson e Ledell Lee, seguiti il 24 aprile da Marcel Williams e Jack Jones. Kenneth Williams sarà l’ultimo, il 27 aprile.
Se il progetto sarà realizzato, lo Stato dell’Arkansas si guadagnerà il triste primato del più elevato numero di esecuzioni in un periodo così ristretto dagli anni Settanta.

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Adottate in Sardegna, dopo 46 anni riabbracciano la mamma biologica in Cile: la storia a lieto fine di Adelia e Maria Beatrice Mereu

Dopo 46 anni l’abbraccio della vita: due sorelle sarde ritrovano la mamma biologica in Cile.
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Una storia che sembra scritta per il grande schermo, ma che invece è realtà: Adelia e Maria Beatrice Mereu, gemelle originarie di Escalaplano, hanno riabbracciato la loro madre biologica, Maria Veronica Soto Toro, dopo 46 anni di lontananza.
Come raccontato dal Corriere della Sera, il ricongiungimento è avvenuto mercoledì sera all’aeroporto di Santiago del Cile. Lì, tra lacrime e sorrisi, madre e figlie hanno stretto un abbraccio che il tempo non è riuscito a cancellare. L’ultima volta che si erano toccate era il 1979, quando le due neonate vennero separate dalla giovane mamma, allora appena 17enne.
La loro vicenda si inserisce nella drammatica pagina dei cosiddetti “figli del silenzio”: centinaia di bambini cileni sottratti alle famiglie e dati in adozione in maniera irregolare durante il regime di Pinochet.
Il destino, però, ha riaperto quella porta grazie alla curiosità di Alessandro, il figlio di Adelia. Spinto dal desiderio di conoscere meglio le proprie radici, ha convinto la madre a effettuare un test del DNA tramite una piattaforma online di genealogia. Da lì, il tassello mancante: la corrispondenza con la madre naturale.
Adelia, oggi residente a Lesmo e cresciuta in Sardegna da genitori adottivi, ha così ricostruito la sua vera storia familiare. La sorella gemella Maria Beatrice, che vive nel Lazio, ha condiviso lo stesso percorso. Dopo mesi di contatti telefonici e videochiamate, le tre donne hanno potuto finalmente incontrarsi di persona e ritrovare l’abbraccio di una madre perduta da una vita.

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