Acqua sporca a Tortolì. La causa del disagio un allaccio abusivo?

Una domenica costellata dalle lamentele, quella appena trascorsa. A far insorgere residenti e turisti sono state le caratteristiche dell’acqua cosiddetta “potabile” che si è presentata ieri pomeriggio, in particolare nei rioni di Monte Attu e Santa Lucia, in terribili condizioni: sporca, oleosa
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Una domenica costellata dalle lamentele, quella appena trascorsa. A far insorgere residenti e turisti sono state le caratteristiche dell’acqua cosiddetta “potabile” che si è presentata ieri pomeriggio, in particolare nei rioni di Monte Attu e Santa Lucia, in terribili condizioni: sporca, oleosa e in alcuni casi anche maleodorante.
Quello di ieri è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che hanno visto sgorgare a Tortolì acqua torbida, assolutamente inutilizzabile. Sul web è scattata la polemica: decine gli scatti degli utenti del social network che denunciano la gravissima situazione. I più indignati, come è logico, i genitori, preoccupati per la salute dei propri bambini. Non ci sono ancora notizie ufficiali da parte del gestore idrico ma parrebbe che la causa dell’acqua sporca sia un allaccio abusivo collegato alla condotta gestita dal potabilizzatore di Monte Attu. Gli operai di Abbanoa stanno lavorando nel tentativo di far rientrare l’emergenza .

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Il timo sardo di Monte Armidda, tenace ed elegante come la Sardegna più autentica: tutte le sue proprietà

Conoscete le sue proprietà e per cosa veniva utilizzato nella medicina popolare della Sardegna?
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Tra i pendii aridi e ventosi dell’Ogliastra, là dove il maestrale modella la vegetazione e il profumo delle erbe pervade l’aria, cresce una pianta che racconta la Sardegna più autentica: il timo sardo (Thymus herba-barona). Presenza discreta ma preziosa delle montagne isolane, cresce con forza in particolare sulla cima di Monte Armidda, al confine tra Lanusei e Gairo — un luogo che ne porta persino il nome nel toponimo (“Armidda”, in sardo, significa proprio timo).
Il timo sardo, specie endemica di Sardegna e Corsica, sboccia tra maggio e settembre, colorando l’estate mediterranea. Cresce tra gli 800 e i 2000 metri di altitudine, creando tappeti profumati che resistono alla siccità e al vento. La sua fragranza intensa e balsamica lo rende una pianta molto apprezzata, tanto che dal suo nettare nasce un miele monoflora dal profumo unico, simbolo della macchia montana sarda.
Nella medicina popolare della Sardegna, il timo era considerato un dono prezioso della natura. Raccolto nei mesi estivi, veniva impiegato per le sue molteplici virtù curative: come sedativo e diaforetico, per calmare e favorire la sudorazione; come antielmintico, per combattere i parassiti intestinali; come decongestionante delle vie respiratorie, utile nei raffreddori e nelle tosse persistenti; e persino come rimedio contro la dissenteria e i disturbi gastrici.
L’infuso o il decotto di timo era un rimedio semplice ma efficace, tramandato di generazione in generazione, parte integrante del sapere erboristico isolano. Il timo di Monte Armidda non è solo una pianta aromatica: è un frammento di identità sarda, un legame tra natura, cultura e memoria. Il suo profumo racconta di pascoli assolati, di antichi rimedi, di una conoscenza del territorio che ancora oggi sopravvive nelle mani di chi custodisce i saperi della tradizione.

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