Ogliastra. Al via i lavori Anas sulla SS 389
Anas. Al via l’appalto per i lavori di protezione delle pile dei viadotti lungo la strada statale 389.
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Se chiudi gli occhi e immagini la Sardegna, probabilmente vedi il mare turchese, i nuraghi e i lecci secolari. Ma c’è un altro albero, meno “autoctono” ma ormai parte del paesaggio, che si è fatto largo tra dune, strade costiere e pianure: l’eucalyptus.
Slanciato, con le sue foglie allungate di un verde chiaro e il tronco che sembra disegnato da un artista, questo albero sempreverde ha colonizzato intere aree, soprattutto lungo le coste. A volte lo si trova piantato letteralmente nella sabbia, a pochi metri dal mare, come se volesse sfidare la logica e la forza del vento. Ma come mai è così diffuso in Sardegna?
La sua storia ha del curioso. Originario dell’Australia e della Tasmania, arrivò sull’Isola tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, non tanto per abbellire il paesaggio quanto per una missione ben precisa: combattere la malaria. All’epoca si pensava che il profumo intenso delle sue foglie potesse tenere lontane le zanzare. In realtà il vero “superpotere” dell’eucalyptus non stava nel suo aroma, ma nelle sue radici assetate, capaci di prosciugare le paludi in cui le zanzare proliferavano. Così, senza saperlo, questo albero divenne un alleato silenzioso nella lotta a una delle malattie più temute del tempo.
Ma il contributo dell’eucalyptus alla Sardegna non si ferma qui. Le sue fioriture sono una risorsa preziosa per le api: oltre la metà del miele prodotto nell’Isola oggi è miele di eucalyptus. In particolare, l’eucalyptus camaldulensis e l’eucalyptus globulus, le due varietà più diffuse, offrono nettare in abbondanza e garantiscono raccolti generosi.
In altre parole, l’eucalyptus non è solo un “ospite” arrivato da lontano, ma un protagonista che ha intrecciato la sua storia con quella della Sardegna: dalle battaglie sanitarie del passato fino ai dolci barattoli di miele che ancora oggi raccontano questa alleanza tra natura e comunità.