La “villanella”, il canto che attraversa i secoli: una tradizione sonora che nasce nel cuore di Napoli

Dalle radici popolari al palcoscenico internazionale, la villanella racconta storie di amore, natura e trasformazione
Titolo proposto: La “villanella”, il canto che attraversa i secoli: una tradizione sonora che nasce nel cuore di Napoli
Sottotitolo proposto: Dalle radici popolari al palcoscenico internazionale, la villanella racconta storie di amore, natura e trasformazione
Articolo:
La villanella è una delle forme musicali più affascinanti e antiche della tradizione popolare italiana, con un legame particolare alla città di Napoli. Sebbene la sua origine risalga al Sedicesimo secolo, la villanella ha un’anima che è sempre stata profondamente legata alla vita quotidiana e ai sentimenti più universali, come l’amore e la nostalgia. Questo genere canoro si caratterizza per una melodia immediata, una ritmicità vivace e un’armonia semplice ma coinvolgente.
Le prime tracce della villanella compaiono in una pubblicazione del 1536, dove sono raccolti 15 componimenti anonimi, quasi tutti in dialetto napoletano e a tre voci. Nonostante la sua origine popolare, con “villano” che significa “contadino”, la villanella esercitò un’influenza profonda anche sui compositori colti dell’epoca, in particolare francesi e fiamminghi. La sua energia e il suo impatto emozionale conquistarono anche i musicisti più raffinati, come Adrian Willaert, che portò la villanella a Venezia, allora cuore dell’editoria musicale, e da lì la fece diffondere in tutta Europa.
Uno degli esempi più iconici di villanella napoletana è la “Canzone del pescatore” composta da due testi provenienti da tradizioni diverse e interpretata dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare nel 1972, con armonizzazione di Angelo Pugolotti. Il primo testo, che inizia con il verso “Vurria addeventare” (“vorrei diventare”), è emblematico del tema amoroso che pervade la villanella. L’innamorato si immagina in un altro stato per poter stare vicino all’amata, e spesso i testi ricorrono a immagini potenti tratte dalla natura, come nel caso delle trasformazioni in elementi naturali. La leggerezza e la dolcezza della melodia contrastano con la profondità dei desideri espressi.
Un’altra leggenda affascinante riguarda l’origine di una delle villanelle più popolari. Si racconta che la prima parte di un testo, “Vurria addeventare”, sia in realtà l’ultimo canto di Virgilio, il grande poeta dell’antica Roma che abitò a Napoli e che fu venerato come una divinità per secoli. Secondo il racconto di Ferdinando Zaccariello, un contadino e cantastorie di Villa di Briano, Virgilio compose questi canti mentre soggiornava sulla montagna di Montevergine, ispirato dalla testa di morto che teneva con sé. La leggenda narra che Virgilio, nonostante un avvertimento, partì per il mare e morì cantando il suo ultimo canto.
La seconda parte della villanella, con il verso “me voglio fa ‘na casa in mezzo o mare” (“voglio costruire una casa in mezzo al mare”), ha radici probabilmente sull’isola di Procida, e servì come ispirazione per la celebre “Canzone marenara” di Gaetano Donizetti, che la riprese durante una sua vacanza sull’isola nel 1835. Questo pezzo incarna il fascino del mare e dei sogni di chi lo vive, portando avanti la tradizione del canto come forma di espressione popolare e di riflessione sulla vita e l’amore.
La villanella ha quindi attraversato i secoli, adattandosi alle diverse epoche e influenzando il panorama musicale europeo. Oggi, nonostante il suo impatto globale, rimane un simbolo della tradizione musicale napoletana, un canto che continua a raccontare storie di amore, di natura e di trasformazione, mantenendo vivo un legame indissolubile con la sua terra d’origine.
.

© RIPRODUZIONE RISERVATA