Real opificio di San Leucio, il primato industriale che ha reso Napoli famosa nel mondo
Macchinari all’avanguardia e tecniche di lavoro avanzate, stoffe preziose e raffinatezza estetica: tutto ciò, unito a una attenta organizzazione del lavoro, costituisce la ricetta di un successo che durò un secolo di storia. Con l’avvento dell’Unità d’Italia tutto cambiò…ma oggi cosa resta di quel glorioso passato?
Real opificio di San Leucio, il primato industriale che ha reso Napoli famosa nel mondo
Macchinari all’avanguardia e tecniche di lavoro avanzate, stoffe preziose e raffinatezza estetica: tutto ciò, unito a una attenta organizzazione del lavoro, costituisce la ricetta di un successo che durò un secolo di storia. Con l’avvento dell’Unità d’Italia tutto cambiò…ma oggi cosa resta di quel glorioso passato?
A San Leucio, tutto ruotava intorno alla fabbrica. Una seteria meccanica, sostenuta dal re con mezzi potentissimi dai primi filatoi e dai telai fino alla costruzione di una grande filanda e che sfruttava la materia prima generata dai bachi allevati nelle case del Casertano. Si producevano stoffe per abbigliamento e per parati, in una ricca gamma di rasi, broccati, velluti. Nei primi decenni dell’Ottocento, con l’introduzione della tessitura Jacquard, la produzione si arricchì di stoffe broccate di seta, d’oro e d’argento, scialli, fazzoletti, corpetti, merletti. Si svilupparono anche dei prodotti locali, i gros de Naples e un tessuto per abbigliamento chiamato Leuceide.
Era molto ricca la gamma dei colori, tutti naturali, i cui nomi cercavano di distinguere le sfumature più sottili: verde salice, noce peruviana, orso, orecchio d’orso, palombina, tortorella, pappagallo, canario, Siviglia, acqua del Nilo, fumo di Londra, verde di Prussia. I tessuti di San Leucio avevano rifornito i sovrani della casa borbonica e le famiglie della nobiltà e borghesia napoletana, sia per gli abiti sia per le tappezzerie. Fatto sta che la manifattura è sopravvissuta al Regno delle Due Sicilie e alla dominazione sabauda e, pur con caratteristiche molto diverse, continua oggi a mantenere in vita una tradizione lontana e preziosa, che si è, anzi, sparsa per il mondo.
Con l’avvento della Repubblica Italiana, l’antico borgo industriale, con le abitazioni per i lavoratori, è stato oggetto di restauri ed oggi tornano a risplendere le bellezze architettoniche firmate da Ferdinando Collecini, allievo del Vanvitelli, e quelle naturali del parco della Reggia. Già sin dal 1776 Ferdinando aveva fatto venire espressamente da Torino un esperto del settore della seta, tale Francesco Bruetti, a fondare e dirigere in quel luogo una semplice manifattura di veli di seta, allora molto in voga. Che poi si svilupparono ed ampliarono sempre più, alcuni anni dopo il 1786, completando e riunendo in un locale più grande con più fabbriche e ampliando il casino di Belvedere e nel tempo stesso il centro della lavorazione, mentre il macchinista Paolo Scotti, chiamato da Firenze, dispose la collocazione per i telai e le macchine che venivano messe in moto da un rotone spinto da un ramo dell’acqua Carolina appositamente derivatovi dalla grande cascata del Real Casino.
Così si ebbe una colonia industriale completa e tale da fare una pesante concorrenza alle altre fabbriche private, in quanto la seta prodotta era tessuta in maniera perfettamente uguale in tutti i suoi fili, più scelta e più solida di quella di altre manifatture, che restavano inferiori appunto per la disuguaglianza della filatura. Quello che fin da principio si fece notare fu la massima pulizia che si riscontrava in tutta la colonia unitamente all’ordine perfetto di tutta l’organizzazione produttiva. Nel 1826, però, dato che le casse reali non ne ritraevano direttamente tutto il vantaggio economico necessario, l’opificio di San Leucio fu dato in appalto all’industria privata ed anche se resse perfettamente per molti anni, poi fu man mano eroso dalle invasioni napoleoniche e dalla forte crescita della popolazione. Infine, l’”Utopia” di San Leucio tramontò quando nel 1861, a seguito della invasione sabauda, il Regno delle Due Sicilie fu annesso al Piemonte e tutta la struttura fu lentamente dismessa. Quello di San Leucio è stato un momento glorioso della storia industriale e sociale del Sud dell’Italia, quello stesso Sud che di lì a poco subirà un tracollo economico dovuto alla dismissione di questa come di altre industrie, con conseguenti gravi problemi sociali e la nascita di una Questione Meridionale.
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