Storico accordo tra Israele e Hamas: inizia la prima fase del piano di pace a Gaza

Gaza si risveglia tra le bandiere e i canti. Nelle strade, la popolazione celebra un momento che molti definiscono epocale: Israele e Hamas hanno finalmente raggiunto un accordo sulla prima fase del piano di pace che prevede il ritiro dell’Idf e la liberazione degli ostaggi ancora vivi.
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Storico accordo tra Israele e Hamas: inizia la prima fase del piano di pace a Gaza.
Gaza si risveglia tra le bandiere e i canti. Nelle strade, la popolazione celebra un momento che molti definiscono epocale: Israele e Hamas hanno finalmente raggiunto un accordo sulla prima fase del piano di pace che prevede il ritiro dell’Idf e la liberazione degli ostaggi ancora vivi.
L’intesa, che segna una svolta dopo due anni di guerra e devastazione, sarà firmata oggi alle 12 locali, le 11 in Italia. A dare l’annuncio è stato Donald Trump, che sul suo social Truth ha parlato di un traguardo storico, definendo l’accordo come il primo passo verso una pace forte e duratura. L’intesa prevede, oltre al cessate il fuoco, l’apertura di cinque valichi per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari e lo scambio di prigionieri tra le due parti. Il piano di Trump, sostenuto dai mediatori di Qatar, Egitto e Turchia, è stato accolto con entusiasmo da gran parte della comunità internazionale.
Il presidente americano ha ringraziato i Paesi coinvolti per il ruolo decisivo avuto nei negoziati e ha ribadito che tutti gli ostaggi saranno liberati molto presto, mentre Israele ritirerà gradualmente le sue truppe dalla Striscia secondo una linea prestabilita. Dalla Casa Bianca filtra che, una volta approvato il piano dalla Knesset, il ritiro militare potrebbe avvenire nell’arco di 24 ore, seguito da 72 ore dedicate alla liberazione degli ostaggi israeliani. Da parte palestinese, Hamas ha confermato che l’accordo segna la fine della guerra, il ritiro dell’esercito israeliano e lo scambio di 1.950 prigionieri palestinesi, tra cui 250 ergastolani e oltre 1.700 detenuti dall’inizio del conflitto, in cambio dei venti ostaggi ancora in vita. Il gruppo islamista ha espresso apprezzamento per gli sforzi diplomatici internazionali ma ha anche chiesto a Trump di vigilare affinché Israele rispetti pienamente gli impegni presi. Nonostante la portata storica dell’accordo, non mancano le tensioni politiche a Gerusalemme. Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha convocato d’urgenza il Parlamento per l’approvazione del piano, ma l’estrema destra del suo governo si è già detta contraria. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha annunciato che voterà contro, denunciando il rischio che la liberazione di prigionieri possa favorire la nascita di nuovi leader estremisti. Eppure, tra le famiglie degli ostaggi israeliani prevale la speranza: molti hanno inviato messaggi di ringraziamento a Trump, mentre nelle strade di Tel Aviv si respira un cauto sollievo. A Gaza, invece, la gioia è esplosa senza riserve. Migliaia di persone si sono riversate per le strade sventolando bandiere e cantando per la fine dei bombardamenti, in un contesto segnato da due anni di guerra che, secondo il ministero della Salute palestinese, ha provocato oltre 67.000 vittime, tra cui più di 20.000 bambini.
Non sono ancora chiari i dettagli sul completo ritiro dell’Idf, ma fonti americane sottolineano che questa è solo la prima fase di un piano più ampio articolato in venti punti. Le questioni più complesse, come la futura governance della Striscia e il disarmo dei miliziani di Hamas, restano aperte e saranno oggetto di negoziati successivi. L’accordo arriva simbolicamente a due anni esatti dall’attacco del 7 ottobre 2023, quando Hamas uccise oltre 1.200 persone in Israele e ne prese in ostaggio 251, scatenando una reazione militare di vasta scala che ha devastato Gaza e lacerato la regione. La comunità internazionale accoglie ora con prudente ottimismo questo nuovo capitolo. La premier italiana Giorgia Meloni ha parlato di una notizia straordinaria che apre la strada al cessate il fuoco e al ritiro israeliano, ringraziando Trump e i mediatori mediorientali per il loro impegno incessante. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che l’Italia è pronta a fare la propria parte, anche partecipando a una possibile forza internazionale di pace per la ricostruzione e la riunificazione della Palestina. Da Washington al Cairo, da Roma a Doha, si moltiplicano i messaggi di speranza e di cautela. Dopo anni di sangue e distruzione, la pace torna a sembrare possibile, ma serviranno coraggio politico e diplomazia per trasformare un accordo fragile in un futuro duraturo per due popoli che da troppo tempo vivono sospesi tra guerra e paura.

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