Rudy Guede, per l’ivoriano in carcere per l’omicidio di Meredith Kercher, niente servizi sociali ma semilibertà
#Italia Niente servizi sociali ma concessione della semilibertà per Rudy Guede. L'uomo, in carcere da 12 anni per l'omicidio di Meredith Kercher, potrà però collaborare con il Centro studi criminologici di Viterbo, rientrando in cella la sera
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Niente servizi sociali ma semilibertà: il tribunale di Roma ha respinto l’istanza con la quale Rudy Guede (che sta scontando nel carcere di Viterbo 16 anni di reclusione per l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia) ha chiesto di essere affidato ai servizi sociali. I giudici gli hanno però concesso la semilibertà, consentendogli di collaborare con il Centro studi criminologici di Viterbo per alcune ore al giorno rientrando in carcere la sera. A riportarlo è l’ANSA.
Il provvedimento scaturito dall’udienza che si è tenuta il 20 settembre davanti al tribunale è stato notificato oggi a Guede. I giudici hanno così in parte accolto un’istanza del suo legale, l’avvocato Fabrizio Ballarini.
Secondo i pareri degli operatori e gli psicologi della casa circondariale di Viterbo nella quale è già stato detenuto per 12 anni, esaminati nel procedimento davanti ai giudici romani, Guede – riprende l’ANSA dalla sua difesa – si è sempre comportato “in maniera esemplare” e il tribunale ha “preso atto” della qualità del percorso didattico e umano dell’ivoriano. Pertanto il tribunale ha stabilito che possa collaborare con il Centro studi criminologici di Viterbo. Cosa per altro che già avveniva ma in base all’articolo 21 del regolamento carcerario.
“Esprimere idee, provocare emozioni, riflettere sulla realtà”: l’arte secondo il nuorese Paolo Mura

Entriamo nel mondo creativo di Paolo Mura, artista nuorese che trasforma materiali semplici in opere incredibili. Dal jazz alla scultura, passando per la natura e soprattutto il fil di ferro, materiale che intreccia con pazienza e poesia, il suo lavoro è un dialogo continuo tra passato e presente, tra autenticità e impegno sociale.
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Paolo Mura nasce a Nuoro nel 1970 ed è un artista di grande talento e umiltà, con uno sguardo delicato e originale sul mondo.
Appassionato di fotografia, inizia la sua carriera come fotografo jazz collaborando con la rivista on-line All About Jazz Italia, ma la svolta arriva dopo aver visto una mostra di Marino Marini al Museo MAN di Nuoro.
Ammirando i cavalli in bronzo, decide di provare a costruirne uno e, a casa, trova solo una vecchia bobina di fil di ferro da carpentiere, utilizzata in precedenza per appendere le sue fotografie. Passa l’intero pomeriggio a intrecciare e annodare e nasce così il suo primo cavallo, primitivo e gelosamente conservato, che segna l’inizio della sua produzione artistica. Da quel momento, il fil di ferro diventa il suo materiale distintivo, affiancato talvolta da ceramica, tessuti, cartapesta e cemento. Inizialmente realizza piccole sculture di animali, ispirato dalla natura che lo accompagna fin dall’infanzia, e successivamente si apre anche a volti e figure umane.

Le sue esposizioni più rilevanti includono la personale “Fildiferro” (2016) a Cagliari, “MareNostrum” (2019) a Neoneli, “DIORAMA Generation Earth” (2024) al Museo MAN di Nuoro e la partecipazione a Arte in Nuvola a Roma nel novembre scorso, un’esperienza che per lui ha rappresentato una grandissima soddisfazione.
Inoltre, ha preso parte a Cartoline per Gaza, una mostra collettiva e partecipativa realizzata in solidarietà e supporto del popolo palestinese. Lo scopo principale dell’iniziativa era quella di raccogliere donazioni per Gaza: un progetto che ha visto oltre 170 esponenti del mondo dell’arte, della cultura e dell’impegno sociale realizzare opere su foto e cartoline; Paolo Mura ha contribuito con una sua opera molto significativa, dimostrando anche il suo impegno etico e sociale attraverso l’arte.

Nonostante il contesto artistico sardo sia difficile e la visibilità limitata, Mura continua a creare con passione e istinto, lontano dai meccanismi del mercato, trovando soddisfazione nel processo stesso di intrecciare fil di ferro, materiale modellabile e sfidante. La soddisfazione più grande per Paolo è stata vedere una signora francese commossa davanti a una sua opera, che poi ha deciso di acquistare e portare in Francia in barca, perché le ricordava un episodio della sua infanzia con il padre. Toccare le emozioni degli altri e trasmettere le proprie è ciò che più conta per l’artista nuorese.

Se gli si chiede cosa sia per lui l’arte, Mura risponde che è un modo per preservare la propria purezza ed esprimere la propria autenticità, un mezzo per sperimentare nuovi linguaggi, esprimere idee, suscitare emozioni, riflettere sulla realtà e dialogare con il presente. Spesso l’arte diventa per lui una forma di ricerca e comunicazione che mescola il passato con le urgenze del nostro tempo.
Oggi Paolo continua a lavorare nel suo laboratorio di casa, con progetti chiari per il futuro: portare la propria arte oltre la Sardegna e raccontare emozioni universali attraverso il fil di ferro e i materiali che compongono il suo mondo creativo. Un artista così autentico, così fuori dagli schemi e capace di unire poetica e impegno sociale merita senza dubbio di essere conosciuto e ammirato da un pubblico più vasto.

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