Dolianova. Ritrovato dai carabinieri uno scooter rubato 30 anni fa. Denunciati due coniugi

Dopo che alcuni amatori hanno dichiarato (senza un lavoro scientifico alle spalle) di aver scoperto presunte impronte fossili di dinosauri nelle campagne di Baunei, in Ogliastra, durante le riprese di un documentario sul paesaggio della Sardegna, ecco riaffiorare nuovamente dalle rocce sarde quelle che sembrano a tutti gli effetti impronte tridattili di dinosauro, tanto da trarre facilmente in inganno anche un occhio esperto.
Ma a smontare l’illusione è il paleontologo Daniel Zoboli, che chiarisce la natura delle curiose formazioni osservate nei pressi dell’arco naturale di S’Archittu, sulla costa centro-occidentale della Sardegna, nel territorio di Cuglieri.
“A prima vista potrebbero sembrare vere impronte di dinosauro,” spiega Zoboli. “Se non mi avessero indicato la località in cui sono state scattate le foto, forse sarei già partito per andare a verificare di persona.” In realtà, però, si tratta di una suggestione dovuta a un fenomeno ben noto: “Purtroppo non siamo di fronte a tracce lasciate da lucertoloni mesozoici,” prosegue il paleontologo. “La roccia in questione risale al Miocene, quindi ha circa 15 milioni di anni – molto più recente rispetto all’epoca dei dinosauri, che si estinsero 66 milioni di anni fa.”
Zoboli avanza un’ipotesi sull’origine di queste cavità: “È molto più probabile che si tratti di forme erosive generate da aloclastismo, cioè dall’azione del sale marino che, cristallizzando nelle fessure della roccia, ne provoca il disgregamento. Un’altra possibilità è che siano piccole marmitte, cavità scavate dall’azione abrasiva dei ciottoli mossi dalle onde.” A completare l’inganno visivo, aggiunge Zoboli, “ci pensa la nostra mente, con quel meccanismo chiamato pareidolia: un fenomeno psicologico che ci porta a riconoscere forme familiari – come volti o, in questo caso, impronte – anche dove non ci sono.”
Il paleontologo ringrazia anche chi ha reso possibile l’osservazione: “Ringrazio Stefano Giannetti per la segnalazione e la condivisione delle immagini. Invito tutti a fare altrettanto: molte scoperte arrivano proprio grazie agli occhi attenti di persone comuni, non necessariamente esperti del settore.”