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Il campione olimpico di ginnastica artistica Nicola Bartolini, di Quartu Sant’Elena, ha recentemente commosso gli ascoltatori del podcast di Giorgia Soleri raccontando la storia del suo inseparabile compagno di vita: il cane Cesare. Un legame forte, quotidiano, che l’atleta descrive come assolutamente centrale nella sua vita, dagli allenamenti alle trasferte internazionali.
Durante l’intervista Bartolini ha ricordato il 2021, anno in cui – a causa di un infortunio alla spalla – si trovava in Sardegna. Lì, ha raccontato, avrebbe trovato il cucciolo appena nato, tutto sporco in un bidone dell’immondizia, chiuso in un sacchetto dell’umido e in condizioni critiche. Una scena drammatica che, nel racconto del ginnasta, avrebbe segnato l’inizio della loro storia: il salvataggio e le cure immediate seguiti dal ritorno dell’atleta a Milano e, infine, una vita condivisa.
Ma per due volontarie cagliaritane quella vicenda non è andata in quel modo. “Cesare è nato da Pepita, una cagnolina salvata da noi”. A ricostruire un’altra versione sono Enrica Carta e Vanessa Cabras, volontarie molto attive nella protezione animale sul territorio sardo. Le due affermano che Cesare non è stato trovato in un bidone, ma è uno dei cuccioli nati da Pepita, una cagnolina abbandonata che loro stesse hanno recuperato, accudito e accompagnato nel parto.
La cagnolina, raccontano, è stata messa in sicurezza e seguita nel post-parto grazie al loro impegno quotidiano: “Non poteva allattare, quindi tutti i cuccioli sono stati svezzati da noi, giorno e notte”. E Cesare, uno dei suoi piccoli, nati sani e forti, è poi arrivato a Milano tramite una normale procedura di adozione. Una versione completamente diversa quindi da quella evocata da Bartolini nel podcast. Quel che è emerso da parte di Enrica e Vanessa è il dispiacere di non vedere riconosciuto il lavoro che in Sardegna migliaia di persone svolgono ogni giorno per salvare animali abbandonati, spesso a proprie spese e sottraendo tempo alla vita privata.
Raccontare la vera origine di Cesare sarebbe stato comunque un gesto di grande valore: una testimonianza del loro impegno e dell’importanza del volontariato sul territorio, soprattutto da parte di un atleta di quel livello che rappresenta l’Italia nel mondo.
Proprio per questo, sostengono le volontarie, un ringraziamento pubblico a chi ha cresciuto una creatura che lui stesso definisce “figlio” nelle sue prime settimane di vita, sarebbe stato un gesto semplice ma significativo. Non solo per riconoscere il loro lavoro, ma anche per ricordare l’importanza – spesso sottovalutata – della rete di volontari che, in Sardegna e in tutta Italia, salva ogni giorno animali in difficoltà.