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La storia c’è tutta. E’ quella vera (rivisitata per il cinema) di Ovidio Marras, un anziano pastore sardo che per tantissimi anni ha resistito a un progetto che voleva trasformare la sua terra in un resort di lusso. Il nuovo film di Riccardo Milani, come accadde nella realtà, ha il grande merito di raccontare la battaglia di principio di un uomo contro la speculazione edilizia ma anche contro il solito vecchio e terribile ricatto della Terra in cambio di Lavoro e “progresso”.
Un ricatto a cui tanti sardi hanno ceduto nella seconda metà del ‘900 e a cui il personaggio di “Efisio Mulas”, ispirato a Marras, scomparso nel 2024 all’età di 93 anni, non cede per tutta la sua vita. La frase più bella e significativa del film è proprio il protagonista, interpretato da uno strepitoso Ignazio Giuseppe Loi, pastore alla sua prima esperienza cinematografica, a pronunciarla (battuta che strappa l’unico applauso durante la proiezione alla prima, tenutasi a Cagliari al Teatro Lirico alla presenza del cast). “La spiaggia è bella perché è di tutti”. Perché in questa storia non si parla solo di tutela ambientale ma di dignità di un popolo. Di resistenza al cemento intesa come resistenza alla possibilità di restare tutte e tutti padroni di un bene superiore, quello naturalistico che non può essere barattato con l’offerta di lavoro scarsamente qualificato.