Un meraviglioso scatto del fotografo e videomaker sardo Andrea Marongiu “vola” tra le pagine dell’ultimo libro di National Geographic, “Il mondo dall’alto”. Un paesaggio che non poteva che portare la firma del fotografo originario di Cabras che ha fatto dell’Oristanese il cuore pulsante della sua arte. Con il suo stile inconfondibile e l’uso magistrale del drone, Marongiu esplora e valorizza il territorio dove è nato e cresciuto, offrendo una prospettiva unica e spesso inconsueta.

Foto di Andrea Marongiu

Già noto a livello nazionale per i suoi scatti pubblicati su National Geographic Travel, il fotografo ha ora raggiunto un traguardo straordinario: la prestigiosa testata naturalistica ha scelto di celebrare il suo lavoro dedicandogli uno spazio di rilievo in un esclusivo volume da collezione. Qui, non solo il talento di Marongiu, ma anche la bellezza della terra sarda trovano una ribalta mondiale, raccontando al mondo intero la poesia visiva di una regione ancora in parte inesplorata.

Attraverso l’obiettivo del drone, Marongiu cattura l’essenza di un paesaggio unico: dai riflessi cristallini delle acque alle geometrie delle saline, passando per le distese di macchia mediterranea e le formazioni rocciose che sembrano dipinte dalla natura. Il suo lavoro non è soltanto una celebrazione della bellezza, ma un invito a guardare con occhi nuovi ciò che ci circonda.

Foto di Andrea Marongiu

“Sogni che diventano realtà…È un onore immenso vedere una mia foto pubblicata in quest’opera curata dal grande Jeffrey Kerby accanto a scatti di grandi artisti che rendono questa edizione davvero unica. È difficile descrivere quanto questa pubblicazione significhi per me. Un piccolo angolo della nostra splendida Penisola del Sinis nel mondo”, commenta Marongiu.

Una città davvero giusta non si costruisce a colpi di divieti, ma attraverso l’ascolto, la comprensione e politiche capaci di affrontare la complessità sociale. È questo il senso della decisione assunta mercoledì dal Consiglio comunale di Cagliari, che ha approvato una delibera definita da Davide Carta, capogruppo del Partito Democratico, «giusta, necessaria e profondamente politica, nel significato più alto del termine».

Con il voto dell’aula è stato infatti abrogato l’articolo 7 del Regolamento di Sicurezza e Polizia Urbana, quello che introduceva il divieto di bivacco e di accattonaggio. La proposta, presentata dal consigliere Matteo Massa e sottoscritta con convinzione da tutta la maggioranza consiliare, non nasce – sottolinea Carta – da una scelta ideologica, ma da una presa d’atto della realtà.

«Chi vive per strada – spiega – nella stragrande maggioranza dei casi non lo fa per una scelta libera, ma perché si trova in condizioni di fragilità estrema». Povertà assoluta, disturbi psichici, dipendenze, traumi e solitudine sono spesso le cause di una marginalità che non può essere affrontata con sanzioni, allontanamenti o provvedimenti repressivi. «Problemi sociali così complessi non si risolvono con i divieti», ribadisce il capogruppo dem.

Per l’amministrazione comunale, la sicurezza autentica non nasce dall’espulsione delle persone più fragili dagli spazi pubblici, ma dalla costruzione di relazioni, dall’ascolto e da un intervento sociale continuo. «Punire chi è già ai margini – afferma Carta – non rende una città più ordinata, la rende solo più ingiusta».

Il percorso intrapreso, inoltre, non parte da zero. Grazie al lavoro dell’assessora alle Politiche sociali Anna Puddu e dei servizi comunali, negli ultimi anni sono stati messi in campo numerosi interventi di sostegno alle persone senza dimora: attività di prossimità, accompagnamento, ascolto costante e una mappatura aggiornata delle situazioni di fragilità, per evitare che qualcuno resti invisibile. Un lavoro quotidiano e silenzioso, che raramente fa notizia ma che racconta chiaramente l’idea di città che l’amministrazione intende costruire.

Con l’abrogazione dell’articolo 7, il Consiglio comunale ha voluto affermare alcuni principi chiave: una città civile non criminalizza la povertà; una città giusta non confonde il decoro urbano con la rimozione del disagio; una città responsabile sceglie politiche sociali strutturate, non scorciatoie securitarie.

«Cagliari può e deve essere una città capace di tenere insieme diritti, sicurezza e dignità umana», conclude Davide Carta. «Mercoledì abbiamo compiuto un passo concreto in questa direzione».