Leggende Sarde. La storia maledetta de “Sa Perda de sa Pippia”, la conoscete?

Il nome di quel masso – “Sa Perda de sa Pippia” (la pietra della bambina) - è frutto di una leggenda, storia triste e maledetta, tramandata fin dai tempi più remoti.
A soli 30 chilometri da Cagliari, sorge una montagna che incarna l’incontro perfetto tra la bellezza selvaggia della natura e il mistero che aleggia nell’aria. La catena montuosa dei Sette Fratelli, un luogo che da sempre affascina e inquieta, è avvolta da una serie di leggende che si intrecciano con la realtà, alimentando miti che si tramandano di generazione in generazione. Questa montagna, apparentemente serena, è in realtà teatro di storie straordinarie e di eventi che sfidano la ragione. Un luogo dove la natura selvaggia sembra custodire segreti antichi, abitato da presenze misteriose che non smettono di nutrire l’immaginazione del popolo sardo.
Tra i suoi sentieri tortuosi, tra cascate che brillano come cristalli e ruscelli dalle acque cristalline, si ergono maestosi picchi granitici che dominano il paesaggio. È un posto che invita all’esplorazione, ma che incute anche un certo timore. Le leggende locali parlano di eventi inspiegabili, di episodi che sembrano appartenere ad un altro mondo. Eppure, ci sono quelle sere, quando il vento si fa impetuoso e il silenzio diventa profondo, che un suono inquietante sembra pervadere l’aria: un flebile e macabro lamento che riecheggia tra le rocce. È il pianto disperato di una bambina, una piccola vita strappata troppo presto dalla sua innocenza, che ancora oggi sembra vagare tra le vette della montagna, la sua voce portata dal vento.
La bambina, secondo la leggenda, sarebbe morta in circostanze tragiche, e la sua anima, ancorata al luogo della sua morte, non ha mai trovato pace. La sua tomba, sotto una roccia che i locali chiamano “Sa Perda de sa Pippia” (la Roccia della Bambina), è il punto in cui si crede che la sua essenza riposi, ma il suo lamento non smette mai di farsi sentire, come una richiesta di aiuto che nessuno può esaudire. La montagna dei Sette Fratelli è quindi un luogo che affascina e spaventa al contempo, dove la bellezza incontaminata della natura si mescola indissolubilmente con la dimensione dell’ignoto, creando un’atmosfera unica e carica di mistero.
Nel silenzio della natura il lamento si leva gelido da quell’enorme masso roccioso, che sembra piovuto dal cielo e che si trova in mezzo al bosco, tra il cammino che porta al giardino botanico e il corso del rio Maidopis. Il nome di quel masso – appunto “Sa Perda de sa Pippia” (la pietra della bambina) – è frutto di una leggenda, storia triste e maledetta, tramandata fin dai tempi più remoti.
Si narra che un giorno, al principio della storia dell’uomo, una tribù di cacciatori si addentrò proprio lì, in quel tratto di bosco, alla ricerca di cibo e cacciagione. Ad un tratto la montagna franò e un grosso costone roccioso si staccò, rotolando giù dal monte. Il masso piombò sulla sventurata bambina, schiacciandola e uccidendola sul colpo. Così, quella roccia, “Sa Perda de sa Pippia”, è oggi la tomba naturale di quella piccola anima innocente che, tormentata, vaga nel bosco, ma che non trova né pace, né riposo.
Ancora oggi – si racconta – il fantasma della bambina si aggira irrequieto nel punto in cui avvenne la disgrazia e, nelle notti di tempesta, continua a lamentarsi. E quel lamento «si sente per davvero», dicono coloro che, impavidi, si accostano alla pietra. Ma, forse, quel lamento è semplicemente il pianto del vento che, soffiando tra le anfrattuosità del granito, emette dei sibili terrificanti e malinconici, simili al grido d’aiuto di una bambina.

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