La Sardegna è nata dalla fusione di 2 placche, 30 milioni di anni fa: lo studio

Un'importantissima scoperta che chiarisce ulteriormente l'origine della nostra Isola: ecco cosa hanno capito i ricercatori
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Gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell’Università Roma Tre hanno elaborato la storia della Sardegna, originata dalla collisione tra due microplacche avvenuta tra 30 e 21 milioni di anni fa.
La ricerca è stata compiuta su campioni di roccia prelevati in diversi luoghi della Sardegna e i risultati pubblicati nella rivista Tectonics.
Secondo Fabio Speranza, Direttore della Sezione Roma2 dell’Ingv, dati paleomagnetici dimostrano che il blocco tettonico Sardo-Corso si è separato dal margine europeo Provenzale-Catalano 21 milioni di anni fa.
L’analisi di campioni ha permesso di scoprire altri dettagli sulla formazione della nostra regione: il blocco tettonico ha subito una rotazione di 120 gradi e si è fuso con una seconda placca situata più a Sud nel corso di milioni di anni.
Secondo Gaia Siravo, ricercatrice dell’Ingv intervistata da Ansa, la Sardegna settentrionale si trovava inizialmente in un’unica placca con la Corsica e la Provenza, mentre la parte meridionale dell’isola era collegata alla placca Iberica, staccatasi dall’Europa circa 120-150 milioni di anni fa. Queste due placche si sarebbero poi fuse tra loro, lungo la faglia di Nuoro.
Poi, l’intera placca Sardo-Corsa, formata dalla fusione delle due microplacche, si sarebbe definitivamente separata dal margine europeo, compiendo una rotazione antioraria di 60 gradi, tra 21 e 15 milioni di anni fa, posizionandosi così nella sua attuale posizione.

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Una mattina qualunque a Montevecchio: incontro col Cervo Sardo, che qui vive libero

Montevecchio, il regno del Cervo Sardo: dall’ex miniera a santuario naturale.
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Montevecchio, un tempo cuore pulsante dell’attività mineraria, oggi è diventata una delle aree simbolo della rinascita ambientale in Sardegna. Qui, tra boschi e radure, vive una delle popolazioni più numerose del Cervo Sardo (Cervus elaphus corsicanus), sottospecie endemica del cervo europeo.
Questo animale, raro e affascinante, è diventato negli anni un vero emblema del territorio grazie ai programmi di salvaguardia avviati negli anni ’80, che hanno permesso di sottrarlo al rischio di estinzione.
Passeggiando nelle aree che un tempo ospitavano la miniera di Montevecchio, oggi patrimonio naturalistico e culturale, non è raro imbattersi nei cervi che vivono liberi allo stato brado, offrendo ai visitatori uno spettacolo unico: un incontro diretto con la natura selvaggia, custode di biodiversità e memoria storica.
Montevecchio si conferma così un luogo speciale, dove il silenzio della foresta e il bramito dei cervi raccontano una nuova storia: quella di un territorio che ha saputo trasformarsi da sito industriale a santuario naturale.

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